mercoledì 30 marzo 2011

Show me love

Foto presa da Sapphoria.
Sottofondo musicale: Broder Daniel - Underground.

I giovani sono spavaldi, ribelli, sfacciati. I giovani sono il termometro della società e dei suoi cambiamenti, perché hanno il coraggio di fare prima degli altri.
Qualche giorno fa aspettavo il tram godendomi i primi raggi di vero sole di questa primavera e mi è passato davanti un autobus. Neanche venti secondi di percorrenza, giusto un'occhiata distratta perché era proprio lì davanti, e ho spalancato gli occhi per la sorpresa.
Dentro, nei sedili posteriori (come dice la regola delle gite scolastiche) due ragazzine di si e no sedici anni pomiciavano in quella maniera da adolescenti che si dimentica di avere un mondo attorno e si spinge anche un po' più in là.
Qualche giorno dopo, su un altro tram, un'altra coppia di ragazze si baciava di quei baci da amore nuovo, quando non riesci a staccarti o a fare un discorso intero.
Visto che io l'adolescenza l'ho passata da un po', grazie a dio, ci sono un po' rimasta, allo stesso identico modo in cui ci rimango quando vedo un ragazzo schiacciare una ragazza contro un portone, per "salutarla" adeguatamente prima di andare via.
Eppure questo sangue nuovo che non ha vergogna e non ha paura un po' mi inorgoglisce.

martedì 29 marzo 2011

Era meglio tacere


Fonte: tumblr gay news 24

Era meglio tacere per questa volta cambia la sua solita foto (ciao Lindsay) e la sostituisce con questa bella ed esaustiva vignetta, che è stata presa da qui.


La dichiarazione la riporto con un certo ritardo e son sicura che (purtroppo) l'avrete già sentita, ma è talmente colossale da meritarsi comunque il suo era meglio tacere, perché, dyo, stavolta sarebbe stato veramente meglio.
Arcivescovo Silvano Tomasi, membro dell’Osservatorio Permanente del Vaticano alle Nazioni Unite:

”La gente viene attaccata perché prende posizione contro le relazioni fra persone dello stesso sesso (…) quando esprimono dei pareri del tutto normali basati sulla natura umana vengono stigmatizzati, e ancor peggio, perseguitati e sviliti”. “Questi attacchi sono una chiara violazione dei diritti umani fondamentali e non possono essere giustificati in nessun caso (…)"

No, va beh. Con comodo

giovedì 24 marzo 2011

Dream on




La canzone che da il titolo al post è questa qui.
La foto del post è presa da qui.

Io credo di volermi male. Non solo leggo libri di sedicenti cardinali per quell'incubo quotidiano che è la mia tesi magistrale, ma cerco pure la parola "lesbica" on line. Non su google ( ne ho timore) ma sui siti dei giornali femminili. Oggi sono capitata sul blog di Grazia e dopo aver letto un articolo intelligente (questo) mi son detta "ma si,dai, proviamo a cercare lesbiche!" Brava scema.
Forse dovrei farne una rubrica perenne: x ha detto questo, ma si può?
Ed ecco a voi cosa han detto oggi gli x di Grazia sulle lesbiche
Forse non è colpa mia, o del mio supposto masochismo. Forse in questo mio peregrinare da un sito all'altro, da un giornaletto all'altro, cerco solo una conferma, un barlume di speranza, un articolo sensato. La possibilità che, per una volta, l'argomento non venga trattato come fenomeno da baraccone ,fenomeno mediatico, pericolose attentatrici al concetto di famiglia, bizzarra fantasia sessuale di turno, sinonimo di poco femminile/poco aggraziata.
Forse, ogni tanto, sarebbe bello ci trattassero come persone (odio questa parola, la odio) così come che so, raccontano la storia di z che ha fatto questo e poi quello e poi era anche eterosessuale.
Dream on, dream on

lunedì 21 marzo 2011

All the lazy dykes

All the lazy dykes, Morrissey

E' brutto smentire Mr Morrissey ma talvolta bisogna farlo: non siate lesbiche pigre, prendete armi, bagagli, camicie a quadri e venite al pride quest'anno.
Non è un pride qualsiasi: come potete vedere dall'apposito logo è il pride europeo.
La chiamata alla armi inzia ora perché, come ben saprete, questo è il periodo giusto per prenotare un volo low cost che sia effettivamente low cost. O un treno. O una nave. Oppure fate voi.
Qui potete vedere i contributi di Paola Cortellesi, Luciana Litizzetto e Maurizio Costanzo (!!) alla causa.
Questo invece è il sito del Pride, con tutte le indicazioni del caso.

And if they don't believe us now, will they ever believe us?

(Anche la frase qui sopra è di Morrissey. Proviene da questa bellissima canzone. Si, sono una grandissima fan degli Smiths. Da carampanismo cieco proprio.)

venerdì 18 marzo 2011

Can girls have sex without men?



La vignetta è tratta dal fumetto di Erika Moen "Girl fuck an introduction to girl-on-girl lovin " che potete leggere nella sua interezza qui (una lettura molto divertente ed istruttiva! )
Colonna sonora ad hoc: Bikini Kill, i like fucking

Spero che a breve arrivi il giorno in cui finalmente smetterò di comprare beceri giornali femminili. Ne guadagnerà il mio portafoglio, il mio guardaroba in virtù dei benefici al mio portafoglio, il mio tempo libero. L'unico a risentirne sarà il camino.
Non contenta della carta stampata, nell'ultimo mese, per ragioni che francamente non ricordo, sono incappata nel forum di donna moderna. Un giornale po' sciocchino ma nulla di che, c'è decisamente di peggio in giro (ed a questo ci arriviamo dopo)
Agghiaccianti articoli come "è di moda essere gay? Spopolano in tv, al cinema, in politica. Trionfano nelle pubblicità. Sono una lobby influente nella moda e nello spettacolo. Affascinano persino molti uomini eterosessuali. Tanto che sorge un dubbio: non è che stanno rubando la scena a noi donne?" sembrano scritti da e per Cioè, e un articolo come Sesso, gli uomini non servono più? Telefilm dove non c'è ombra di testosterone, sexissime attrici che si dichiarano amore eterno, creme e altri gingilli miracolosi per raggiungere l'orgasmo senza il partner. Ciao maschio! Le donne ora vogliono fare da sole. Ma c'è già chi ci ripensa portano me a pensare d'essere capitata in una dimensione parallela in cui sui giornali scrive ancora Donna Letizia.
Insomma, proprio come per Glamour (ma la lista potrebbe essere infinita. Glamour, Cosmopolitan, Donna Moderna, Grazia, eccetera eccetera) il modello (eterossessuale, of course) che ci viene proposto è sempre lo stesso: sono una gran porca, sono una gran porca però in verità voglio solo accasarmi e figliare come un coniglietto, quindi ti circuisco con la mia ars amatoria (che mi piaccia o meno farlo è un altro discorso) per ottenere ciò che tanto agogno.
Se non ci sei tu, o uomo, mi ritrovo a fare le cose da sola con dei suppellettili, ma non è che la cosa mi piaccia. In fondo sogno il grande ammmore e l'abito bianco e i confetti e magari anche Enzo Miccio che mi fa da wedding planner.
Quindi è ovvio che io mi immagini il sesso fra donne come:

a- qualcosa di incompleto
b- qualcosa di trasgressivo, ihihihi
c-qualcosa che può essere fatto solo con un uomo di mezzo
d- qualcosa che proprio non riesco a immaginare (pensa un po', io non riesco ad immaginare che i giornalisti del giornale possano appunto fregiarsi del titolo di giornalista, ma shit happens)

Ho bisogno che tu, o mio caro sex coach di turno, mi spieghi come e dove comprare del latex e come e perchè dovrei smetterla di preoccuparmi se sogno di baciare una ragazza. Ho bisogno che tu mi spieghi (per l'ennesima, ennesima volta) che no, non sono anormale se voglio *** (inserite pratica e/o posizione a caso che non sia quella del missionario) ed è legittimo che io non voglia fare *** (come sopra, inserire voi una pratica a caso)
Tutto questo per dire che, se è questo il target che si immaginano i giornali femminili, è poi lapalissiano che queste candide fanciulle non abbiano idea di come funzioni il sesso che non includa un uomo, ed è piuttosto triste.
Non tanto perchè il sesso fra donne sia una cosa meravigliosa e queste care fanciulle non hanno idea di quel che si perdono, ma perché viene sempre e solo presentato come un'alternativa b ad un opzione a che è la normalità. E la normalità (eteronormativa, a voler usare paroloni) è sempre e solo stereotipo, clichè, lotta impari (tu devi depilarti- profumarti- truccarti a dovere, e considerare un grosso passo avanti se lui si cambia la camicia dopo una settimana) E va bene, non siamo su Curve magazine, ma anche la ragazze eterosessuali non troveranno svilenti questa divisione di ruoli? Non saranno stufe marce di sentirsi ripetere tutti i mesi da tutti i pulpiti le stesse cose?
Ovviamente io la risposta non ce l'ho, e dopotutto questa lunga lunga tirata non va proprio da nessuna parte. Però negli ultimi tempi oltre che al forum di donna moderna un po' a causa della tesi, un po' a causa di Tumblr, mi sto interessando alla queer theory, e quando leggo giornali femminili mi vien da fare il confronto con questo post:

What does virginity mean to a queer person, who may never have vaginal intercourse in her/his/hir life? What of a lesbian who chooses to never engage in any sort of penetrative sex act her entire life, does she remain some sort of super, extra virgin? If a straight man receives a blowjob, he will in all likelihood still consider himself a virgin, but a gay man receiving a blowjob may have a more complicated understanding of what it means for his sex life. In many ways, our conception of “virginity” erases or invalidates queer sex.

e mi vien da pensare che forse, se siamo ancora così indietro in Italia, forse è anche un po' colpa di certa editoria. Così, per dire.

mercoledì 16 marzo 2011

With or without you

Foto presa qui.

Ieri io ed Etwas siamo andate all'incontro con Cristina Gramolini e dopo il suo intervento, una marea di domande cretine e qualcuna intelligente, ho lasciato la sala con una lista di libri da leggere e qualcosa su cui riflettere.
L'intervento, che ha seguito uno sviluppo cronologico, ha affrontato molte delle questioni fondamentali, dalla differente discriminazione odierna al mito dell'impunibilità lesbica nel passato, dalle amicizie romantiche dell'Inghilterra vittoriana ai matrimoni bostoniani alle napulatinelle italiane, dalla lotta di classe al femminismo, dagli estremismi al separatismo.
E quest'ultimo tema si allungato in domande, risposte, ricordi, dati. Forse perché particolarmente sentito, forse perché un po' controverso, e bisognoso di un chiarimento. Anche per chi, come me, ha sentito un po' in giro e si era fatta un'idea estremista dell'esistenza di Arcilesbica e della sua contrapposizione ad Arcigay, o ad altre associazioni generiche.
Non c'era estremismo, però, nelle parole della Gramolini, solo una lucida, anche sofferta presa di coscienza delle differenti identità e dei fini diversi, e dell'oscuramento delle tematiche più strettamente lesbiche nelle associazioni generiche. Si nasce, ha detto, con l'illusione dell'eguaglianza, le nuove generazioni più di quelle vecchie, si inizia pensando che si possa davvero collaborare in maniera paritaria, dialogica, neutra. Ma non è così, perché le condizioni di partenza sono differenti, le condizioni materiali e storiche che portano un ragazzo gay ad essere un ragazzo gay e una lesbica ad essere lesbica, e prima ancora che portano una donna ad essere donna. E c'è ancora così tanto bisogno, in questi tempi, di una riflessione sulla figura, sul ruolo, sulla dignità della donna. C'è ancora bisogno, lo abbiamo detto anche noi, di essere femministe.
E improvvisamente non mi sembra più così strano, così sbagliato e campato per aria il desiderio di un'associazione che si occupi in prima istanza di noi lesbiche e donne, spesso ancora invisibili. Un'associazione che comunque non si tira indietro ma collabora attivamente nei terreni comuni, come la richiesta di diritti e la lotta all'omofobia.
Non sono ancora del tutto convinta, la questione non è facilmente risolvibile, si potrebbe rispondere ad esempio col tentativo di cambiare dall'interno la tipologia delle associazioni generiche. Non so. Io, però, che da qualche tempo rimbalzo da un gruppo ad un altro col vago desiderio di rendermi utile, e che ancora non ho trovato uno che mi soddisfi, un salto ad Arcilesbica magari ce lo faccio.

lunedì 14 marzo 2011

That don't impress me much



Foto presa qui.
Il titolo risente del carnevale, che a Milano arriva un po' in ritardo, e del mio travestimento, ma è comunque un sottofondo niente male, per il post di oggi.

Questa è stata la settimana della bomba di Glee. Che lo seguiate oppure no, la rete è invasa di articoli, foto, filmati e nuove lesbiche: le glesbian (mai parola fu tanto produttiva nei derivati). Vi sarà capitato di incrociare qualcosa, credo, ma se così non fosse riassumiamo in poche parole:
durante la puntata sessocentrica (le puntate di Glee sono sempre monotematiche), si scopre che Santana e Brittany non si limitano a scopacchiare quando non ci sono uomini intorno, ma hanno addirittura dei sentimenti l'una verso l'altra, tanto che Santana a fine puntata chiede a Brittany di stare assieme.
Proposta rifiutata, per la cronaca.
Sorprese? Io non molto, devo dire, e non mi spiego l'euforia dei blog che si rimbalzano notizia, recap e commenti. Non è nulla di nuovo né nel panorama televisivo né tra i telefilm adolescenziali, e neanche all'interno dello stesso Glee, se vogliamo dirla tutta (con la differenza che il personaggio di Kurt è stato, fin dal principio, gestito meglio).
A voler essere polemici, si fa presto a fare un paragone con l'altro telefilm adolescenziale che in questa stagione ci fornisce delle lesbiche: Pretty little liars: tutt'altra storia. La trama è articolata, l'evoluzione dei personaggi credibile (anche se squisitamente scontata) e il tutto ha un effetto rinfrescante, genuino. Non ho ancora capito cosa sia, ma c'è qualcosa in questo telefilm che mi prende proprio.
In sostanza: Glee no, Pretty little liars si.
Vi risparmiate anche una marea di canzoni noiose e pessime cover.


Foto presa qui.

In chiusura segnalo alle lettrici milanesi l'incontro di domani pomeriggio con Cristina Gramolini (presidente di Arcilesbica Milano), presso la facoltà di scienze politiche (via conservatorio, 7), aula 3, ore 16.30. L'incontro ha per titolo Differenti tipologie di discriminazione e fa parte del laboratorio Omosessualità - un mondo nel mondo organizzato da GayStatale.

mercoledì 9 marzo 2011

Era meglio tacere



Fonte: Mos Informa.

Adinolfi, PD:

Sulla sua pagina Facebook Mario Adinolfi ha scritto mercoledì mattina: «ragiono sulla questione dei figli, sul matrimonio omosessuale e le conseguenti genitorialità “inventate” contro ogni legge di natura, e mi continuo a chiedere perché venga considerata tanto “de sinistra” l’artificialità di rapporti generati solo per soddisfare un egoismo…è più di sinistra considerare il diritto di ogni bambino a avere una madre e un padre, non due che si possono stufare della “macchina nuova”». Tra i commenti poi scrive: «e poi, co’ ‘sta storia degli orfanotrofi…ma per fare del bene a un bambino orfa
no, sicuri che il modo migliore sia travestirsi da papà e mamma quando si è Gino e Gabriele? I bambini orfani si possono amare concretamente anche senza inventarsi una finta genitorialità contro natura». E ancora:«meglio avere persone che ti vogliono bene davvero, rispetto a quelle che si devono travestire da mamme per farlo». Abbandonando la “discussione”, senza rispondere a chi gli fa notare che un figlio come desiderio egoistico non è una prerogativa delle coppie omosessuali, ribadisce: «il problema è che il tema dei figli è il tema serio per eccellenza, ne va della cultura complessiva del contesto sociale in cui si agisce, non si può ragionare su schemi stereotipati, tipo: se sei di sinistra è figo dire che è normale per i gay avere figli, senza ragionare sul tipo di schema sociale che questa affermazione induce, dove persino l’ultimo baluardo di sacralità into
ccabile (il neonato, il bambino) viene ridotto a puro oggetto che soddisfa un egoismo».

Sono davvero senza parole.

Nella speranza di risollevarsi l'umore:
per la rubrica Lesbiche con un bell'accento ammetto di aver ceduto a Coronary street, dopo averne letto e sentito ovunque nel web (qui ad esempio Afterellen). Si tratta della soap opera inglese più seguita e più duratura (va in onda su ITV, in prima serata, dal 1960), che recentemente ha introdotto una relazione fra due giovani protagoniste, Sophie e Sian (con un accento più marcato di quello di Skins, si fa fatica a crederlo). La storia è ovviamente allungata e diluita come Soap Opera comanda, ma è recuperabile in un pratico riassunto in quattro parti su youtube (ci si può davvero fidare delle lesbiche: qualunque, e dico qualunque, film o telefilm o soap abbia una trama o sottotrama lesbica si trova su youtube adeguatamente tagliato e montato per liberarsi del superfluo).
Devo anche ammettere che ha il suo perché, oltre alle fasi e controfasi d'obbligo (confusione / drama / autocoscienza / drama / scoperta dei genitori / drama / coming out con gli amici / drama / etc ), e poi parliamo di soap opera, il che vuol dire vecchi, casalinghe, etc.

lunedì 7 marzo 2011

Lez cook: banana bread al cioccolato


Questa è la ricetta per il giorno dopo, o meglio, la mattina dopo. (dopo cosa non credo serva che ve lo spieghi). Perfetta per essere servita a colazione insieme a una tazza di fumante the/caffè/orzo/ latte. Postulato che lo conserviate con tutti i crismi ( ovvero senza lasciarlo impunemente all'aria aperta che poi diventa poss) dura una settimana buona.
L'idea del banana bread è mi è venuta leggendo Finalmente un dolce... più leggero più sano più gustoso ma è stata poi realizzata seguendo questa ricetta (grazie Fra!), con la variante del cioccolato ripresa dal libro sopracitato (il quale proponeva si una ricetta più sana etcetera, ma anche di difficile realizzazione)
Ingredienti:

250 grammi di farina
una bustina di lievito in polvere
un cucchiaino di bicarbonato
100 grammi di zucchero
2 uova
75 grammi di burro
2 banane schiacciate
2 cucchiai di latte
1 pizzico di sale
80 grammi di cioccolato fondente

Per prima cosa accendete il forno a 160 °. In particolare se avete uno di quei nuovi, fastidiosi forni ventilati che si scaldano piano e cuociono lentamente, meglio farlo subito.
In una terrina mescolate farina, lievito, bicarbonato ed in seguito il pizzico di sale. Prima mescolate farina lievito e bicarbonato, e poi il sale. Il sale (come una volta ho imparato a mie spese) "attacca" il lievito inibendone il lavorio.Lasciare da parte il composto.
In un'altra terrina mescolate zucchero e burro (per facilitarvi l'operazione potete far ammorbidire un po' il burro in micronde e sul calorifero), aggiungete poi una alla volta le uova, il latte, ed in seguito la farina. Aggiungete le banane schiacciate con una forchetta, mescolate bene per evitare grumi.
Ora c'è da sciogliere il cioccolato. Avete due opzioni: o a bagnomaria (lunghetto) o semplicemente facendolo a pezzetti e mettendolo in un pentolino con un po' d'acqua (2, tre cucchiai) finchè non acquisice una consistenza abbastanza fluida.
A questo punto dividete in due parti l'impasto, ed in una versateci il cioccolato fuso mescolando bene. Imburrate e infarinate la tortiera (uno stampo da plumcake sarebbe l'ideale, ma posso immaginare che non tutte l'abbiano in casa. Sebbene nello stampo da plucake venga proprio così bene!) e versateci il composto, alternando quello "normale" con quello al cioccolato.
Infornate per circa 40 minuti, controllandone di tanto in tanto la cottura con il classico stuzzicadenti.
Buona colazione a voi e alla vostra conquista!


venerdì 4 marzo 2011

Vertigine



Grazie ad una soffiata (grazie, Michele!) abbiamo scoperto l'esistenza di questo romanzo a fumetti (come lo vende la Bur) di Melissa P. e Alice Pasquini, e siccome siamo fedeli alla causa di questo blog, ce lo siamo procurato e letto.
Come primissima cosa, il volume è troppo corto e troppo caro. Ok che è un fumetto, è a colori e plastificato etc. etc., ma spendendo quasi venti euro uno si aspetta di trovarsi in mano per lo meno una fine, e invece no. La storia si sviluppa a singhiozzi e in maniera non credibile fino ad un lieto fine precoce e insoddisfacente.
Le protagoniste, Anna e Claire, sono cugine ma, per via di un litigio delle madri e vivendo una a Roma e una a Parigi, non si vedono da qualche anno. Nel rincontrarsi è amore a prima vista (secondo la formula ShowTime), nonostante una sia bella bionda e brava e l'altra sia un facsimile di Lisbeth Salander con una passione per la cocaina. Dopo una fuga da casa di routine e alcuni guai con un gruppo di spacciatori che risultano più antipatici che pericolosi, l'amore trionfa e la Claire-Lisbeth si libera della dipendenza in men che non si dica. Il tutto grazie ad una mano dal fantasma della nonna morta.
Insomma, il libretto è in sostanza uno spottone contro la droga, il che ben venga visto il target a cui è probabilmente rivolto, ma non troppo credibile né argomentato.
I disegni però non sono male.

mercoledì 2 marzo 2011

Money, success, fame, glamour


La canzone e da il titolo al post è questa qui, la foto invece è presa da qui

Negli ultimi mesi Elle ha preso una deriva femminista (facciamola molto molto breve ed accontentiamoci di questa ampissima, vaghissima, efficacissima definizione di femminismo) che mi fa amare il giornale ancora di più. SorElle d'Italia va avanti da un po' di mesi ormai, e mi fornisce sempre articoli interessanti (intervista a Susanna Camusso a pagina 30o e poi Eva Gabrielsson a pagina 302? Adovo!)
Nel mese di febbraio l'articolo Siamo davvero più libere? La libertà, secondo la filosofa Hannah Arendt, va rimessa al mondo ogni giorno. E' così? intervistava una serie di intellettuali autrici di libri sulla condizione femminile, le donne in Italia e via dicendo. Fra le donne interpellate c'era anche Antonella Montano, autrice di mogli, amanti, madri, lesbiche che ha risposto così

Contiamo meno perchè siamo più povere.
Le coppie eterosessuali sposate anche solo da due minuti hanno più garanzie rispetto a una coppia lesbica o gay che convive da 20 anni. Anche se si tratta di mera apparenza.Il matrimonio è un contratto che garantisce più stabilità soprattutto per i figli. La libertà in una coppia - e quindi di una donna - dipende molto dalle risorse finanziarie. La nostra società è strutturata in modo tale che è il potere economico a contare veramente; più noi donne siamo indipendenti economicamente più la relazione viene vissuta in modo paritario. Tuttavia nel mondo solo l'uno per cento delle proprietà mondiali appartiene alle donne, e già solo per questo godiamo di meno potere e libertà.

Money, success, fame, glamour: for we are living in the age of the thing