martedì 31 marzo 2009

Parole Parole Parole

Care ragazzine di 14 anni, piuttosto che dare retta a Mina, leggete Zoe Trope.

Parliamo anche questa volta di Vanity Fair (rivista che no, non mi versa un obolo per tutta la pubblicità.) Questa volta, angolo della posta di Mina. Io ho 23 anni, quindi di Mina sulle scene, non so nulla. Ha una gran voce, questo è lapalissiano. Però per me Mina è sempre stata quella che scriveva per la Stampa, poi quella che risponde alle lettere in una rubrica di Vanity Fair. E da qui, non ne ricavo una gran bella impressione. Mi sono fatta l'idea che sia un po una bastian contrario a forza, una di quelle persone che sarebbero in grado di negare l'affermazione "Dio, com'è bollente oggi l'asfalto di Milano! Ad agosto pare che si sciolga! Ah, che afa Ferragosto a Milano..." solo per darti noie. In più, ti danno noie con una gran arroganza, sulla falsariga di: ne so più di te cicca, la verità è così ovvia e così dietro l'angolo cicca, sei tu scemo a non vederla cicca, m'abbasso a concederti la verità cicca, solo perchè sono meglio di te, cicca. Cicca- cicca. Motivo per cui, non vedo perchè si dovrebbe scrivere a Mina. In più, in genere a scriverle per questioni di stampo sentimentale, sono ragazze che ricoprono il ruolo d'amante, e puntualmente vengono apostrofate. Sgualdrine!
Questo era per fare un quadro generale della situazione rubrica delle lettere di Mina. Ora, passiamo alla lettera in questione. Quattordicenne, confusa ed anche un po' spaventata, le scrive perchè non riesce a capire se sia lesbica o meno. Ha provato a baciare sia ragazzi che ragazze, per concludere che mi è veramente piaciuto baciare una donna, ed è proprio questo a farmi paura.
Che risposta vi aspettate abbia ricevuto? Sei giovane, sii serena, hai tutto il tempo di comprendere la tua sessualità? Al massimo sei lesbica, tranquilla, non una pluriomicida? Anche se tu fossi lesbica non ci sarebbe nulla di male?
Naa: aspetta, smetti di fare tutti questi esperimenti, stai alla finestra delle tue pulsioni senza assecondarle, procrastina, rinvia, rimanda...
Non è vero che in Finlandia d'inverno fa freddo, non è vero che sta roba bianca in terra è neve, è manna, ti dico, maa-naa! No, non ci sono meno otto gradi centigradi, che mi metto a fare la giacca a vento?

Giving blood for love, and hate for blood

Fonte: gaynews, e ancora gaynews. (citato due volte, perchè trattasi di due articoli differenti.)

Notizia non è sempre novità. Ho l'impressione che quando questo non avviene, sia sempre per il male, ma probabilmente è dovuto alla selettività della nostra (mia) memoria.
Di certo c'è che oggi (ieri, in verità) notizia non era novità, e si trattava di un reiterato comportamento pregiudiziale, e quindi per il male.
La scena è Milano, il Policlinico, l'ala destinata alla donazione del sangue. Gli attori in scena il signor Lorenzo Masili, una dottoressa e la sua superiore (anch'essa dottoressa). Argomento dello scontro, appunto, la donazione. Messaggero il Corriere della Sera. Con la speciale partecipazione del Centro Trasfusionale e di Immunologia dei Trapianti, tutto intero, sotto forma di missiva.
Si fa presto a raccontare la storia. Il signore in questione, trentottenne in ottima salute e che pratica regolare attività fisica, si reca a donare il sangue, esegue le analisi preliminari, risponde alle cordiali domande della dottoressa numero uno, finchè non da la risposta sbagliata (alla domanda con chi vive, risponde "col mio compagno, con cui ho un rapporto monogamico da otto anni"). Al che il sistema si blocca, e la dottoressa numero uno, sorridente, lo informa di essere un "soggetto a rischio", con rapporti intimi "tipicamente rischiosi". Si stupisce pure, la dottoressa numero uno, che il signore non abbia capito da solo di non essere idoneo, leggendo le regole di accesso alla donazione del sangue. Basito, il signor Masili, che ormai dialoga anche con la superiore, la dottoressa P., fa presente che un rapporto monogamico dovrebbe essere una garanzia e che i dottori "sanno dei donatori ciò che essi dicono". Chiede, infine, se ci sia una legge che gli impedisce di donare il sangue, e si sente rispondere che no, non esiste, ma c'è invero un "protocollo interno rivolto alla salvaguardia della salute dei pazienti che avranno bisogno di sangue".
Il signore lascia l'ambulatorio, termina il round uno.
Lettera al Corriere, replica del Centro Trasfusionale (etc. etc.).
Il comportamento del Policlinico, si legge, è giustificato da una direttiva europea (Direttiva 2004/33/EC) e da una legge italiana (Decreto ministeriale 13.4.2005, allegato 4). I rapporti gay (maschili) sono indicati da uno studio americano come particolarmente rischiosi, quindi si taglia il problema all'origine. Non è l'unico criterio di esclusione, però, si affrettano ad affermare, e nemmeno quello che rifiuta il maggior numero di persone. C'è infatti anche un alto numero di patner (maggiore di tre), viaggi in paesi a rischio di malaria, rapporti con prostitute.
Fine dello scontro.
(Per completezza c'è da dire che la lettera del Centro Trasfusionale affermava che le donne omosessuali non sono soggetti a rischio, e che quindi possono donare sangue.)

Quando ho fatto diciotto anni, al liceo si sono premuniti di distribuire i fogli informativi per la donazione del sangue. Sono sbiancata quando ho trovato tra i criteri invalidanti, dopo i paesi a rischio malaria, i piercing e le prostitute, i rapporti omosessuali. Un po' come è sbiancato un caro amico quando, già col laccio al braccio, dentro il camioncino dell'Avis, si è sentito dire "allora no, non si può, vada pure.". Non è novità, quindi, purtroppo.
Ora, che i rapporti gay maschili (intendendo, dicendo pane al pane, i rapporti anali) siano ad alto rischio di contagio, è idubbio. Non capisco, però, perchè una relazione stabile, monogamica, che duri da anni, dovrebbe essere a rischio solo perchè gay. Per quanto possa essere a rischio l'atto, il rischio compare quando uno dei due soggetti è portatore, o quando si ignora questa informazione. Se i soggetti sono entrambi sani, il rischio non compare. Non può comparire. E' matematica, prima che logica.
Non capisco, quindi, perchè eliminare in tronco i donatori omosessuali. Basterebbe una clausola intelligente, per evitare rischi e pregiudizi.
Io, in quanto "donna omosessuale", potrei donarlo. Potrei, perchè in pratica non posso per altri motivi (ovvero pressione sanguigna troppo bassa, e peso altalenante sul limite minimo). Alle postazioni dell'Avis, però, quando mi chiedono se voglio aiutarli, rispondo "Mi spiace, non posso, sono gay."
Una piccola bugia, nella speranza di sensibilizzare.

domenica 29 marzo 2009

L’imene delle etero e l’imene delle lesbiche


Questo post suonerà molto strano a chi mi conosce nella vita reale. Io sono una puritana. Mia madre mi chiama Catone il Censore da quand’ero un’adolescente, perché imbarazzata dalle sue battute a sfondo sessuale, la riprendevo sempre con un lunghissimo e sdegnato mammaaaaaaaa. Una volta chiacchierando con degli amici, costretta dall’argomento a pronunciare la parola sesso, mi venne fuori una esse alla Francesco Guccini tant’era la ritrosia nel nominarlo. Un scescio che ancora li fa sbellicare quando rivangano i ricordi. Sia chiaro, lo faccio eh! Non spesso, per problemi logistici dovuti a una fidanzata momentaneamente fuori sede, ma volentieri si. Sono i discorsi sul tema, il mio tallone d’Achille. Provo un leggero disagio quando iniziano ad approfondirsi e quando devo scegliere, tra una rosa di nomi ridicoli, quello da assegnare all’organo sessuale femminile. E per questo non sarò mai grata abbastanza alla Littizzetto per avermi cambiato la vita col suo Jolanda.
Ciononostante ho messo quel titolo al post e adesso affronterò l’argomento. Perchè il sito che mi ha fatto sorridere oggi, meritava una citazione.
Vi è mai capitato da piccole di leggere sul Cioè o, se siete della mia generazione, sul Top Girl, le lettere delle ragazzine alla sessuologa? Non negate, perché a tutte deve essere capitato tra le mani un giornaletto per adolescenti almeno una volta nella vita. Nel mio caso era stata mia madre a comprarmi il primo numero di Top Girl nella speranza, diceva lei, che io prendessi spunto dalle pagine di moda per imparare a vestirmi da femmina. Nella speranza, dico io, di delegare ai dossier del periodico la mia educazione sessuale. Grande decisione peraltro. Credo che sarei morta se si fosse assunta l’onere. Beh, io ricordo un gran parlare di perdita della verginità. Fiumi di lettere di preoccupate85 che temevano di aver infranto il segno tangibile della propria virtù con un assorbente interno o in un incidente in bici. Innamorate69 che avevano fatto di tutto con ragazzi di passaggio, salvo concedere loro l’accesso al muro della purezza per continuare a sentirsi vergini. Ad accomunarle, l’ossessione di farsi trovare intatte dal nobile cavaliere che, per primo, avrebbe avuto accesso alla roccaforte. Tutto questo attaccamento all’imene io, davvero, non l’ho mai capito. A quel tempo avevo anche valutato l’ipotesi di chiedere ad un ginecologo di rimuoverlo. Non lo volevo lì a rovinarmi, col millantato dolore, quel momento di atteso e meritato piacere.
Ma non crediate che gli adolescenti di oggi siano immuni dal mito della verginità. Provate a chiedere a Google delucidazioni a riguardo. Incapperete in qualche forum femminile o nelle incredibili domande di Yahoo Answers e vi accorgerete di quanto sia ancora un problema centrale, quello dell’imene perduto, nel mondo dei giovani eterosessuali. Le più fortunate troveranno ammonimenti saggi come questo: “Consiglio di cercare di non romperselo da sole perché nel momento in cui si avrà un vero rapporto sessuale si perderà il PIACERE della prima volta con la persona che si ama”.
E nel mondo delle giovani omosessuali? Nel nostro mondo ci si può imbattere in un sito come questo: http://www.kamasutralesbico.net/ e leggere consigli di una naturalezza disarmante, come questo:
"Las chicas que tienen el himen intacto pueden sentir algo de dolor o sangrar la primera vez que tienen sexo vaginal, quando se estira el himen.
solucion indolora: si una chica piensa que va a tener relaciones sexuales y està preocupada por el himen, puede prepararse con unas semanas de anticipacion insertando un dedo limpio o un tampon en la vagina y empujando soavemente de lado a lado."
A volte è così tanto più semplice, il nostro mondo.

sabato 28 marzo 2009

Lost and delirious (ovvero, purtroppo, L'altra metà dell'amore)

Quando Lost and delirious uscì al cinema, io avevo quattordici anni. Era estate e, dopo aver convinto qualche amica ad accompagnarmi (accettarono in poche ma, devo ammettere, furono facili da convincere), ci ritrovammo in cinque in sala. Tre giovani liceali, con pop corn e tè freddo (noi) e una coppia di quarantenni coi capelli medio corti e la mano presa durante tutta la proiezione. Non mi dispiace essere in pochi al cinema, mi è capitato più di una volta e trovo che crei un ambiente incredibilmente intimo, così, anche quel pomeriggio, mi sono sistemata sulla poltrona, ho preso una manciata di pop corn e ho aspettato il film.
Ricordo che quel che mi sorprese fu che, per la prima volta, un film su cui avevo grosse aspettative non mi deluse. Forse perchè, in realtà, non sapevo bene cosa aspettarmi, forse perchè, a quell'età, vederlo davvero sullo schermo di un cinema sembrava incredibile.
E benchè fossi, in fondo, perfettamente cosciente dell'attrazione che provavo per le ragazze, il film mi forniva una giustificazione pronta e perfettamente etica (What? You think I'm a lesbian? No, this is Paulie in love with Tori, and Tori is, I know she is, in love with me, and neither of us is a lesbian!) dietro cui ci si poteva nascondere con chi non avrebbe capito.
Sono passati otto anni, dal 2001, e in questi otto anni mi è capitato di rivederlo spesso, per mostrarlo a qualcuno, per cullarmi in quelle vecchie sensazioni, perchè alle volte, per dormire, ho bisogno di un film che conosco già. Ogni volta, però, mi fa battere il cuore come quella prima volta.

Questa non è una vera recensione, lo so. Ho pensato però, vista la fama che il film già possiede, di raccontarvi i miei ricordi e le mie sensazioni, che sono, alla fine, il motivo per cui lo consiglierei. Il motivo per cui lo consiglio.

venerdì 27 marzo 2009

You've got a mail


Nella foto, me medesima e il mio MacBook, Gemuse. Non sono neanche stata a cercare una foto adeguata, che tanto non riuscivo ad andare oltre a Meg Ryan in “c'è posta per te”. Come vi ho già detto, the_frog ha una brutta fissa per la fotografia ed un'enorme macchina fotografica.

Esasperazione!
Ero in cucina, ad aspettare che il mio tofu al pomodoro, tabasco verde ed origano, fosse pronto. Per ingannare il tempo, leggo distratta Vanity Fair. Pagina 149: Mara Carfagna “No ai gay, si a Marco”
Urlo, giornale buttato per terra, tofu pronto. L'ho detto io, che sono stanca delle cazzate. E non voglio rinunciare ai pomodori e ai limoni per tener sotto controllo la gastrite, io voglio meno cazzate e più Sedaris per tenere cheti i miei succhi gastrici.
Allora l'ho fatto, ho mandato una mail a Vanity Fair. E' la seconda volta che scrivo ad un giornale, la prima ed unica missiva finora era stata inviata a non ricordo più quale giornale di musica per procurarmi un bootleg (correva l'anno 2000, il file sharing era un'utopia). Questa volta mi sono fatta portavoce della mia personalissima campagna:
meno cazzate, più Sedaris!
Non so se mi pubblicheranno o meno, ma non credo. Ci saranno certo lettere più sensate, più accorte, efficaci e sensibili. Però basta, era la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Io amo i limoni, li amo li amo li amo. Li adoro, ci faccio il tofu al limone, il seitan al limone, il muscolo di grano al limone, il the al limone, il tempeh al limone, nella vinaigrette c'è il limone, farro al limone, le patate al forno necessitano del limone, i felafel vogliono limone nell'impasto, limone più prezzemolo uguale vitamina c fissata, il gelato al limone è il mio preferito. Ancora un numero con un sedicente saggio a darci la sua visione dell' omossesualità, dovrò prendere il malox e rinunciare ai limoni.
Al voto in senato di ieri invece cerco proprio di non pensarci per non stramazzare al suolo uccisa dalla mia stessa bile.

giovedì 26 marzo 2009

The boy with the thorn in his side


And when you want to live, how do you start? Where do you go? Who do you need to know?

Un paio di giorni fa, leggendo le statistiche di ShinyStat relative al blog, affaire che devo ammettere, è interessante al pari della gestione del blog medesimo, sono inciampata in una curiosa chiave di ricerca :“come si fa ad essere un adolescente lesbica?"
In tutta onestà, non lo so. Non so come si faccia ad uscirne vive, sobrie ed integre. La mia adolescenza è stata così tanti anni fa (cinque, per l'esattezza) che non me la ricordo
così bene da poter fornire saggi consigli. Anche perchè, nella mia adolescenza, rendersi conto d'essere lesbica fu solo una stranezza in più. Un altro strato da aggiungere a tutto quel pizzo, musica fastidiosa, calze a rete, nero e pvc.
E perchè, devo ammetterlo, ebbi la fortuna d'avere una persona al mio fianco con cui condividere “la situazione”. Come compresi la mia omosessualità mi fidanzai e bon, problema risolto.
La frustrazione, i tormenti, gli spasmi, i problemi con i genitori: non li ho proprio vissuti.
Per cui, col senno di poi, alla fantomatica adolescente lesbica mi sento di consigliare due cose:
la prima, assolutamente, ascolta gli Smiths. Consiglio valido per qualsiasi adolescente, tanto più vale per quelli gay. Ascoltate gli Smiths, Morrissey vi vuole bene. Morrissey sa la verità, e ve la offre su un piatto d'argento gorgheggiando in maniera deliziosa. Morrissey vi farà sentire meno soli, meno sfigati, meno outsider. Morrissey vi farà capire, accettare, che
diverso vuol dire meglio.
E con questa citazione raffazzonata, il secondo consiglio:
leggete Matteo B. Bianchi, leggete “Generations of love”. Leggete, punto. Perchè tanto, there's more to life than books, you know? But not much more.

Martina, ci ripensi.

Nella foto, il pessimo humor del senatore pidiellino.

Tempo fa the_frog vi aveva parlato della candidatura shock a Salerno della dottoressa Martina Castellana, nelle file del Popolo della Libertà. Lo shock non riguardava il fatto che un partito di (ex?)fascisti, celoduristi in verde e immorali moralisti della domenica, candidasse una donna transgender, ma che lei avesse accettato di mettere la propria faccia e il proprio impegno al sevizio di certe persone.
Ora la perplessità su questo strano sposalizio si ripresenta e più forte. Nel corso di una trasmissione su una tv locale, il candidato del PD Memoli ha infatti ricordato alla Castellana una ridicola manifestazione omofobica (nella foto), messa in scena due anni fa da un suo collega di partito, il senatore Paravia. Due militanti di Alleanza Nazionale, con pizzetto alla Italo Balbo e abito da sposa, celebravano un finto matrimonio omosessuale sotto il Comune di Salerno, per protestare contro la proposta, allora almeno in discussione, dei defunti DICO. Incalzata sull'argomento, la candidata del PDL ha ribadito il suo sdegno per quell'attacco, come già aveva fatto ai tempi della protesta. Vi riporto un estratto della replica del Senatore al dibattito, perchè non potrei descrivervi il personaggio meglio delle sue stesse parole:
«Si trattava di una manifestazione a sfondo goliardico organizzata dal gruppo di Azione Giovani. Non era irriguardosa verso i gay e le lesbiche, in quanto rispettiamo le tendenze sessuali di tutti. L'azione goliardica a cui ho partecipato andava invece contro l'adozione di provvedimenti legislativi in favore delle unioni di fatto, che nei primi disegni di legge si chiamarono Pacs, nei successivi Dico, ed infine Cus Cus, come il tradizionale piatto tunisino».
Certo il PD, con le sue Binetti e i suoi Rutelli, non è un esempio di virtù, in questo come in molti campi. Ma non arriva a questi livelli di rozzezza.
Perciò io vorrei sapere da Lei, signora Castellana, che dosaggio di Malox prende per riuscire a sopravvivere in quell'ambiente? Come riesce a chiedere voti a quel genere di elettori, per portarli, poi, a quel genere di colleghi? E non dica più, La prego, che considera quelle di cui sopra dichiarazioni e azioni a titolo personale. La riconoscenza per l'offerta di una poltrona non può essere tanto accecante.

mercoledì 25 marzo 2009

Anyone but me


Arrivo in ritardo, chiedo venia. Ho scoperto solo ieri Anyone but me, webserie (ovvero visibile su internet, qui) firmata da Susan Miller (già The L word) e Tina Cesa Ward, ormai alla quinta puntata. A mia difesa dirò che queste, cortissime (otto minuti circa ciascuna), sono facilmente recuperabili, così potrete presentarvi comunque preparate all'uscita della sesta, martedì 31 Marzo.
Ancora una volta è un telefilm che parla di adolescenti a mettere in scena una coppia di ragazze (Vivian e Aster) e le loro traversie sentimentali (qui dovute principalmente alla lontananza, giacchè Vivian ha dovuto lasciare New York con suo padre, ammalatosi durante i soccorsi per l'11 Settembre). Poco altro è riuscito a venir fuori dagli otto minuti a puntata, fin'ora.
Aspettiamo sviluppi.

Girls on film

Fonte, afterellen

Sono turbata

martedì 24 marzo 2009

I don't have to make the choice, I like girls and I like boys


Nella foto, Peaches in L word ( seconda serie, dodicesima puntata, qui il video) s'esibisce cantando la canzone che da il titolo a questo post.

Il grigio esiste, eccome. Il mio armadio ne è la prova lampante. Per ridurre a zero il tempo sprecato a rimurginare "Che cosa mi metto?" e conseguenti frustrazioni, ho comprato una grande quantità di magliette da uomo taglia extra large, in nero bianco e grigio, perfette da usare come vestiti. Ora al mattino pesco una maglietta a caso, m'infilo i leggings di circostanza e trotterello felice verso la colazione. (Finita la digressione, che comunque acquisirà un senso dopo, promesso). Ecco, il grigio esiste.La via di mezzo, il termine medio. Proprio come esiste la bisessualità. Non si cambia sponda, non c'è un fantomatico fiume in cui o vai al margine "matrimonio, pene, bambini e station wagon" o nuoti stremata verso "turpe lesbismo, condanna morale." Puoi anche stare i mezzo al fiume, e sguazzare o verso un lato, o verso l'altro senza mai attraccare davvero. E no, non c'è nulla di male.
Bisessuale ormai o è uno status da sedicenne che vuole apparire figa su my spaces (sono così alternativa che mi faccio anche le ragazze!) o un termine un po dispregiativo per indicare chi non ha ancora deciso da che parte stare, se bianco o nero, cioccolato o vaniglia, bistecca o insalta. Mi sono sentita chiedere, spesso: "Ma sei sicura d'essere lesbica-lesbica? Sei troppo femminile! Tutt'al più sarai bisessuale." "Naah, non puoi essere lesbica! Sei troppo interessata alla moda" (Ve l'ho detto che l'armadio avrebbe avuto un senso.). Come se l'aver lasciato che i capelli crescessero (mon dieu!) oltre i 5 cm connotasse automaticamente la mia recondita voglia di pene.
Insomma, non ho sposato appieno la causa, mi sono voluta tenere il rossetto e ora mi becco della bisessuale. Ma che ne pensa la scienza di questa netta, invalicabile delimitazione dei gusti sessuali? La risposta plausibile mi sembra questa: alcune persone sono maggiormente o esclusivamente attratte (romanticamente, eroticamente)da persone dello stesso sesso; altre sono maggiormente o esclusivamente attratte da persone dell'altro sesso (Vittorio Lingiardi, Citizen Gay).
Lo sostengo da tempo, io, che il grigio sia il colore par excellence.

Più uno meno uno uguale zero

Fonte: dorothysurrenders.

Io mi rimangio tutto, dalla prima all'ultima parola. Dimenticatevi quello che vi ho detto, perchè la signorina Clementine Ford afferma di non aver mai fatto coming out. La rivista Diva avrebbe, infatti, manipolato le sue affermazioni al fine di aumentare le vendite.
Cos'è questa moda di lanciare il sasso e ritirare la mano? Era un coming out così carino, Clementine, che senso aveva parlare in quel modo se non era vero? E che senso ha rilasciare solo adesso la smentita, a The L Word ultimato e con l'uscita del nuovo show (The young & the restless) così imminente?
Non so voi, ma a me la faccenda non convince per niente.

Ecco l'intervista che ha rilasciato a TVMagazine:
TVMagazine: Parliamo della storia di copertina di Diva. Avresti fatto coming out come lesbica. Giusto?
C.F. : Sono così contenta che tu me lo abbia chiesto. La prima cosa che mi ha davvero infastidito è stato il titolo il copertina che diceva "Clementine Ford fa coming out" cosa che, palesemente, se si legge l'articolo, non ho fatto. E' stato tutto travisato e pieno di citazioni manipolate per vendere la rivista. Se qualcuno l'ha comprato per leggere del mio coming out, beh, fatevi ridare i vostri soldi.
TVMagazine: Ma io ho letto l'articolo e hai detto "La verità è che tecnicamente non ho ancora fatto coming out." e continui dicendo che, anche se sei stata sposata all'attore Todd Hunter per quattro anni, hai anche frequentato delle donne. E hai fomentato i gossip riguardo una storia fra te e Kate Moennig mentre giravate The L word.
C.F.: [Ignorando la domanda] L'articolo di Diva ha anche preso delle citazione da una intervista che ho fatto con afterellen.com dove mi è stato chiesto se il sesso su The L word fosse reale e io, scherzando, ho risposto "Certo, noi facevamo sesso per davvero. The L word è porno. Il segreto è stato svelato!". L'articolo di Diva l'ha stampato come un dato di fatto che io e Kate facessimo davvero sesso davanti alla telecamera! Quando l'ho letto ho pensato "Dio mio, vi odio!" e ho quasi scritto una lettera infuriata ma mi sono fermata pensando che se c'è qualcuno talmente stupido da credere che Showtime possa permettere che si faccia davvero sesso, non è un mio problema. Questo è quanto, ma mi ha fatto davvero arrabbiare.

Questo, invece, quello che disse su Diva:
Non ho mai voluto etichettarmi, ma sapendo che non tutti vivono in un posto liberale, quando qualcosa come la Prop 8 viene fuori, ti rendi conto che è importante farsi avanti ed essere contato. Un ragazzino gay che vive in una piccola città è più importante del fatto che io voglia o non voglia etichettarmi.
Per me, non c'è mai stato una distinzione riguardo la sessualità, quindi non c'è mai stata una dichiarazione da fare. Le mie sorelle ed io portiamo a casa uomini e donne, e finchè sono esseri umani nessuno se ne stupisce.

Insomma, indubbiamente non ha mai detto "Hey, sono lesbica!", ma le sue affermazioni mi sembrano quanto meno ambigue.
E poi, quanta veemenza nel ritrattare.

lunedì 23 marzo 2009

Tu parla me ancora. Plus per favore, plus


Avete notato? Ultimamente si fa un gran parlare di gay. Stampa, radio, giornali: ovunque ci sia un retrogrado che vuole deliziarci con un po di luoghi comuni triti e ritriti sugli omosessuali, spunta un articolo, una dichiarazione, una smentita. Oggi ho impiegato due ore due per tornare a casa (grazie Atm, grazie! Fare Milano centro- Brianza con te è sempre un'avventura!) e l'unica cosa che avevo con me da leggere era la copia settimanale di Vanity Fair. Dalla quale ho potuto apprendere che, secondo l'esimio Signor Legrottaglie dovremmo leggere la Bibbia per imparare qualcosa, redimerci, e sopratutto smettere d'essere gay solo per moda, o per un esasperato bisogno di dare contro al sistema.
Ora, io sono stufa. Soffro di gastrite, non posso continuare a leggere ste cazzate. Non è giusto che ad esprimersi siano sempre e solo individui con la lungimiranza di un cavolo bollito. Per cui lancio una disperata, accorata campagna: “Meno cazzate, più Sedaris!”
Vi ho già parlato di David Sedaris, si? Beh, non è mai abbastanza.
Oltre ad aver il blog titolato come uno dei suoi racconti, io nutro una viscerale, incontenibile, sincera passione per David Sedaris. Leggere Sedaris vi aprirà un mondo in cui le cose sono decisamente più migliori, la parola “cavatappi ” ha un senso tutto suo, gli olandesi non hanno Babbo Natale ma fra i sei e gli otto uomini neri, Gesù si fa la barba e tranquille, se avete la r moscia è perchè siete gay. Davvero, meno cazzate più Sedaris.
Sui giornali, alla radio, in televisione: al posto dell'idiozia di certi cantautori italiani dovrebbero risuonare ovunque le parole di Sedaris, così meravigliose, sensate e toccanti in All the beauty you will ever need.
Per favore, meno cazzate, più Sedaris!
Italia sono stati pubblicati:
  • Holidays on ice
  • Me parlare bello un giorno
  • Ciclopi
  • Mi raccomando, tutti vestiti bene
  • Diario di un fumatore

Inedito, ma facilmente reperibile in lingua originale Where you are engulfed in flames, il quale contiene il sopracitato, meraviglioso racconto All the beauty you will ever need.

What goes around comes around


E' passato un mese, facciamo un gioco: Povia.
Chi??!??
Si, giusto, bene!

Nella foto, invece, gli Afterhours. C'è chi torna nello sgabuzzino, c'è chi fa belle canzoni.

domenica 22 marzo 2009

Addicted to you: Portia De Rossi

Fonte: afterellen.

Vi ho già parlato della mia passione per Portia De Rossi, da Ally McBeal in poi. Recentemente, grazie all'imminente uscita di Better off Ted, è apparsa in numerosi Talk Show americani, dimostrandosi sempre adorabile e, a mio parere, facendo l'unica cosa che può davvero servire a sensibilizzare le persone riguardo temi come i matrimoni gay: mostrare che non c'è niente da temere e che l'amore, sotto qualsiasi forma, è amore.

Il primo video riporta la sua apparizione al Tonight Show di Jay Leno. Adoro il modo in cui dice, quasi alla fine del video, I don't know how you ladies do it, I really don't (parlando del baciare un uomo).



Qui, invece, al Jimmy Kimmel live, con annesso un esilarante video satirico sulla Prop. 8.



Per quanto mi riguarda, era già abbastanza il modo in cui continua a dire mia moglie.

sabato 21 marzo 2009

The Whole Lesbian Sex Book


Solitamente questo blog nel week- end è deserto, perchè chi vi scrive è andata a letto troppo tardi/si è svegliata troppo tardi/ ha bevuto troppo/ è stato sequestrata da due uomini gay che non l'hanno fatta scendere dalla macchina finchè non ha cantato a squarciagola delle brutte canzoni/sta facendo finta di studiare. Quindi, per non lasciare che questa landa sia desolata come desolato è il mio povero portafogli dopo 4 birre medie ed un gin lemon, abbiamo istituito le recensioni del week end. Vi postiamo qualcosa che in genere è stato scritto durante una simpatica lezione universitaria, qualcosa che recensisca un libro/film/telefilm "a tema". Iniziamo con, un libro che nessuna di voi dovrebbe comprare!
The Whole Lesbian Sex Book
Adulte consenzienti possono sperimentare qualsiasi pratica sessuale purchè sia fra adulte consenzienti. Qualsiasi cosa ti piaccia va bene e no, i triangoli non sono una perversione, si anche il sesso monogamo va bene, si puoi usare oggetti ma anche no, si la masturbazione non è peccato, si puoi fantasticare, si se ti piace vestirti da cameriera non sei pazza.
Ora avete imparato qualcosa che assolutamente non sapevate, vero?
Sono 23.50 euro, grazie.

venerdì 20 marzo 2009

Cronache dal mondo sommerso

Nella foto, la campagna gay friendly Ikea che ha fatto infuriare le associazioni di genitori americane.

Martina va ancora all'asilo, ma ha già insegnato alle sue maestre cosa sia la normalità. Nel suo caso, due mamme e un gatto nei suoi disegni e uno sguardo sereno, che rende superflui i dibattiti sul pieno sviluppo umano.
Arianna ha 6 anni e un papà, ma è una bimba fortunata e infatti ha anche due mamme. La seconda è arrivata da poco, ma le sta già preparando un regalo stupendo: un fratellino in arrivo da un semino di Copenaghen.
E poi c'è Giuseppina, che trasferitasi dalla Francia in un piccolo borgo del sud Italia, col pancione e la compagna Raphaella, ha preparato da subito i compaesani ad accogliere la figlia in arrivo. Ora la piccola ha 5 anni e una comunità che la adora.
Tommaso e Gianfranco invece sono una coppia di papà. I due figli, 3 anni la prima e 6 mesi il nuovo arrivato, sono andati a farli in California, grazie alla maternità surrogata. Termine poco elegante, ma pratica fondamentale per il diritto alla paternità di tutti gli uomini. La loro piccola, al nido, ascolta dalle maestre le favole di cuccioli con due babbi o due mamme. Nella savana il re leone le considera famiglie come le altre. Il nostro re, invece, non la pensa così.
E così, più di centomila famiglie omogenitoriali della nostra giungla italiana, sono rimaste tra le ultime, in Europa, senza un riconoscimento legale. L'associazione Famiglie Arcobaleno prova da anni a farle emergere dal mondo sommerso in cui la Legge le tiene confinate, grazie all'impegno e all'esempio positivo di 500 persone associate, tra genitori e figli.
Psicologi, insegnanti e medici monitorano costantemente lo sviluppo di questi bambini, che in alcuni casi sono già adolescenti. Sereni, per quanto possa esserlo un adolescente. Uguali ai loro coetanei, appunto.
La società, messa di fronte al fatto concreto, si dimostra in grado di accogliere queste realtà, accantonando il pregiudizio o la sorpresa iniziale.
Chi legifera per la società, invece, come al solito, è rimasto indietro.

Role Model


Lunedì notte non riuscivo dormire. Il troppo caffè americano ingurgitato per restare sveglia durante la lezione 16.30/18.30 era ancora in circolo, ed allora niente sonno. Che si fa in queste condizioni? Si accende la tv, si mette su La7, e si guarda Sex and the city.
Qualsiasi sia il giorno della settimana, o la stagione, La7 manda in onda Sex and the city. Bronchite asmatica in novembre? Sex and the city. Raffreddore da pollini in aprile? Sex and the city. Insonnia da troppa caffeina? Sex and the city.
E a me non piace, Sex and the city. Lo trovo sciocco, stucchevole e noioso. I comprimari potrebbero anche andare, ma sono seriamente convita che Carrie Bradshaw sia il male. Il ma- le. Una vera oca, stupida come un'ameba, saccente sul nulla che nulleggia e nullifica, noiosa e logorroica, con una passione per delle scarpe di dubbio gusto. Insomma, perchè dovrebbe mai piacermi una quarantenne con la forza di volontà di un broccolo bollito che non è nemmeno in grado di pagarsi l'affitto perchè ha speso i suoi soldi in brutte scarpe?
Stucchevole e noioso, ma mi ha fatta addormentare, ed è finita lì. Alle sette della mattina seguente avevo abbastanza ore di sonno per affrontare radiosa, radiosissima, il colloquio d'ammissione alla laurea magistrale.
Però il giorno a seguire, ascoltando alla radio l'altro martedì di questa notizia, non so perchè Carrie Bradshaw mi è tornata in mente. Magari non sarà l'associazione mentale più sensata di questo mondo, ma una valida inferenza si. Ragionateci: il volantini distribuiti dagli emirati arabi e la figura di Carrie, veicolano lo stesso modello di persona: "Femminilità e coccole sono prerogative della donna. E sono solo alcune delle armi di seduzione machiavelliche di cui dispone."
Il messaggio veicolato dal volantino è che l'amore lesbico sia una sorta di quarto sesso, proprio come l'amore gay sarebbe il terzo. Ma, quando penso a quel mollusco che non muove un passo che non sia nella direzione di, nella ricerca di, nell'affannatissimo spasmo di un uomo, e buon per lei ma non venite poi a raccontarci che è figa, o così emancipata, perchè scopa in giro proprio come fanno gli uomini. E' LA tristezza. con tutti i suoi patemini d'animo, tutte le sue paranoie, non sa nemmeno godersi una one night stand senza farne venite fuori una stucchevole riflessione su come sia "Oh così bella, oh così sola! Oh prince charming, where are you? Io ti merito, non vedi le mie scarpe?"
Ecco, se questa è una donna, LA donna, io penso che mi vada bene essere parte di un altro sesso. Su quell'ameba, Kathleen Hanna, Peaches, Leisha Hailey, uber alles. Tzè

mercoledì 18 marzo 2009

All the way down

Fonte: afterellen.

Jen Foster, una cantautrice di Nashville che, ad oggi, sta per pubblicare il suo terzo album (intitolato Thirty-Nine), ha recentemente fatto uscire un singolo intitolato I didn't just kiss her, una sorta di risposta a I kissed a girl, di Katy Perry. Il testo, decisamente esplicito, racconta di una notte di sesso con una ragazza che, la mattina dopo, nega tutto e torna tra le braccia del suo ragazzo.
Piacerà di sicuro a chi aveva trovato I kissed a girl commerciale e irritante. A me, cui non dispiaceva nemmeno Katy Perry, questa risulta un po' più divertente, e il giusto controcanto.

Il testo non è ancora disponibile su internet, riporto giusto qualche frase presa da afterellen. La canzone, invece, si può ascoltare sul myspace di Jen Foster, ovvero qui.

I didn't just kiss her
We went all the way and I liked it

What's the point of trying to hide it?

You never know until you've tried it.

She said she only kissed me for the boys' attention.

She's tryin' to blame it on a little too much booze

But I can testify she knew what she was doing.

It was almost like she'd done it all before.

She's gonna go back to her boyfriend now, before the questions come up.

She's gonna tell him I'm stalkin' her around the clock, like I'm makin' the story up.

martedì 17 marzo 2009

I got you babe


Le aspettative erano già alte prima di vedere l'intervista, conoscendo Portia, conoscendo Ellen, soprattutto conoscendo lo Show (e adorandolo). Vedere il video, però, mi ha lasciata comunque senza parole, e spero davvero che capiate l'inglese, perchè poche altre apparizioni televisive meritarono quanto questa.
E, per citare Dorothy Snarker, suck it, Prop. 8.





[N.B. La canzone del titolo è stata cantata in chiusura di puntata, nel bagno, come da tradizione. Potete vedere il video qui.]

Le fonti del papa non sono attendibili


L'Aids non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi, aumentano i problemi.
Mi dicono che dio (qui rigorosamente con la lettera minuscola, non se ne dispiaccia chi ci crede) sia onniscente, ma temo che gli si debba spiegare qualcosa. La frase, ovviamente, non è sua, ma del papa, e riportata pressocchè da tutti i quotidiani di oggi, ma non dovrebbe, quest'ultimo, essere il suo portavoce?
Io, in quanto lesbica, poco ho a che fare con i preservativi, e mi va anche bene così. La maggior parte dei nostri incontri avviene al supermercato, mentre io aspetto il mio turno alle casse, canticchiando qualcosa che troppo spesso è Madonna e troppo raramente è solo dentro la mia testa, e loro sono lì, proprio alla mia destra, tra caramelle e rasoi. Ci guardiamo, indifferenti, canticchianti (nella mia testa, loro canticchiano Sugar daddy di Edwig), io penso che essere lesbiche sarà anche un peccato mortale, ma ci si risparmia davvero un sacco di soldi. Stop, finisce così.
Eppure, sul fatto che possano fare soltanto del bene, non si discute.

lunedì 16 marzo 2009

Il meraviglioso mondo della matemagica


Oggi avevo in programma di fare un post su Lindsay Lohan e i suoi problemi con la giustizia. Ne ho letto stamane su i miei amati giornali gratuiti, ed aveno già pronto un meraviglioso titolo cum annessa citazione musicale ( per la cronaca, era "stuck in folsom prison").Poi sono arrivata a casa, dove per fortuna non circolano solo giornali gratuiti e pesanti riviste di moda, e leggendo l'Unità ho appreso che
  • il 58% degli italiani è favorevole alle unioni civili
  • il 52% degli italiani considera l'omosessualità una forma d'amore come le altre
  • il 40, 4 % degli italiani ritiene che gay e lesbiche dovrebbero avere il diritto di sposarsi
(Fonte eurispes, progetto Italia 2009)
A questo aggiungiamo: i matrimoni, in Italia, dai 400 mila degli anni 70' sono passati a 270 mila data odierna.E' stato inoltre stimato che nel 2015, le unioni civili al momento a quota 670 mila, avranno sorpassato i sopracitati matrimoni.
Sapete che perfino gli animali sanno contare? Davvero! Me l'hanno insegnato all'università. Hanno le stesse capacità cognitive dei neonati, a livello di computazione. (Ecco perchè non si possono mangiare, capite? Non lo mangiereste mai un neonato.)
Se perfino gli animali sanno contare, com'è che chi ci governa non ci sa contare?
Si, è una domanda retorica.

domenica 15 marzo 2009

Tra lavoro, matrimonio e risate

Fonte: afterellen.

Io adoro queste due, davvero.
Nel video, l'addestramento di Portia De Rossi in vista della sua apparizione all'Ellen DeGeneres Show di lunedì.

My tender transgender heart

Fonte: gaywave, queerblog.

Martina Castellana, in origine Michele, partecipa alle elezioni provinciali a Salerno come candidata del Pdl. Oltre ad aver dichiarato che atteggiamenti machisti e maschilisti sono più presenti a sinistra che a destra, ha rilasciato una dichiarazione riguardo al Gay Pride, in cui ha affermato:
Se il Gay Pride dev’essere il vessillo di frustrazioni sfogate in un giorno allora, da questo punto di vista, concordo perfettamente con Mara Carfagna.

L'ennesima dimostrazione che non c'è una bandiera che ci accomuni tutti, nemmeno quella dell'intelligenza.

[Nella foto, Ru Paul.]

venerdì 13 marzo 2009

De constantia sapientis

Lasciate che oggi io sia polemica. Apertamente polemica.
Mi contesterete, spero, in caso vi troviate in disaccordo.
E mi perdonerà Seneca, spero, per l'ardire di aver utilizzato un suo titolo, e con argomento tanto diverso.
Recentemente mi infastidisco facilmente, sarà che il periodo del mese è quello sbagliato, oppure che ogni giorno ne salta fuori una, dal telegiornale, dal telefono, dalla vita di tutti i giorni, che la pazienza, limata, assotigliata, è vicina ormai allo sparire del tutto. Non parlo necessariamente di argomento gay, no, il mio umore è passibile di modifiche per mille altre motivazioni. Too bad, oserei dire.
Ciò di cui voglio lamentarmi ora, però, e con polemica, con aperta, spocchiosa, arrogante polemica, rientra irrimediabilmente in quel campo. Non sia mai finire fuori tema, no?
Mi lamenterò, vedete, delle maschere, cercando quell'ora di vero fuoco, quella sacrosanta rissa che già Sereni andava cercando, benchè, e mi perdonerà per questo, anch'egli parlasse d'altro.
Mi lamenterò di tutte quelle persone che non andranno al Gay Pride, che non ci sono mai andate perchè, attenzione attenzione, si tratta di un carnevale, di un vessillo di frustazioni sfogate in un giorno, di qualcosa che non serve a niente, se non a "nuocere alla figura degli omosessuali". Le stesse persone che, nella vita di tutti i giorni, stanno bene attente a non farsi notare. Le stesse persone che, però, in un ambiente ben protetto, a porte chiuse, con sole orecchie gay in ascolto, oppure dietro un nick che non sa svelare il volto che sta dietro, ebbene, allora quelle stesse persone tirano fuori l'orgoglio, l'esperienza, la padronanza.
Ed io mi chiedo, che ne viene dal fare le lesbiche navigate (e badate, parlo di ragazze perchè scrivo su questo blog, ma la lamentela è facilmente estendibile anche al maschile)?
Ed io mi chiedo, si è orgogliosi solo quando si è condivisi?
Ed io mi chiedo, che senso abbia.
Badate bene, non inneggio alla militanza, qui. Bensì (Il titolo! Il titolo!) alla semplice costanza. Avete (abbiamo) tutto il diritto di vivere come volete, di fare le scelte che preferite, di evitare complicazioni, se così credete.
E' l'utilizzo di maschere diverse, tanto diverse, a seconda della situazione, che contesto. E' quel carnevale che si fugge nel Gay Pride, e poi si imbastisce, costantemente, nella propria vita.

giovedì 12 marzo 2009

We love to boogie


Ho una vaga idea di chi sia Roberto Bolle solo perchè a the_frog piace il balletto, e più di una volta mi ha chiesto di accompagnarla. "Hmmm, sii, facciamo non ora, che non ho soldi...". Poi i miei soldi vanno sempre a finire in vestiti ridicolmente costosi e nulla, niente balletto.
Sicchè non nutro nessun interesse per gli uomini, non mi sono mai presa la briga di vedere chi fosse, il sopracitato Bolle. Se non che, leggendo Vanity Fair stamattina, ho finalmente capito a- chi fosse Bolle, e b- perchè diavolo ci fosse tutto questo bailamme intorno a lui.
A quanto pare avrebbe rilasciato un' intervista ad un giornale francese, ed alla domanda "Accetta pienamente la sua omosessualità?" rispose "Il cattolicesimo è ancora largamente diffuso e praticato in Italia. Non è una cosa che grido dai tetti. "
La faccenda rimase pacificamente oltralpe per un po', se non che quella gran pettegola cattiva di Aurelio Mancuso non fece un comunicato stampa per dichiarare che "Bolle aveva fatto coming out".
Seguono smentite, condite da ilari scuse come "Non ho una perfetta padronanza del francese, non avevo capito la domanda" (Francese, eh. Lingua neolatina. Non svedese, non finlandese, francese). "Era un argomento generale e non personale" (se lo dici tu...). Non amo parlare della mia sfera privata (posizione rispetabilissima). Per concludere con: "Rimane la mia simpatia e il mio profondo rispetto per le persone omosessuali" (immancabile!).
Hic est quantum.
Nella lettera aperta a Vanity Fair (niente interviste, questa volta), lamenta d'esser stato perseguitato dalle morbose attenzioni generate dalle sue innocenti, generali, considerazioni, eccetera eccetera.
Bah! Se non voglio discutere di un argomento, rispondo no comment. Se non parlo bene una lingua, mi porto l'interprete. Se affermo "Il cattolicesimo è ancora largamente diffuso e praticato in Italia. Non è una cosa che grido dai tetti.", frase parecchio ambigua, posso anche immaginarmi che verrà travisata dai giornalisti cattivi cattivi, no?
Non so perchè, ma mi sembra tanto una di quelle dive che non vogliono i flash, ma poi si mettono in posa. Caro Roberto, tranquillo. A noi, che tu sia gay o meno, importa meno di zero. Che tu preferisca le primule o le violette in giardino, due o tre cucchiani di zucchero nel caffè, andare a dormire alle 21.30, o a mezzanotte, nuotare al mare o in piscina. Hai ragione, sono affari tuoi.
Ma per favore, per amor dell'intelligenza di noi tutti, evita di regalarci perle come "Rimane la mia simpatia e il mio profondo rispetto per le persone omosessuali". Davvero, fanno cadere le braccia.
Da noi qualcuno con l'intelligenza e la sensibilità Clementine Ford no, eh?

martedì 10 marzo 2009

From all the ladies, the one I kiss is music


Nella foto, Peaches. Chi???!!?? Peaches!

Ahh, la gioia di saltare le lezioni!Se ci fossi andata, non avrei visto Malcom. In realtà, nemmeno avrei scoperto che davano ancora Malcom in tv. Che bel telefilm, Malcom. Non andare all'università chissà come si rivela sempre la scelta giusta. La puntata di Malcom era bellissima. La crudele baby sitter, non so bene per quale motivo, faceva credere a Malcom che Reese fosse gay e viceversa. Il culmine lo si è raggiunto in questo momento, quando i due fratelli, impacciatissimi, ballano sulle note degli Abba, ognuno come atto di gentilezza nei confronti dell'altro, presunto gay. Perchè ai gay piacciono gli Abba, no?
E' uno dei motivi per cui ho adorato, questa puntata, è che mi da ragione. Malcom mi da ragione. Abba = gay. E' assodato. E' inevitabile. E' il luogo comune. Scansati Madonna, le vere icone sono gli Abba. Take a chance on me...
Ecco, è di questo che voglio parlare, di luoghi comuni. Stereotipi, ma in ambito musicale. Presunte canzoni ricorrenti negli mp3 delle lesbiche. Sbaglio io, o non ve ne sono? Non vi è l'equivalente degli Abba, o di Madonna, o mi sono persa qualcosa?
Le mie scelte musicali sono molto precise, radicate, e so che prescindono dalla mia omosessualità. Amo visceralmente la musica che ascolto, e in nessuna delle canzoni viene cantato l'amore saffico ( Sii, ho il cd delle Tatu. Masterizzato, fu un regalo, abbiamo tutte avuto 17 anni). L'amo così tanto da essermela, più volte, tatuata addosso. Però mi piacerebbe avere un' Abba di riferimento, così. Per curiosità.
Per cui vi chiedo: chi sono i nostri Abba?

Over the rainbow, Bologna

Non so se abbiamo lettrici di Bologna. A dirla tutta, ero dubbiosa di avere proprio delle lettrici, finchè non ho messo il contatore di visite, lì, sulla sinistra, ieri mattina. Il risultato mi ha sorpreso non poco.
Pantomime a parte, per le (eventuali) lettrici di Bologna, o per chi Bologna la può raggiungere con facilità:
il 14 di Marzo, ore 18.30/19.00 presso l'Hotel Europa, Via Boldrini (a 5 minuti dalla Stazione Centrale) Daniela e Marica presentano un working progress del documentario Over the rainbow.

lunedì 9 marzo 2009

Habemus datam!

Nella foto, una scena a caso tratta da "Priscilla la regina del deserto", meraviglioso film australiano del 1994. Codesto film contiene un meraviglioso matrimonio di convenienza, a cui purtoppo non ho potuto fare "cattura immagine " perchè su mac non ho il programma adatto e pc, beh, siccome è un sordido pc non ne vuole sapere.
Lunedì mattina ho dovuto prendere i mezzi pubblici presto, molto presto, per raggiungere la cara, adorata segreteria di unimi, nella vana, vanissima speranza, che dopo tre anni di meticolose tasse universitarie versate, loro potessero restituirmi qualcosa. Per tenermi compagnia, e distrarmi dal gomito del tizio sedutomi accanto (il quale non aveva ben capito che, se sei raffreddato, non ha senso tenere il tuo fazzolettino in tasca, per estrarlo ogni minuto e rischiare ogni volta di colpire me, povera fanciulla, con gomitata sul naso. Tieniti in mano quel dannato fazzoletto, per Dio! ) Avevo i cari, beneamati, siano sempre lodati, giornali gratuiti. Una rapida scorsa alle notizie, e poi via, a cercar soddisfazione alla pagina delle lettere. E l'ho avuta, o se l'ho avuta!
E gay. Ed è mio marito.

In breve, la lettera racconta di una donna, quarantanni, sposata e con figlio. Sposata con un uomo gay, per all'appunto. Come mai? Perchè il marito, siccome i genitori insistevano, ha cercato una “donna alibi”. Perchè il marito, insomma, (cito testuale) “è gay, non praticante, ma profondamente gay.”
Dapprima mi ha ricordato moltissimo un libro che ho letto un paio di mesi fa,“ L'insegnate di astinenza sessuale”. Una delle storie, narrava appunto di un matrimonio di convenienza, fra un ex tossico poi cristiano rinato e una povera, simpatica ma non molto sveglia ragazza cattolica messa lì accanto a mera continenza dei suoi vecchi problemi.
Poi, fra una quasi gomitata sul naso e l'altra, mi sono chiesta, ma cos'è tutta sta storia dell'ortodossia gay? Come the_frog ha riportato nel post su improvvisamente l'inverno scorso, pare ci siano due modi d'essere gay: chi accetta cospargendosi il capo di cenere la triste condizione, e chi pratica, più o meno gioiosamente, la condizione. Nulla di nuovo, eh. La chiesa va da tempo predicando questa posizione, in maniera chiara ed esplicita, nelle sue comunicazioni ufficiali. Essere gay, noi tapini, ci è capitato. Godersi il fatto d'essere gay, è peccato. In parole povere: il sentimento d'affezione può anche essere accettato (noi tapini) ma fare sesso, no, quello proprio no. Quello male, ma-le, maaa- le. Ovvio, visto che non si producono bambini.
Ma non è nemmeno questo, quello che mi stupisce. È la quantità di tempo che persone non omosessuli passano a rimuginare sul sesso omosessuale. Non ce la fanno proprio a capire, che al di fuori del loro sistema, esista un altro, sistema. E non sto parlando, di ragazzini in preda a crisi ormonali, ma di persone che si ritengono più o meno autorevoli, che rilasciano dichiarazioni molto o poco intelligenti a giornali, che montano polemiche, che cantano canzoni cretine. Da “sono persone malate” a “ma io amo i gay!” “ai gay piace molto la moda” “oh, come mi fanno sesso le lesbiche” “ho molti amici gay, sono così sensibili” (e qui mi chiedo, ma quelli rozzi sono tutti amici miei?). Le parole, in particolare nell'ultimo periodo, si sprecano.
Tutte parole a vanvera, comunque. Meno chiacchericcio morboso sul sesso più diritti, graaaaaazie!

mercoledì 4 marzo 2009

Here comes the bride, again

Fonte: gossipblog.

Lindsay Lohan, versione sposa, ma una sposa del tipo Madonna - Like a virgin, in occasione del 70esimo anniversario del glamour. Bellissima, quasi irriconoscibile.
Lindsay, quello era anche il mio abbigliamento per carnevale!

Here comes the bride


Ho una genuina passione per Lindsay Lohan. Non so a cosa sia dovuta, probabilmente ai suoi capelli rossi, o alle commedie adolescenziali in cui recitava, genere che visceralmente adoro. Ho visto gran parte della sua filmografia (che faticaccia, eh), distrattamente seguito le sue vicende su Perezhilton, ammirato i suoi abiti su whowhatwear. Insomma, io sono decisamente pro Lindsay.
Per cui, quando ho saputo del suo (imminente, presunto?) matrimonio, ho sorriso. E riso parecchio, per tutto il battage che s'è mosso intorno, "Non può essere lesbica, le piaceva troppo il cazzo!"
Ah, ah, cicca cicca!

martedì 3 marzo 2009

Quando vinceremo le nostre personalissime Termopili


I miei amici vanno e vengono dalla Spagna (soprattutto Geco, ma anche dottorini di passaggio e non). Mi dicono che le mani prudono, di ritorno dal Paese dei Diritti Civili, ma io, da qui, mi guardo le mani e le sento prudere ugualmente. Ogni volta che leggo notizie come quelle di questi giorni, che raccontano come la Francia prepari una legge per le famiglie omogenitoriali, come l'Inghilterra conceda aiuti statali per la fecondazione in vitro per coppie lesbiche, e, attraverso l'Human Fertilisation and Embryology Act, permetta la nomina del secondo genitore.
Mi guardo intorno e mi chiedo quando vedremo cose simili anche qui. Partendo dall'inizio, eh, nessuno ha intenzione di correre. Ci accontenteremmo anche dei Pacs (Dico, DiDoRe, quello che è), se si decidessero. Ma perchè lo facciano, bisogna prima convincerli che il mondo non crollerà, che non si romperà l'equilibrio, e questo lavoro, temo, è tutto sulle nostre spalle.
Questione di matematica. Nove ad uno, come da luogo comune. Una sproporzione da Termopili, da battaglia di mito. E sarà mitica anche la nostra, di battaglia, mitica la vittoria. Una volta ottenuta ci si guarderà indietro e non ci si riconoscerà più. Come quando abbiamo abolito la schiavitù, come quando abbiamo dato il voto alle donne e l'istruzione a tutti. Non sarà più lo stesso mondo una volta che avremo i nostri diritti, non ho paura a dirlo, ma sarà diverso perchè sarà migliore. Perchè questa è l'unica scelta possibile, e per quanto il percorso possa essere doloroso, la fine non può essere che la vittoria. Non siamo come un popolo che, in estremo, si può annientare. Non siamo una lingua che può essere dimenticata bruciando i libri e vietando le parole. Non siamo qualcosa di acquisito, bensì qualcosa di essenziale. E in quanto essenziali saremo sempre. E prima o poi (ma confido, ormai, che sarà prima), prima vinceremo noi. Avremo i nostri diritti e sembrerà ridicolo che si potesse questionare a riguardo.

domenica 1 marzo 2009

Pantofole e tv


Si torna a casa presto, oggi, perchè il Rha Bar senza un buon BloodyMary ha proprio poco da offrire.