mercoledì 19 maggio 2010

Who does your...who does your hair?


Quando ero una giovine giovinetta ribelle ho fatto patire ai miei capelli ogni cosa. E per ogni cosa, intendo veramente ogni. Eccezzion fatta per a- rasarmi tutta la testa e b- farmi i capelli bianchi (grande rimpianto), ogni esperimento tricologico è stato esperito (e non date retta alle nonne,giuovani ribelli, farvi i capelli rosa non vi farà affatto divire pelata in seguito) Messa (letteralmente) la testa a posto, dopo svariati anni di caschetto simil playmobil ho lasciato (con grande soddisfazione, devo ammettere!) che i miei stremati capelli si riappropriassero della loro natura di boccolo, con buona pace mia, di mia nonna, e del mio portafogli, e della bolletta della luce.
Ora, quello che voi non sapete è che questo post se ne sta in bozze dal 29 di aprile. Pur non combinando assolutamente nulla di particolarmente rilevante durante le mie giornate, nell'ultimo mese l'ho passato a sbadigliare, a coltivare le mie occhiaie, a svegliarmi infastidita, a cercare un posto dove dormire. Dunque: cosa è successo il 29 aprile? Tumblr (sempre sia lodato) mi ha fatto conoscere questo, da lì è nata l'idea di scrivere un post sui capelli delle lesbiche. E cosa sarà mai successo ieri, per tirar fuori il suddetto post? Ho incontrato l'amica lesbica di mia madre. Dunque, l'amica lesbica di mia madre è una delle sue compagne al corso di yoga. Mia madre non è sicura- sicura che ella sia lesbica, ma mia madre non vede nemmeno i miei tatuaggi nuovi, quindi non è che sia proprio affidabile. E sapete, sospetti materni a parte, cosa la rende one of us! one of us! ? I suoi capelli. Ella è portatrice di quello che può essere definito, senza ombra di dubbio alcuno, un taglio di capelli da lesbica. Perchè, come saggiamente ci insegna Dorothy Surrenders, ci sono tagli di capelli che hanno lo stesso valore di una grossa, luminosa freccia sulla vostra testa. Tagliarvi i capelli da lesbica, ci insegna anche L Word, vi farà uscire dal paradigma femme sono tanto carina et incerta nessuna mi guarda ho il vestitino per farvi entrare nel sedizioso mondo del wow, che credi? dietro questa gonnellina c'è una lesbica agguerrita!E ve lo posso confermare, da portatrice di boccoloso undercut: la freccia luminosa splende, giorno e notte, ineluttabile. Ora, da brave: la vedete la scritta commenta? Raccontateci le vostre avventure lesbo- tricologiche, spettegoliamo come se fossimo dal parrucchiere, sciura Maria.

lunedì 17 maggio 2010

Sardegna contro l'Omofobia.


E ad oggi sono 20 anni che l'omosessualità non risulta più tra le malattie mentali nell'elenco dell'OMS. La Giornata Mondiale Contro l'Omofobia, istituita proprio il 17 maggio, ce lo ricorda e dà lo spunto per grandi manifestazioni di piazza contro una delle piaghe principali della nostra società.
Cagliari ha colto lo spunto sabato 15, per agevolare la partecipazione, e pare che sia servito: almeno 2500 persone hanno accolto l'invito dell'Assemblea organizzatrice della manifestazione, di cui orgogliosamente ho fatto parte assieme a cani sciolti e membri di collettivi, sindacati e associazioni cagliaritane e sassaresi, e hanno passato il sabato pomeriggio con noi per le vie del centro e fino a mezzanotte in piazza, sotto il palco dello spettacolo finale.
Bambini sul carro assieme alle Drag e ai DJs in kilt e non. Bambine sotto il bandierone rainbow di 6 metri cucito da zie friendly. Fiume di gente armata di fischietti (ambulante africano col senso degli affari, ci devi la giornata!) e cartelli sulla schiena, che fanno sempre molto manifestazione. Santi volenterosi volontari che avete retto i nostri striscioni rischiando di prendere il volo. Ragazze parigine in vacanza che avete sentito il richiamo del rainbow e vi siete unite a noi. Pazze reggitrici del bandierone (e Marco) che avete deciso di fare il serpentone arcobaleno in chiesa. Pazze reggitrici del bandierone (e Marco) che avete deciso di avvolgere di colori un automobilista in sosta. Militanti dei partiti di sinistra che avete partecipato in sordina, senza le bandiere, per rispettare la volontà dell'Assemblea, anche se pesa. Voce di Tiziana che sei durata per tutto il corteo, mentre lei dal camion declamava al microfono il senso della nostra protesta (e numerose citazioni dalla rubrica Era meglio tacere). Artisti di ogni genere che senza chiedere un centesimo avete catalizzato la gente in piazza per ore, l'avete fatta ballare con concerti e dj set e ridere con trasformisti e drag queen. Organizzatori e non, che dopo la festa avete ripulito la piazza FACENDO LA DIFFERENZIATA!
A tutte e tutti voi volevo dire almeno grazie.
Io non ho guidato il camion (sogno che rimane ancora nel cassetto) ma ci sono salita in cascione. Ho ballato (leggi agitata) sul palco da sobria con i miei amici/compagni/consociati dell'Arc. Ho baciato la mia ragazza che quest'anno non era in Erasmus, ma con me tutto il tempo. Sono rientrata in sede seduta su una pila di sedie nel cassone del camion, con una bandiera in mano e un micro-megafono cinese da cui gridavo cretinate alla gente fuori dai locali. Direi che questo basta per dire che la seconda edizione sarda della Giornata Mondiale Contro l'Omofobia è stata un successo. E che l'anno prossimo, da Milano, questi mesi di vita in simbiosi mi mancheranno moltissimo.

sabato 15 maggio 2010

Bad reputation


Oggi ho letto Elle (beh, non proprio letto, sfogliato diciamo), certi giorni il lavoro è anche così. Questo mese lo speciale si intitola Sorelle d'Italia e parla di (testuale) una giovane filosofa che ci osserva da Parigi, il confronto generazionale in quattro grandi famiglie, la realtà toccata con mano dalle blogger più seguite e da una vittima di molestie sul lavoro, le speranze nel futuro di alcune fra le migliori neolaureate in Italia. Uno speciale davvero molto bello (non è una novità tra le pagine di Elle) che cerca di mettere a fuoco una realtà non sempre evidente agli occhi degli italiani (uomini e donne). Si finisce per parlare, irrimediabilmente, anche di femminismo, di diritti conquistati e ancora da conquistare, di immagine pubblica della donna e, soprattutto, di aspirazioni.
Ora, il femminismo è, a mio parere, un po' un campo minato, anche e soprattutto per il modo in cui è stato recepito, che in parte è, c'è da ammetterlo, colpa degli estremismi (che bene non fanno mai, men che meno in situazioni del genere) che si sono diffusi. Ci sono fin troppe donne, oggi, che ne prendono le distanze avendo in mente l'immagine negativa e falsata che è un po' zitella, un po' gattara, un po' lesbica, un po' col ciclo perenne.
Ci si dimentica spesso (me pure, mea culpa) che femminismo non è solo riduzione di qualsiasi conflitto all'opposizione maschio/femmina (il testo è maschio, la traduzione è femmina è stato un apice difficilmente raggiungibile), ma anche e anzi soprattutto presa di coscienza, intelligenza, partecipazione politica e sociale, orgoglio di sesso e ribellione allo status quo.
Per fortuna che ci sono donne più sagge e più lungimiranti di me che hanno voglia di ricordarlo.

Essere femminista non è una condizione permanente ma è legata alla situazione. E credo che oggi sia necessario essere dalla parte delle donne.
Michela Marzano, filosofa, 40 anni.

A questo proposito, ho rubato qualche titolo interessante dai consigli di Elle, consigli che giro a voi anche a scatola chiusa. Anche ad essere brutti libri, saranno comunque letture interessanti.

Ma le donne no! Come si vive nel Paese più maschilista d'Europa
Caterina Soffici
(Feltrinelli)

Riprendetevi la faccia
Balbara Alberti
(Mondadori)

Mogli, amanti, madri lesbiche
Antonella Montano
(Mursia)

Ti auguro che sia donna
Michela Marzano
(Mondadori)

giovedì 13 maggio 2010

L'avete fatta la catarsi?




Che dire? So che è solo giovedì e mi ero ripromessa, davvero, mi ero ripromessa di aspettare educatamente fino a venerdì, come da rubrica, ma pare proprio che non ce la faccia. Il fatto è che quando inciampo in questa donna, attraverso lo schermo o dal vivo che sia, mi riempio d'amore come un bignè e devo tirarlo fuori in qualche modo o mi faccio venire il diabete da sola.
Quindi eccoci qua, mia care lettrici, preparatevi ad una sviolinata perché è quello che vi aspetta.
Due giorni fa sono andata al cinema (grazie, Esselunga, davvero grazie per i tuoi biglietti del cinema!) a vedere l'ultima creazione di una mente geniale: Draquila, L'Italia che trema, nonostante la pioggia, la stanchezza, i milanesi che a quanto pare non sanno proprio stare zitti in sala.



Devo ammettere che Le ragioni dell'aragosta non mi aveva fatto impazzire, pur essendo un film piacevole e ben girato. Draquila, invece, è di nuovo Guzzanti all'ennesima potenza, è di nuovo genio ed è, di nuovo, arte. Come già Viva Zapatero e Raiot (lo spettacolo teatrale), Draquila sa essere allo stesso tempo un pugno nello stomaco e attimi di pura comicità.
Una Guzzanti che val davvero la pena di vedere, che supera senza neanche guardarli tutti i vari intelletualoidi di stampo italiano che ci portiamo dietro come zavorre.


Io, la Guzzanti, me la immagino sempre così.

martedì 11 maggio 2010

I don't want to be buried, in a pet sematary





Ora, io non so come la vediate voi, ma secondo me fra i grandi vantaggi dell'essere lesbica (e un po' ce ne sono, dai) c'è il fatto che non si possa rimanere incinta accidentalmente .Niente pillole, niente ansia, niente preservativi,niente giorni col fiato sospeso: solo sesso, lallallero lallà.
E non essendo nemmeno particolarmente interessata ad avere figlioli (non per ora, almeno,non per i prossimi dieci anni almeno) tutto l'affair riproduttivo m'interessa al pare della volontà di potenza di Nietzsche: assolutamente zero. Per cui, non dovrei proprio essere qui a scrivere post sulla vicenda (incresciosa? raccapricciante? orrenda? disgustosa? medioevale? ) dei funerali per feti abortiti a Cremona, che non è lesbica nemmeno un po', ma che cazzo: squallidi, squallidi squallidi.
Squallidi oltre modo, oltre ogni ragionevolezza.

sabato 8 maggio 2010

Chapeau!


Beh, se altrove si pubblicizzano le serate in disco con Vero del GF10, questo blog potrà ben fare lo stesso per una festa di autofinanziamento organizzata dall'Arc per la causa comune, no? Si:
Cagliaritane/i e automunite/i dell'hinterland, stasera procuratevi un cappello e 10 euro di paghetta del sabato e veniteNE all'Old Coffee in Castello, Via Lamarmora 91, dalle 21,30 all'1,30.
Così facendo finanzierete la manifestazione per la giornata mondiale contro l'omofobia che si terrà sempre a Cagliari sabato 15 maggio, e avrete diritto a 3 drink e all'intrattenimento musicale dei nostri dj: Kuna, Stefano Kerberos e My Nerd Pride.
Venirne a cappello è fondamentale se non vorrete farvi piazzare in testa quello da muratore in carta di giornale!

Don't cry for me Argentina

Indovinate un po'?
L'Argentina fa passare i matrimoni gay.
Qui tutto tace.
Anzi no, si pubblicizzano le serate in discoteca con Veronica del grande fratello. Immagino che la visibilità abbia davvero fatto la differenza.

venerdì 7 maggio 2010

Ho inciampato


A girare su Facebook ieri, chiedersi come mai nel mondo del calcio, più che in altri sport, l'omosessualità sia tenuta più nascosta di Bin Laden per l'Intelligence, diventava piuttosto superfluo. Lo scatto di un paparazzo che ritrae l'ex calciatore dell'Inter Ibrahimovic molto molto close to il compagno di squadra Piquè, ha fatto il giro di Facebook in 80 secondi, scatenando le più banali tra le reazioni immaginabili. La ragazzina affranta perché il suo idolo le è caduto in basso; il facebook-predicatore che ammonisce: dio a fatto luomo e la donna due uomini non possono stare insieme; i complimentoni di un mio contatto anche grandino, che francamente ritenevo più sveglio. Qualcuno cade dal pero e spiega ai più ingenui in che modo i due calciatori farebbero sesso se lo scoop venisse accreditato.
Ma questa è ordinaria amministrazione. Il buon vento che mi ha portato qui è invece il primo articolo trovato sull'argomento. Nel titolo e nel corpo del pezzo, due sole ipotesi sulla famigerata foto sono contemplate dal giornalista: Fotoritocco o scatto rubato durante un semplice saluto tra compagni di squadra? Tertium non datur, fine del gossip. E d'altronde mister Lippi docet.

giovedì 6 maggio 2010

The real L word



Quando una argomento, un qualsiasi argomento, raggiunge la pagina televideo gossip/tv/spettacoli di canale cinque è ufficialmente sputtanato.Lo so io, lo sai tu, lo sa casalinga di voghera, insomma la notizia ha fatto il giro del mondo e ora è pronta per andare nel polveroso paradiso delle notizie non più interessanti, ciao ciao caput.
Ora anche mia nonna sa che a breve inizierà The Real L Word, reality saffico bla bla tratto da L word bla bla, Ilene bla bla, donne bla bla bla,dobbiam solo trovare qualcuno a cui la notizia interessi.


martedì 4 maggio 2010

A must have


Karen Walker, sciura molto à la page, sfoggia l'accessorio must have di questa stagione: l'amico gay.

Sebbene l'accessorio must have di questa stagione in realtà sia Il Carletto, certe invereconde, ostinate donnicciole continuano a sfoggiare l'amico gay. Esatto, sfoggiare. Non la volete, voi, una mano, una saggio e caro consiglio quando dovete drestreggiarvi fra ben tre diversi tipi di orride imitazioni vuitton? Un paio di urletti isterici nelle orecchie, un caro orsacchiotto asessuato da abbracciare quando vi si rompe la piastra?
Franca Sozzani insegna: compratevi un gay (più checca possibile, ovviamente).
Le fag hag insegnano: compratevi un gay.
Numerosi telefilm, insegnano: vi serve, un gay.
Immaginatevi il mio fashionista disappunto quando stamane, nel leggere un'intervista a Julianne Moore, ho trovato questa dichiarazione:

E sempre quest'anno c'è stato a single man, doveinterpreta la migliore amica di un gay, cosa che è anche nella vita perchè, per esempio è da sempre legatissima al regista e stilista Tom Ford. Si è mai chiesta com'è che a noi donne capita di avere tanti amici gay?
Perchè sono relazioni che arricchiscono molto e non tolgono nulla. L'amico gay ti fa capire cose della psiche maschile ma, allo stesso tempo, con lui non esiste quel tipo di tensione che c'è inevitabilmente con un amico eterosessuale, e comunque può minare il rapporto, o comunque modificarlo. In molti casi, credo che la donna amica di un gay pensi anche "se non fosse gay mi potrei innamorare di lui", cioè si proietta in una sorta di relazione ideale. Ma è un paradosso, ovviamente. Perchè se l'amico non fosse gay non sarebbe com'è, quindi non ci andresti d'accordo così tanto da innamorartene.

Così passè! Dove sono i riferimenti alla moda, allo shopping, ai consigli di bellezza, alle serate in discoteche gay?
Julianne Moore, potrai anche essere la testimonial di Bulgari, ma a me non mi freghi: sei fuori moda!

lunedì 3 maggio 2010

It's not that gold


Vediamo, una cattiva notizia ed una buona. Beh, non proprio buona (it's not that gold) ma almeno una sorpresa si. Cosa aspettarsi, infatti, da chi ha sposato (qualsiasi sia la ragione) George W. Bush? Non certamente che difenda i matrimoni gay tanto da provocare quella che ha definito un'aspra lite (fonte: gaywave) col marito che però, ovviamente, non l'ha ascoltata neanche per sbaglio. Le ragioni della sua difesa (non una vera e propria difesa, ma un tentativo di non non fare della battaglia contro i matrimoni gay un punto centrale della campagna del 2004) non erano dei veri e propri ideali: si appoggiavano alla sconvenienza dettata dalle conoscenze della coppia, tra cui diversi gay o genitori di gay.
Certo non è granché, ma un piccolo barlume di senno mi sembra comunque degno di nota, soprattutto se in opposizione a personaggi come il signor Bush.
Insomma, se qualcuno molto vicino alla Binetti (non ci sono mariti a cui appigliarsi, qui) cercasse di farla ragionare, io festeggerei alquanto, anche se non dovesse essere utile. Anche solo del fatto che possa aver sentito il nemico in casa, ed essersi sentita sola.

sabato 1 maggio 2010

Baci rubati due volte

Fonte: gaynews.

Che mi piace la fotografia, mi sa che ormai l'avete capito. Recentemente volevo partecipare ad un concorso bandito da Arcigay Bergamo chiamato Baci Rubati che, sostanzialmente, consisteva in fotografie di baci, gay o etero che fossero. Le foto scelte sarebbero poi state esposte al Quadriportico del Sentierone, sulla passeggiata del centro città. Ovviamente, essendo un concorso di Arcigay, le coppie gay sarebbero state numerose, così il sindaco di Bergamo, Franco Tentorio, ha pensato bene di non concedere l'autorizzazione. Motivazione?
Non sarebbe stato opportuno dare il consenso ad una esposizione in mezzo alla città, all'aperto e con foto che mostrano forme esplicite di amore omosessuale. Una parte significativa della città non avrebbe accettato.
Il sindaco, ovviamente, si è dimostrato preoccupato dalla possibilità che i bambini fossero esposti a questo tipo di immagini, ma non si è detto contrario alla possibilità che la mostra fosse organizzata in un luogo chiuso.
Insomma, non c'è niente di inaspettato in questa storia. Dalla parte politica di cui fa parte il sindaco in questione, alle dichiarazioni che ha rilasciato alla stampa, all'appello, sempre ad effetto, alla difesa dei bambini.
Ma davanti alla consapevolezza che altrove due ragazze possano sposarsi e crearsi una famiglia, il tutto mi fa davvero un po' schifo, un tantino di troppo.
E davanti al fatto che due persone di mia conoscenza lo stiano facendo, che rende la cosa mille volte più reale di una notizia letta in rete, davvero, quest'Italia mi sta stretta, con le sue Bergamo, le sue leghe, i suoi finti moralismi e la sua prevedibilità.