venerdì 31 luglio 2009

Come far accettare il proprio coming out (genealogia di un post)


Questo post nasce così: 
1. Geco mi manda un messaggio: non ce la farà a postare, passa la  patata bollente.
2. Apro il notebook, Opera, Blogger. 
3. Apro winamp e metto su musica. Nello specifico: Ladytron - Paco!, LCD Sound Sistem - Get innocuous, CSS - Music is my hot hot sex, Chicks on speed - Shooting from the hip, Jukie XL feat Lauren Rocket - Cities in dust
4. Penso: 3 Settembre, Peaches a Milano, Peaches in Lword. Penso: The Kills - Cheap and cheerful, scena lesbo in Dr House. Penso: chissà perchè alle lesbiche piace l'eletroclash? (Mi rispondo: secondo me per via dei vestiti.)
5. Io, all'eletroclash, sono arrivata attraverso un'adolescenza sopra le righe (come da foto) e la sua musica. Dopo quella, il fatto che fossi gay era davvero l'ultimo dei problemi, per i miei.
6. Penso: ecco un modo per rendere il coming out meno traumatico!

giovedì 30 luglio 2009

Was it the cure? Hell not!

E' difficile trovare una foto di suore senza inciampare nel fetish.

Non credevo esistesse davvero Lesbian nuns: breaking the silence, pensavo fosse l'ennesima iperbole di L word, che tanto a all'assurdo ci aveva già ben abituate. Ah! Ingenua! Esiste un libro per qualsiasi argomento, dai vegan cupcake alle suore lesbiche. Che sembra un bell'ossimoro, suora- lesbica, ma esistono. Nel libro ce ne sono ben 50, ognuna di loro racconta la sua esperienza di monaca, o molto più spesso di ex monaca, monaca irriducibilmente lesbica. Pubblicato nel 1985, le suore hanno tutte prestato servizio nei decenni '50 '60 '70. Alcune di oro sono nate nel 1920, altre sono entrate in convento giovanissime, attorno ai 16- 17 anni. La premessa è necessaria perchè (suonerà stranissimo, lo so) sono entrate in convento in quanto lesbiche. Non obbligate, badate bene, ma volontariamente. Per evitare un percorso già tracciato con matrimonio e figli, o semplicemente per evitare gli uomini, per vivere circondate da donne tutto il giorno, tutti i giorni. Affascinate dall'idea, poca concretetezza. Più o meno conscie della loro omosessualità, assolutamente fervide credenti, hanno tutte trovato l'amore in convento, molte hanno fatto coming out e respinte dalla comunità, ne sono uscite. Va bene, chiarito l'ossimoro. Detto questo, il libro è un po', sgradevole? Si, sgradevole è l'aggettivo giusto. Per quanto io non abbia un briciolo di fede ,nemmeno un pochino, ho trovato fastidiosi i passaggi in cui, con una certa sfrontatezza, si raccontava di come, ripetutamente, le monache avessero rapporti fra loro. Una sorta di covento/ film porno/ clichè, insomma. Peccato abbiano fatto un voto di castità. C'è poco da raccontarsi che il sesso fra donne non è sesso, che se si limitano a toccarsi le tette il celibato è ancora in piedi. Non credo in dio, ma penso che un impegno vada rispettato. Ma tutto torna alla premessa, per cui è stato tanto, tanto tempo fa. Tempi diversi,società diversa, realtà diversa. Di fatto questo libro non ha colmato le mie lacune sulle suore, uffa.

mercoledì 29 luglio 2009

Io, ingenua, e il vecchio mondo tutto attorno

Sono tre giorni che Etwas preme perchè renda nota di un articolo del corriere di venerdì, riguardo uno studio tedesco sui figli di genitori gay. "E' recente", mi dice, "dovresti trovarlo ancora su gay news. E' importante, ed è in argomento con Over the rainbow".
E in effetti eccolo lì l'articolo, su gaynews che non ci delude, intotolato Germania: i figli dei gay sono felici. Racconta di uno studio commissionato niente meno dal Ministero della Giustizia che, addirittura, una volta sentitosi dire che si, i figli dei gay sono felici e normali e no, non c'è bisogno per forza di una figura maschile e una femminile, ha chiesto l'estensione del diritto di adozione piena alle coppie omosessuali (al momento una donna lesbica può adottare il figlio che la compagna ha avuto da una precedente relazione). Novità che scottano, pare, se non altro per quella volontà ad agire in base ai risultati, a dar loro retta (non altrettanto fa la Cdu, che si ostina a ripetere che "secondo loro" una famiglia eterosessuale rimane un esempio migliore), che danno un po' di speranza. A leggere queste notizi, a frequentare persone aperte ed intelligenti, ad essere fortunate in famiglia, ci si può quasi illudere che il mondo stia davvero cambiando e che, avendo un po' di pazienza, si arriverà là dove si vuole arrivare.
Per fortuna, ogni tanto, qualcuno si frappone come un muro tra te e questa idea, facendoti sbattere la testa e ricadere indietro un po' stralunata.
A me questo è successo ieri notte, sempre sullo sfondo del mio piccolo villaggio in mezzo al nulla. Si è finiti non so come a parlare di gay (mi pare che l'imput fosse: quando ci provano i gay però è peggio, e da lì a valanga) e dopo un esordio splendido da io sono tanto amico dei gay, gay è bello, se fossi gay non avrei nessun problema a dirlo e a viverlo, quel che fai tu nella tua camera da letto non mi interessa perchè non ti cambia come persona, c'è stata la prima caduta. No, ma io il matrimonio ai gay non lo darei. Perchè? Perchè il matrimonio è unione fra un uomo e una donna, perchè la famiglia, perchè è diverso. Tutelarsi? Certo, poverini, devono. Ma non col matrimonio. E neanche, mettiamo, con un'istituzione X, che non sia matrimonio ma lo scimmiotti. Facciamo un contratto che si possa sottoscrivere dal notaio. Facciamolo così. Dal notaio? E perchè mai? (Fate attenzione a questo) Perchè lo stato non può promuovere una realtà che non è un esempio da seguire. Silenzio mio, sbigottimento. Continuano. Come per i figli. Cosa, per i figli? Mica glieli daresti, dai. (n.b. Benchè io avessi detto espressamente "Ero a cena dalla mia ragazza", qualche minuto prima, l'informazione era stata ignorata e una volta inziata la discussione sui gay ho evitato di ripeterla per evitare il buonismo fasullo derivato dall'avermi lì). Ed io, ingenua: si, glieli darei, perchè? Perchè un bambino ha bisogno di una madre ed un padre. Eccolo qui. E se provo a chiedere perchè si ha bisogno di una madre ed un padre, mi rispondono. Perchè è natuale, perchè per procreare di cosa ai bisogno? Si è provato a dire che l'istituzione famiglia non è niente di natuale, e che la vita che conduciamo noi uomini occidentali del 2009 non ha niente di naturale, dal dentifricio agli occhiali da vista, ma no, l'informazione non passa. Per procreare hai bisogno di un pene ed un utero. Ci si blocca lì. Dato che sono una persona a cui piace discutere provo a chiedere: ammettiamo che non gli si permetta di procreare (nella fattispecie diniego che colpirebbe solo le donne), perchè negare anche l'adozione di un bambino altrimenti destinato a crescere solo in un istituto e a conoscere comunque soltanto il "ruolo femminile" delle suore o chi per loro. Ma ricevo di nuovo un no. Perchè le adozioni sono difficili anche per gli etero, perchè dovremmo darle ai gay. E poi, magari (detto con spavento) anche ai single!Corsivo
E già, che paura pensare di far adottare ad un sigle un povero bambino! Chissà come crescerà! Già, chissà... chissà se ci hanno mai fatto uno studio sopra, e nel caso cosa abbia detto. Ma, in fondo non importa. Secondo me, comunque, non crescerebbe bene, quindi perchè informarsi? Teniamo le cose così come stanno, più a lungo possibile.

lunedì 27 luglio 2009

Quel tesoro alla fine dell'arcobaleno


Prima di tutto, mi scuso per la mia presenza altalenante, ma al momento mi trovo in un posto dimenticato da dio e dalle telecomunicazioni e anche ad avere la pennina per internet (un padre programmatore fa sempre comodo), ci si riesce a connettere più no che si, e sempre ad orari improbabili. Ad ogni modo, spesso l'isolamento si rivela una cosa positiva, evitandomi ad esempio i consigli sessuali di un settantacinquenne, ma mi fa perdere anche le foto di Madonna a Madrid, e a me piace Madonna. Ma soprattutto, mi costringe a star lontana da questo blog. Per fortuna siamo in tre a tenerlo e col passaparola riesco più o meno ad essere informata sulle novità e i commenti, perchè, insomma, mi manchereste altrimenti.
Per fortuna, grazie a Geco e alla sua magica pennina tv, sono anche riuscita a vedere Over the rainbow. Che dire? L'avevo consigliato sulla base del trailer e ho trovato conferma nella visione integrale. Over the rainbow è molto corto e molto intenso. E' come far breccia sulla vita di due persone, spiare dal buco della serratura. Quel che si vede sono istantanee, complete e perfette, ognuna col suo carico di significato. La storia non si costruisce, è già lì, e la sensazione di "spiare" è data dalla veridicità di ogni gesto, delle parole, del loro modo di guardarsi. Non si può che immedesimarsi, condividendo il desiderio di maternità o anche solo un'idea di giustizia che non sa e non vuole "aspettare che la società sia pronta". Certe cose che vengono dette sono come un pugno nello stomaco, ma alla fine il documentario lascia commossi, felici per loro, speranzosi.
Quello che a me è piaciuto di più sono le precisazioni che di volta in volta Daniela e Marica facevano nel corso delle discussioni, dimostrando di non voler scendere a compromessi e di avere una forte, sana e orgogliosa coscienza di se stesse e del loro rapporto.

sabato 25 luglio 2009

Lesbian Vampire Killers

Non ho trovato nessuna foto soddisfacente del film, quindi ecco ai voi Elvira.

Sono un'amante del trash. Film,libri, programmi tv: qualsiasi cosa che sia sufficientemente brutta, ostentata e stupida si guadagna la mia fedeltà. Negli ultimi mesi, oltre all'immancabile uomini e donne post pranzo/pre studio, ho visto pecore mannare, preservativi assassini, alieni improbabili, letto di vampiri mona e smidollate ragazzine. Potevano forse mancare le lesbiche vampire? Ovviamente no.
Bene. So che il film ha sollevato diverse polemiche, (qui un assaggio), ma molto superficialmente, l'unico pensiero che ha attraversato la mia assonata mente una volta finito il film e chiuso il mac è stato hmmm, vampire, lesbiche, lesbiche, vampire...hmmm... immortalità, pelle diafana ad vitam, capelli rossi,...vampire lesbiche...Si,mi va bene. Reclutatemi.


venerdì 24 luglio 2009

L'ago nel pagliaio




Volevo fare un post sul nuovo (orribile) video dei Black Eyed Peas che ho visto in palestra ieri mattina (fortuna che i televisori sono tutti privi di audio), protagonista una delle vittime dell'ultima epidemia di bisessualità, Fergie, una donna molto fine e per nulla plastificata, video parecchio squallido ed insulso, soft lesbo guarda come sono trasgressiva tocco le tette alle mia ballerina in reggicalze sono proprio una trasgressivona; quando spulciando fra le chiavi di ricerca che hanno condotto al blog ho trovato "sarah shani è gay?". No, pare di no. E' spostata di fresco e pure incinta.
Se avete anche mai dato un'occhiata ai siti dedicati a the L word, ben sapete che il lesbismo vero o presunto delle attrici è un tema scottante. Dunque, Katherine Moenning non può che essere lesbica a causa della sua faccia, del suo fisico, del suo abbigliamento, Bette e Tina quando si baciano lo fanno con troppo trasporto facciamoci dei dubbi, Leisha Hailey lo è quindi non ce lo si chiede, quella che fa Tasha non si sa ma tanto non piace a nessuno, lo stesso vale per psycho Jenny che è cattiva cattiva e pure bisessuale accertata, Sharmen era troppo credibile e quindi, pure Sarah Shahi is one of us. Già. Recita, povera Sarah. Recita anche in Life, (parte eterosessuale ) e a mio modesto parere molto molto meglio. Proprio come Robert Pattison non è davvero un vampiro, Mary Luise Parker non è una spacciatrice, Jennifer Garner non è un agente della CIA, e Christian Bale non è davvero Batman.

Girls on film (got your picture), girls on film!

giovedì 23 luglio 2009

Se Top Girl scopre le famiglie arcobaleno


Oltre a due bandiere con faro e arcobaleno, un brandello di boa piumato rosso promesso a un'amica per una sorta di caccia al tesoro gay e ad un santino di San Gaio raccolto da terra, nella valigia di ritorno dal Pride, un mese fa, avevo infilato anche una copia di Top Girl. Due euro di rivista per teenager che ci ostiniamo a pagare quando scoviamo in copertina un titolo utile alla causa del blog.
A convincere etwas e me a portarci a casa il numero di luglio stavolta è stato questo: La nostra famiglia allargata e, puntini di sospensione, omosex! Non potevamo lasciarlo in edicola. Quando lo leggevo io da ragazzina questi temi non si sfioravano nemmeno nella posta sconcia della sessuologa, figuriamoci una vera intervista con tanto di foto di famiglia.
Ciò che salta all'occhio da subito è il sondaggio lanciato a sondare il terreno per l'articolo. 45 top girls su 100 ritenevano che il figlio di una coppia omosessuale non potesse crescere felice, in 29 si dichiaravano dubbiose e solo il 26% delle lettrici aveva un opinione positiva a riguardo.
La storia che l'autrice del pezzo racconta è quella di due adolescenti, Morena e Martina, che da 8 anni vivono da sorelle in una famiglia ricostituita dalle rispettive madri. Le ragazze raccontano senza imbarazzo di come le madri si fossero avvicinate dopo la fine delle precedenti relazioni con i propri padri. Di come entrambe si fossero accorte da subito, ad appena 8 anni, che il rapporto tra le due non aveva i tratti di una semplice amicizia. Di come la scelta di andare a vivere tutte insieme come una famiglia fosse sembrata loro la conseguenza naturale. Sia Morena che Martina lottano nel movimento per i diritti dei gay affinchè famiglie come la loro possano finalmente ottenere i diritti delle altre. Martina si mostra dispiaciuta del fatto che la madre e la compagna non possano adottare altri bambini, come desiderano. Morena spiega con orgoglio che il padre non si è mai opposto alla nuova relazione dell'ex moglie millantando ad esempio problemi per l'educazione della figlia. Hanno le idee chiare, loro.
Molto meno le psicologhe chiamate a dare un'opinione sulla loro realtà. Una in particolare nega addirittura che la loro si possa considerare una famiglia in quanto “ è ricostituita” mentre “quella originaria è quella che le ha cresciute (padre e madre)”. Una risposta tanto sconclusionata quanto falsa, come sapreste anche voi se aveste una fidanzata che fa studi sociali. La stessa sostiene, più avanti, che le ragazze combattano battaglie non proprie e che in realtà “chiedano alla società una legittimazione che loro non riescono ancora a darsi”.
C'è da sperare che ad influenzare il prossimo sondaggio sui genitori omosessuali saranno i fatti raccontati dalle ragazze e non le opinioni dell'esperta

mercoledì 22 luglio 2009

Over the Rainbow

fonte: l'unità

Cara, cara tv: domani sera, 23.40 su Rai tre, Over the Rainbow (ne avevamo parlato qui)
Non lo sapevate? Sapevatelo!

Let the children lose it, let the children use it, let all the children boogie


Bisogna controllarli, i bambini. Che se non li si controlla, si buttano sotto alle macchine, cercano di sposarsi fra loro e può capitare che mon dieu! due bambine si bacino. No, non è l'aneddoto del giorno, ma la puntata di Weeds che ho visto ieri notte. E' un bel gran telefilm, Weeds. In Italia causa dei contenuti "forti" e della scarsa dose di melassa intrinseca, è stato sballottato da un orario all'altro fino a finire nel limbo notturno di Raidue. (comodo e conveniente, se siete insonni)
Marchio di fabbrica Showtime (e si vede), ha anche il suo Shane ma è un bambino di otto 10 anni amante del karate, e dieci anni ma tutt'altro che glamour -lesbian-los angels -ricca -bella e non lavoro mai erano le bambine che in fine di puntata, si baciano. Semplicemente perchè sei così carina! E la madre, passando di lì adorabilmente crudele come da personaggio, senza fare una piega, obbietta: sappi, che non puoi diventare lesbica solamente perchè non vuoi perdere peso. Lo so che guardi certe donne, con certe tendenze, e pensi hey, lei ha trovato l'amore! Ma non è così, non è così che funziona nell'amore lesbico.Credimi, c'è una certa etica.
Al moige sarà salito il sangue al cervello ed annebbiata la vista per il sacrilegio profano, tremendo sacrilegio, poveri bimbi che state a fare ai bambini, scari innocenti e grassi putti, qualcuno pensi ai bambini, che possono diventare gay!Proprio così, anche se la loro madre è casalinga dell'anno.

martedì 21 luglio 2009

Gli etero sono proprio i migliori genitori possibili



Periodicamente, di solito a ridosso di un esame particolarmente avvilente per la mia attività cerebrale, sparisco dal blog e dal mondo esterno. Le mie giornate di reclusione volontaria causa studio toccano i picchi più alti durante i pasti e il momento telefilm in streaming.
L'ultima volta che sono uscita da uno di questi periodi, la bottegaia di fronte a casa mi ha accolto con un caloroso ben tornata, dov'eri questa volta, sempre Spagna?
Non che studi davvero per tutto il giorno, eh! Ma alcune materie mi spengono a tal punto da rendermi faticosa qualsiasi attività che non sia ridere davanti a un episodio di How I Met Your Mother. Se l'idea di vestirmi per fare una passeggiata non mi sfiora nemmeno, figuriamoci quella di mettermi a scrivere.
L'esame avvilente, anche detto statistica, è domani e da qualche giorno ho realizzato che proprio no, non sono ancora in grado di darlo nonostante l'isolamento. E allora sono andata in vacanza. La meta, un gigantesco centro commerciale fuori città, alla ricerca di un costume da bagno. È proprio all'outlet di Calzedonia che ho trovato il materiale per una nuova puntata de “ Gli etero sono proprio i migliori genitori possibili”. Una scenetta fin troppo simile a quella citata da the frog nel primo post della rubrica, il che mi fa pensare ad un'epidemia di anacronismo:
Commessa: E allora.. ormai ci siamo.. maschio o femmina?
Cliente-amica: Maschio, è un maschietto..
Commessa: Ooooh, meno maleee!! Anch'io voglio il maschio!
Cliente-amica: Per la gioia del padre..
Commessa: Eh beh, ci credo!
Ma un Oh meno male talmente sentito e liberatorio che potrei capire solo se la signora avesse una ditta di traslochi a conduzione familiare e figliasse al solo scopo di allargare l'attività.
Molto più divertente la bambina in libreria che, puntando col dito un'illustrazione, chiedeva insistentemente ad una madre di ghiaccio a te chi ti piace di femmine qui? non curante del ripetuto e seccato nessuno ottenuto in risposta.

lunedì 20 luglio 2009

Bad reputation

Fonte: queerblog.

Sarò prevenuta, ma quando penso a Kristen Steward io penso a questo:

Di sicuro non a questo:
E quando penso a Dakota Fanning penso a questo:
Non certo a questo:
Invece, alle volte riescono davvero a sorprendere, ed io sono ansiosa di vedere questo film. Il titolo è The Runways e racconta la storia del gruppo fondato a metà degli anni '70 da Joan Jett.
Un attimo, voi sapete chi sia Joan Jett, vero??

Ma certo che lo sapete!

sabato 18 luglio 2009

Figli diversi


Oltre al Veganch'io e alla centrale elettrica col suo scoppiettante funzionamento, a Brugherio abbiamo anche una piccola, fornitissima biblioteca. Straordinariamente fornita non solo per essere la biblioteca di un paesino ex provincia di Milano. Qualsiasi tipo di argomento, biblioteca ha la risposta.Ne è la riprova il fatto che, mentre state leggendo questo post, io sono su un treno con Dentro il convento. Cinquanta monache raccontano la loro sessualità (ampio capitolo sul lesbismo, e a dispetto del titolo ammiccante non è un porno. )
Così, quando a dicissette anni circa mi resi conto che oibò ero lesbica, biblioteca aveva anche in quel caso la risposta per me. Mi è capitato di rileggere questo libro di recente, dopo la visione di 2 volte genitori. Per quanto i diciassette anni siano passati da un pezzo e nel testo i prezzi sono ancora in lire, il testo, passatemi il clichè, è straordinariamente attuale. Pensavo fosse andato fuori produzione (la copia della biblioteca in pratica cade a pezzi), ho scoperto con piacere invece che è stato ristampato diverse volte, si trova senza problemi. Compratelo, o prendetelo in una biblioteca compiacente.E' un libro sostanzialmente utile come pochi

Mi correggo: il libro sulle suore non ha un ampio capitolo sul lesbismo, è un libro sulle suore lesbiche. Letteralmente Lesbian nuns: breaking the silence. Magie della traduzione italiana, anno del signore 1985. Questo testo figurava anche in una puntata di L Word, e io che pensavo se lo fossero inventato...

venerdì 17 luglio 2009

Dov'è Wally?



La distanza fra casa mia e casa di Marco Carta si percorre più o meno in un quarto d'ora scarso a piedi. Non che voglia vantarmene, eh, spero che le persone che considerano una fortuna una simile vicinanza stiano ben lontane da questo blog. Mah, insomma, veniamo dalla stessa città, e la stessa città, essendo piccola, mormora, soprattutto quando uno è diventato famoso. Le voci, però, si sa, sono inaffidabili, e per loro natura dicono tutto e il contrario di tutto. Pare che alcune voci fossero più insistenti di altre, tanto da far sentire il bisogno di mettere i puntini sulle i, così il signorino, in un'intervista a Top Girl, ha dichiarato che no, non è gay. Ne vengo a conoscenza tornando dal concerto di Madonna (che commozione!), mentre slego la bici di Etwas dalla mia (che, in perfetto stile fantozziano, rimarrà lì dov'era stata legata, visto che andando al suddetto concerto è scoppiata una gomma), un cartellone un metro e mezzo per uno urla "Non sono gay, ma anche se lo fossi?". Detto così, c'è da ammettere che sembrava tanto un tastare il terreno, ma inaspettatamente leggere la dichiarazione per intero ha dato tutto un altro spessore. In fondo è più che condivisibile.

Io non sono gay. Ma il punto è: ma se lo fossi, che male ci sarebbe? Viviamo in un paese libero e ognuno può pensare di me ciò che vuole.

Ma non è questo il punto. Che Marco Carta sia o non sia gay, a me poco importa. Il punto è questo, moltiplicato all'infinito, per tutte le volte che qualcuno fa o dice qualcosa che può risultare ambigua. Mi associo a Nutini:

Sinceramente sono un pò stanco di questo “giochino scova gay” a tutti i costi.

Ecco, si. Tra l'altro, anche volendo, dov'è Wally era divertente perchè c'era da trovare Wally, coi pantaloni azzurri e la maglia a righe bianche e rosse e la sciarpa (benchè la mia immagine ne sia sprovvista). Indicare chi secondo te era Wally travestito non valeva.

giovedì 16 luglio 2009

Fag Hag



Esplichiamo: (wikipedia, ovviamente)

fag hag is a gay slang phrase referring to a woman who either associates mostly or exclusively withgay and bisexual men, or has gay and bisexual men as close friends. The phrase originated in gay male culture in the United States and was historically an insult. Some women who associate with gay men object to being called fag hags, while others embrace the term.

Ovvio, no? Giusto per ricalcare lo stereotipo dei gay sensibili, amanti dell'arte e della moda (miei cari amici gay, di voi in quanto a senso estetico se ne salvano due), e del clichè checca isterica/fraterna/guardaci, siamo troppo will e grace! Il tutto nasce dal nostro week end a Torino. Banchina a porta susa, caldo stanchezza e lividi. A fianco a noi: esemplare uno di maschio, capello piastrato e mesciato, trucco fucsia ed abbigliamento fra l'emo e il party monster. Vocetta stridula e pedante, evidentemente il capo branco. Esemplari due di femmine in stato adorante, soprappeso pettinate e vestite come Amy Winehouse, stessi modi fini. Squiitti ed urletti ogni volta che il maschio apre bocca, con tanto di colatina di bava ed inchino a toccarsi i piedi. Roba che le Geishe in confronto sono principianti nell'arte del servilismo. Amo, attenta allo zaino che c'è dentro la piastra ! Amo, raccogli la lacca. Amo, ma allora te lo sei scopato quella, eh, sgualdrina! Amo, cercami una sigaretta. Amo, lui mi vuole ma io non lo voglio perchè voglio l'ex del mio ex che è pure mio cuggino. Amo, la piastra ho detto!
Insomma, boh. Fortunatamente sono saliti su un altro vagone, perchè anche il trash morboso ha un limite. Poi mi rendo conto di non sapere nulla di fag hag (come non so nulla delle suore, avete libri da suggerire?), faccio una ricerchina in internet, e incappo in diverse cose che mi inquietano discretamente (due in particolare il twincest e gli shonen ai), e in questo
Bah. Sono un uomo gay intrappolato nel corpo di una donna è una frase che giusto giusto nella bocca di Miss Ciccone non sfiora il ridicolo, che tanto Madzilla ci ha abituato a questo e di più.
Per il resto, fastidio e noia noia e fastidio. E' proprio un fetiscismo che non capisco. Come non capisco la saga di Twilight, l'abbigliamento nero più fucsia, il fantasy, la musica hip hop , i libri di harry potter, quelli a cui piace la fenomenologia dello spirito. Mi sa che sono vecchia io, comunque. Io e le mie suore. Che palle ste frociarole, insomma. Siamo punto e a capo, quindi. Fa un caldo impossibile e non ho più puntate di Alias.

Che poi, io spezzerei una lancia in favore della povera Grace Adler, considerata la regina di tutte le fag hag. Molto meno morbosa, povera Grace. Molto meno morbosa.

PS spulciando su shinystat le chiavi di ricerca che hanno condotto al blog, spesso si trova "sugar rush streaming".Oggi, in cinque cercavano "tipping the velvet streaming".Per non alimentare ulteriormente false speranze: non ho idea di come funzioni lo streaming. Non vedo le cose in streaming. Uso un vecchio, brutto ma efficace metodo che inizia con t e finisce con t.Si,proprio quello

mercoledì 15 luglio 2009

Get into the groove



La connessione a internet è scontata, nel mondo occidentale. Va bene, che la tua ragazza trasferita di fresco non abbia internet a casa, che tanto lei e il suo conquilino se ne partono per tutta l'estate nella loro isola caraibica personale. Ma il mio modem con la sua lucina lampeggiante, la sua connessione a spizzichi e bocconi, le telefonate a tiscali con conseguenti varie e sempre più ridicole risposte: perchè a me perchè? Motivo per cui questo blog non viene aggiornato. Rimettete in vita il criceto che girava la ruota della mia adls e ridatemi la civilità.
Nel frattempo: siamo andate al concerto di Madonna. Gran donna, miss Ciccone.
Non sono una grande fan, ma i soldi del concerto se li è valsi tutti. Nel momento in cui ha baciato una delle sue ballerine (la quale era agghindata come Madonna medesima in like a virgin) i componenti di questo blog hanno perso ogni contegno e applaudito con molta molta foga.
Il tutto si chiude con nuove consapevolezze: una, Micheal Jackson non è morto, l'abbiam visto sul palco ieri. Due, qabbalah e yoga da domani tutti i giorni from here to eternity. Tre, voglio vestirmi come Madonna in desperately seeking susan. E no, non per carnevale

sabato 11 luglio 2009

We're making a little history, baby


Lui si presenta in camicia e giacca. Niente cravatta sui bottoni lasciati aperti, in compenso i capelli sono perfettamente ordinati, pettinati indietro. Questo almeno all'inizio del concerto. Col tempo si perdono microfoni e indumenti, la compostezza. Quando le teste collaborano, liberano un corridoio per mostrarlo incredibilmente vicino. Canta sudore e danza sulle parole. Ascoltiamo i nuovi poeti, ma troppo spesso ne sottovalutiamo la carica emotiva. E' la portata delle parole, ancora, alle volte. E se si sente odore di pioggia sull'erba, e se il sole tramonta sull'originale di Versailles, e se tuo fratello ti tiene fra le braccia e ti culla, e se canta This is a weeping song anche senza Blixa. Si piange un po' (metaforicamente) anche per chi non c'era in questa Torino che ama.
Il giorno dopo si arriva un po' prima. Non siamo tipe da festival, noi. Si arriva giusto in tempo per guadagnarsi la prima fila, con la pancia contro la transenna. Oggi non si dovrà sperare nella benevolenza delle teste, per vederle in viso. Oggi sul palco ci sono Mira ed Helen, e non siamo le uniche a pensarci, le ragazzine in fila per la birra non parlavano d'altro). Lucrezia è con me ad immortalarle, ma è superflua, il mio cervello sa scattare foto altrettanto durature. Quando salgono sul palco il tempo è tutto per cantare, saltare, scattare (in compagnia di ragazze tisiche inaspettatamente carine e indubbiamente lesbiche). Quando salutano, lasciamo il nostro posto ad una guerra di corpi che aspettano qualcun altro.
Questa è una digressione. Per tornare in tema, vi racconterò un gossip che gira in rete (e a cui io ed Etwas abbiamo scelto arbitrariamente di credere): pare che le due ragazze qui sopra se la intendano. Ora, provate ad immaginare cosa riempisse i nostri pensieri mentre loro saltellavano sul palco.
La verità è però che in certi momenti non ha davvero nessuna importanza con chi vai a letto, e sono ottimi, splendidi momenti.

Gli etero sono proprio i migliori genitori possibili


Foto del concerto. 300, foto del concerto. (ma la risoluzione di blogger fa davvero schifo!)
Non mi hanno educata male, i miei genitori. A tempo debito mi hanno spiegato che si attraversa solo sulle strisce, si guarda da entrambi i lati prima di attraversare, si da la precendenza a chi di dovere, non si attraversa col rosso e non si cammina in mezzo alla strada. Questo non mi ha impedito, ieri, di venire quasi investita da un pullmino in un pittoresco borgo medioevale (pulmino che, ho scoperto alcuni minuti dopo, conteneva i Ladytron. Ah ah, risata isterica.)
Comunque. Uscite del suddetto concerto, mentre intraprendiamo la lunga marcia per arrivare alla navetta che dal pittoresco borgo ci riporterà in quel di Torino, incappiamo in un episodio che farebbe inorridire qualsiasi pedagogo, e che indubbiamente si merita questa rubrica.
Scena: padre e figlio devono attraveresare la strada, figlio sugli otto anni in bici, paragominti ginocchiere e casco. Macchina all'orrizonte, il padre si frappone fra la macchina (che andava ,che so, a 5 km all'ora? ricordiamo che siamo in un pittoresco borgo) e il pargolo, pargolo che decide di scansare padre e passare comunque davanti alla macchina. Ripeto: borgo, macchina ferma, bambino iperprotetto che nemmeno se cadessero meteoriti così bardato potrebbe farsi male. Finita la delicata operazione d'attraversamento strada, il padre inizia ad urlare, isterico, che poteva anche morire ma sei scemo ti ho detto di attraversare a destra non la TUA destra ma la MIA destra gnurant potevi anche morire thò (segue vigoroso scapellotto). Il padre indi si allontana per salutare assolutamente gioviale degli amici, bambino resta lì fra il mortificato e il furioso, con uno sguardo così pieno di disperazione da farti venir voglia di portartelo via anche solo per farlo andare in bici senza fisime.
Ieri stavano per investirmi, però almeno avrei avuto un bel ricordo dei miei genitori.

martedì 7 luglio 2009

Undead! Undead! Undead!


(Ancora una foto dal Pride)
Sono stata a lungo assente da questo blog non per scelta ma per necessità. O meglio, visto che mi piacciono le parole e cerco quanto più possibile di essere precisa, per contingenza. Etwas l'ha accennato: ho cambiato casa, agli antipodi di Milano rispetto alla precedente abitazione e, ovviamente, senza internet (situazione questa passeggera, per fortuna). Ma non è tutto, se giugno è periodo di Pride e d'esami, luglio lo è di esami e di Traffic, e poi sarà ora per me di tornare per un po' nella mia adorata isola. Il tempo è come compresso, privo di spazi d'aria dove incastrare un post, un commento, un saluto. E me ne dispiaccio. 
Sono, per questo, un po' arrugginita. Abbiate pazienza.
Andando con ordine, in pillole:
Pictures of you (, pictures of me)
Immagino abbiate visto le foto che ho scattato (ringrazio per i complimenti, sono arrossita e il mio ego è diventato un po' più grosso). Ho cercato di evitare le solite rappresentazioni da carnevale, soprattutto per via della visione deformante che di solito è loro legata, a favore dei volti. Ero particolarmente interessate alle persone adulte, alle famiglie, agli anziani che hanno partecipato. Ho evitato allo stesso modo i carri, inquadrando invece i cartelli e le parole. 
A proposito, io ero quella con la maglietta a righe bianche e azzurre, i finti rayban bianchi e una grossa Canon appesa al collo. Se per caso avete qualche foto mia, fatemela avere! (La mail è sempre quella).

Nausea!
Tornando dal Pride, il pullman dell'Arcigay (e soprattutto il suo autista) ha fretta di arrivare. Io sono una persona che soffre i mezzi, il treno meno della metro, il tram più della macchina, il pullman sopra tutto il resto. Quindi, neanche un'ora dopo la partenza, chiedo ad Etwas di chiedere a Geco di chiedere all'autista di fermarsi, perchè possa prendere aria. Il passaparola è arrivato fino a Geco un po' perchè anche Etwas sta male, e preferiamo non caminnare sul pullman mentre è ancora in movimento, un po' perchè entrambe ci imbarazziamo facilmente e Geco alle volte si prende cura di noi. Ad ogni modo, il pullman si ferma, io scendo felicemente in strada e mentre aspetto che la nausea passi vengo circondata da simpatici gay che si informano sulla mia salute. Uno propone di legarmi sul tettuccio del pullman per farmi prendere aria, ma quando chiedo la scarpa di Priscilla, scateno una lotta al posto tanto speculativa quanto divertente.

Daddy cool
Il giorno dopo il Pride ho scoperto, ascoltando la radio (radio che è ora incredibilmente vicina a casa), che a Genova è stata organizzata anche una contromanifestazione (ben poco popolata) per la famiglia e i valori tradizionali. Insomma, la solita storia, come bene dice il detto “la madre degli stupidi è sempre incinta”. Ho raccontato la cosa a mio padre al telefono, che in maniera deliziosa ha ribattutto “come se la vostra, di manifestazione, fosse contro la famiglia”. Commozione. 
Per oggi mi fermo qui, e devo costringermi per farlo.
A The_frog piace scrivere su questo blog, a The_frog manca internet!

domenica 5 luglio 2009

We're right under your nose, we're the lovers that you don't know


We're the silence that wakes you day
We're the sound of your name outside the room
We're the sirens across the street
Where the lane it becomes an avenue
Oh we're right under you nose, we're the lovers that you don't know
Baby we go and you follow
We are the lovers, the lovers you don't know
We're the lovers that you don't know

Qui la canzone di cui sopra. Qui, invece, le foto del pride
Flickr ha una limitazione nell' upload a 100 mega, a meno che ovviamente, non si abbia l'account pro (ah, ah). Quindi, quelle è una parte della parte delle foto. Come capisco il meccanismo, le metto su facebook. Link qui a lato

mercoledì 1 luglio 2009

Hic est quantum


Ogni tanto mi chiedo se un blog come questo ha senso. Perchè ci sono troppe sfaccetatture, per ogni singolo argomento, che alla fine diviene sfiancante. Che avrei dovuto aprirmi un blog di moda, in inglese, e lamentarmi dell'acquisto sbagliato di un jodhpur che ora non so abbinare , per fortuna costava poco. Che sono lesbica, e va bene, dato inconfutabile, ma ci sono giorni in in cui non mi va di "lavorarci sopra", che è solo una caratteristica in più, un dato di fatto. Come aver fatto troppi tatuaggi, o essere vegetariana: hic est quantum, e basta, c'è bisogno di scriverci attorno? Alla fine, cosa abbiamo in comune? Ci piacciono le donne, basta così. Null'altro. Non ho amiche lesbiche, nemmeno una. Non sono inserita nell'ambiente, nemmeno un po'. Non ci vado quasi mai nei locali, mettono musica brutta. Non lo so, non sono la persona più adatta. Forse se parlassi della logica boeliana sarei più ferrata, e io so poco o nulla di logica.
So che sembra arrogante, gnè gnè, sono meglio di voi. No: è come essere a una festa e tutti gli invitati sono vestiti di rosso, e voi invece che so, di blu. O magenta. Molto simile al rosso, ma non rosso,e quindi come vi sentite? Come calimero, è la mia risposta.
Insomma, ha senso perdurare un blog a tema, quando io a tema mi ci sento ben poco?
Bah, vado a fissare il mio jodhpur chiedendogli numi.