martedì 31 marzo 2009

Giving blood for love, and hate for blood

Fonte: gaynews, e ancora gaynews. (citato due volte, perchè trattasi di due articoli differenti.)

Notizia non è sempre novità. Ho l'impressione che quando questo non avviene, sia sempre per il male, ma probabilmente è dovuto alla selettività della nostra (mia) memoria.
Di certo c'è che oggi (ieri, in verità) notizia non era novità, e si trattava di un reiterato comportamento pregiudiziale, e quindi per il male.
La scena è Milano, il Policlinico, l'ala destinata alla donazione del sangue. Gli attori in scena il signor Lorenzo Masili, una dottoressa e la sua superiore (anch'essa dottoressa). Argomento dello scontro, appunto, la donazione. Messaggero il Corriere della Sera. Con la speciale partecipazione del Centro Trasfusionale e di Immunologia dei Trapianti, tutto intero, sotto forma di missiva.
Si fa presto a raccontare la storia. Il signore in questione, trentottenne in ottima salute e che pratica regolare attività fisica, si reca a donare il sangue, esegue le analisi preliminari, risponde alle cordiali domande della dottoressa numero uno, finchè non da la risposta sbagliata (alla domanda con chi vive, risponde "col mio compagno, con cui ho un rapporto monogamico da otto anni"). Al che il sistema si blocca, e la dottoressa numero uno, sorridente, lo informa di essere un "soggetto a rischio", con rapporti intimi "tipicamente rischiosi". Si stupisce pure, la dottoressa numero uno, che il signore non abbia capito da solo di non essere idoneo, leggendo le regole di accesso alla donazione del sangue. Basito, il signor Masili, che ormai dialoga anche con la superiore, la dottoressa P., fa presente che un rapporto monogamico dovrebbe essere una garanzia e che i dottori "sanno dei donatori ciò che essi dicono". Chiede, infine, se ci sia una legge che gli impedisce di donare il sangue, e si sente rispondere che no, non esiste, ma c'è invero un "protocollo interno rivolto alla salvaguardia della salute dei pazienti che avranno bisogno di sangue".
Il signore lascia l'ambulatorio, termina il round uno.
Lettera al Corriere, replica del Centro Trasfusionale (etc. etc.).
Il comportamento del Policlinico, si legge, è giustificato da una direttiva europea (Direttiva 2004/33/EC) e da una legge italiana (Decreto ministeriale 13.4.2005, allegato 4). I rapporti gay (maschili) sono indicati da uno studio americano come particolarmente rischiosi, quindi si taglia il problema all'origine. Non è l'unico criterio di esclusione, però, si affrettano ad affermare, e nemmeno quello che rifiuta il maggior numero di persone. C'è infatti anche un alto numero di patner (maggiore di tre), viaggi in paesi a rischio di malaria, rapporti con prostitute.
Fine dello scontro.
(Per completezza c'è da dire che la lettera del Centro Trasfusionale affermava che le donne omosessuali non sono soggetti a rischio, e che quindi possono donare sangue.)

Quando ho fatto diciotto anni, al liceo si sono premuniti di distribuire i fogli informativi per la donazione del sangue. Sono sbiancata quando ho trovato tra i criteri invalidanti, dopo i paesi a rischio malaria, i piercing e le prostitute, i rapporti omosessuali. Un po' come è sbiancato un caro amico quando, già col laccio al braccio, dentro il camioncino dell'Avis, si è sentito dire "allora no, non si può, vada pure.". Non è novità, quindi, purtroppo.
Ora, che i rapporti gay maschili (intendendo, dicendo pane al pane, i rapporti anali) siano ad alto rischio di contagio, è idubbio. Non capisco, però, perchè una relazione stabile, monogamica, che duri da anni, dovrebbe essere a rischio solo perchè gay. Per quanto possa essere a rischio l'atto, il rischio compare quando uno dei due soggetti è portatore, o quando si ignora questa informazione. Se i soggetti sono entrambi sani, il rischio non compare. Non può comparire. E' matematica, prima che logica.
Non capisco, quindi, perchè eliminare in tronco i donatori omosessuali. Basterebbe una clausola intelligente, per evitare rischi e pregiudizi.
Io, in quanto "donna omosessuale", potrei donarlo. Potrei, perchè in pratica non posso per altri motivi (ovvero pressione sanguigna troppo bassa, e peso altalenante sul limite minimo). Alle postazioni dell'Avis, però, quando mi chiedono se voglio aiutarli, rispondo "Mi spiace, non posso, sono gay."
Una piccola bugia, nella speranza di sensibilizzare.

13 commenti:

Giorgia ha detto...

non per darmi la zappa sui piedi, ma a onor del vero, i rapporti omosessuali femminili sono potenzialmente più a rischio di quelli maschili, per il semplice fatto che un maschio gay responsabile(e chi dona il sangue presumo lo sia) usa il preservativo se ha rapporti occasionali. noi che cosa usiamo? le dita incrociate? sono ancora più ridicoli con questa distinzione

Marta ha detto...

il mio vecchio padre anchise, donatore trentennale plurimedagliato, mi ha confermato che lo posso donare. certo, poi ci sono gli ostacoli come piercing, tatuaggi, peso al limite ed anemia, però nessun ostacolo in quanto lesbica. in più la mia vita sentimental- sessuale è monogama, da anni.e prima era monogama. e quella prima, ancora. sono una noia, insomma

The Ant ha detto...

Geco, perché dici che i rapporti omosessuali femminili sono potenzialmente più a rischio?

Silvia ha detto...

Il problema è che non possono fare affidamento sulla responsabilità dei donatori, quindi si basano sulle statischiche e i dati medici, e i dati medici dicono che le microlesioni che avvengo durante un rapporto anale (che avvengono in numero decisamente inferiore in un rapporto vaginale, e ancora più scarse in un rapporto lesbico) sono ad alto rischio di contatto. Per dare l'idea, mi è stato detto da una persona competente che "le probabilità di contagio di un rapporto lesbo sono minori di quelle di inciampare su una siringa infetta". Detto questo, sarebbe bene proteggersi sempre e comunque, anche se i metodi di protezione (che esistono) sono quanto di più scomodo e antiestetico possibile.

Michele ha detto...

Il fatto è che il prelievo e l'analisi preventiva per poi distribuire il sangue rappresentano un costo per l'agenzia sanitaria. se di fatto statisticamente parlando i donatori maschi omosessuali hanno più rischio rispetto agli altri individui, non ci si può lamentare e difendere con la giustificazione del comportamento individuale.
poi però ho pure letto che...
http://www.gay.tv/ita/magazine/we_like/dettaglio.asp?i=6959&chan=104wrd=Gay_e_donatori_di_sangue?_E%27_polemica_a_Milano

di fatto non si parla di gruppi a rischio ma di comportamenti a rischio.
se lo pigli dietro o davanti, il sangue lo puoi benissimo donare, l'importante è che lo pigli dalla stessa persona.
in ogni caso se sono stato volgare scusatemi :)

Giorgia ha detto...

The Ant, lo dicevo solo perchè un uomo omosessuale che ha rapporti occasionali può agevolemente evitare il rischio col preservativo, mentre una donna che incontra una sconosciuta in un locale non ha nulla di equivalente e per quanto ne so, non usa mai niente. ho letto anch'io che i metodi esistono, ma(forse per via dello spagnolo) non ho capito granchè del funzionamento(ci vorrebbe un post!). Per questo, anche se le probabilità di contagio sono statisticamente basse, trovavo strano che una donna gay che non si protegge fosse più affidabile per l'Avis di un uomo gay che si protegge..

Marta ha detto...

erano sul libro, Geco. il famoso "the whole lesbian sex book". te lo porto giovedì?

Giorgia ha detto...

ho trovato un disegnino sull'uso del dental dam nel sesso orale...c'è pure dell'altro?facciamo che mi tengo monogamicamente la mia donna monogama e via!se non fosse un peso in più in valigia ti direi di si però! l'ingresso della mamma di the_frog ha interrotto la mia lettura appassionata!

Giorgia ha detto...

michi ho letto la replica di Dall'Orto del tuo link. ecco, mi sembrava strano che una direttiva europea sembrasse tanto italian style!

Silvia ha detto...

@ Michele
E' proprio quello che mi lascia basita, che non sia il comportamento a rischio ad essere chiamato in causa, bensì il gruppo cui questo comportamento (a ragione o a torto) viene attribuito.

@ Geco
Post in arrivo!

jessyshane ha detto...

Domanda: ma i rapporti anali non sono forse comunissimi anche tra eterosessuali?

Capisco che per gli omosessuali maschi il rapporto anale sia sostanzialmente una prerogativa, però comunque la cosa non ha molto senso.
Visto che comunque la donazione avviene "in fiducia" di un'autodichiarazione del donatore, credo sarebbe molto meglio a questo punto chiedere solamente "ha rapporti anali?" e chiudere lì la faccenda.

Silvia ha detto...

Ottimo punto. Temo si ritorni sempre ad una questione di pregiudizi.

Parole_alate ha detto...

Ho l'appuntamento per donare il sangue (plasma, anemica) proprio in questi giorni, e penso che chiederò loro come gestiscono la questione. Come lesbica non avrò problemi... però ai donatori gay consiglierei di arrabbiarsi e protestare, ma poi mentire. E' troppo importante, anche più della nostra dignità.