mercoledì 30 novembre 2011

This month, day 30th

Immagine presa qui.

In questi giorni non riesco a fermarmi un attimo, non ho il tempo per riflettere sulle cose e mi limito a rimbalzare da pagina web a pagina web, accumulando notizie. Ve le riporto quindi così, in ordine sparso, scegliendo arbitrariamente soltanto quelle che mi hanno fatto sorridere.

1. Post di The most cake sull'equazione cambiamenti fisici + ruolo gay = oscar.
2. Napoli istituirà il registro delle coppie di fatto (anche gay).
3. Una foto di Winona Ryder, che fa sempre bene al cuore:

Immagine presa qui.

4. Nell'ultima puntata di How I met your mother, ennesima avance di Lily a Robin. Purtroppo non si trova il video su youtube, quindi in sostituzione riguardiamo questo fantastico momento:




5. Peep tweets su quello che ci aspetta dalle prossime puntate di Pretty Little Liars, nonché trailer della winter premiere.
6. Tutti pazzi per amore: big deal. Lasciamocelo raccontare dalle autrici di Diversamentetero, che sulla visibilità lesbica possono fare lezione.
7. Simpatico tumblr sulla moda lesbica, dalle femme alle butch passando per tutte le sfumature intermedie. Simpaticamente pieno di maglioni in lana simil-norvegesi (io ce l'ho già, e voi?) e foto di Ellen Page.
8. Dall'1 al 4 dicembre si terrà il Bari queer festival, promosso e finanziato dalla regione Puglia (attraverso il bando Principi Attivi 2010).
9. Un riccio si fa il bagno con tanta schiuma: i mali del mondo possono essere accantonati.
Cheers!

lunedì 28 novembre 2011

I cannot change it but time will

Immagine presa qui.

Il tempo passa davvero, più in fretta di quanto si pensi, e cambia le cose. 
E' uno dei pensieri più rassicuranti che conosca, l'idea che il tempo non si accordi coi nostri accidenti e si limiti a scorrere, uguale  ed impietoso, anche se ce ne rendiamo conto sempre a cose fatte e  raramente durante il loro processo. Ad un certo punto ci guardiamo indietro e ci rendiamo conto della differenza tra i termini di confronto.
E' l'effetto che mi ha fatto vedere Lo schermo velato (pessimo titolo italiano per l'originale inglese The celluloide closet), documentario del 1996 sulla visibilità gay nel cinema (quasi esclusivamente americano), costruito su interviste a personaggi gay, attori che li hanno interpretati o sceneggiatori che li hanno scritti, affiancate ad innumerevoli spezzoni di esempio che vanno da Stanlio e Ollio a Miriam si sveglia a mezzanotte, passando per Ben Hur, Rebecca e tutti i film che hanno saputo mascherarsi e sopravvivere alla censura del codice Hays.
L'excursus storico è il motivo che mi ha spinto a guardare il documentario, quello che mi ha colpito di più a fine proiezione però non sono state le immagini in bianco e nero, ma i commenti delle persone intervistate che spiegavano come ancora nel 1996 i gay non esistessero nel cinema, come i messaggi fossero velati e da decifrare, come il pubblico gay bramasse una rappresentazione.
Certo, sono passati quindici anni, ma è una constatazione che fa effetto, perché per quanto sia vero che ancora non è abbastanza, per quanto ancora, soprattutto in questa casa, ci lamentiamo dell'effetto poiana, adesso Rai1 trasmette Tutti pazzi per amore, con un personaggio lesbico che discute col protagonista di quanto sia "bona" Sharon Stone (un po' démodé, se devo dirlo).
Si tratta di un bel cambiamento, anche se, allenati da decenni di mascheramenti e codificazioni, ancora stiamo lì a cercare la verità dietro un modo di muoversi o una battuta di dialogo.
E spesso ci prendiamo anche.
Vero, Kristen?

venerdì 25 novembre 2011

How to be a dyke, lesson one


Foto presa da qui


Questo post è tratto da una storia vera.
Ho un'amica, chiamiamola Gaia (no, non è questa Gaia). Gaia è lesbica e da diversi anni porta i capelli corti (decisamente corti) che, sicchè beata lei è dotata di un minimo di manualità, si taglia da sola. Una mattina arriva il consueto appuntamento con la regolatina delle punte, ma quella mattina, purtroppo, Gaia ha troppo sonno per rendersi conto di quello che sta combinando e dove lo sta facendo. Allora Gaia fa un buco. Siccome i buchi, quando i capelli di base sono corti in partenza, è difficile dare una sistemata, Gaia decide di affrontare la situazione con un cipiglio denso di coraggio: prende in mano la macchinetta per rasare i capelli, la setta su un onorossimo 5 mm, e trasforma il danno in una cresta molto molto hip.Ora, questo accadeva un martedì (mi pare).
Il venerdì della stessa settimana Gaia e la sua acconciatura sono uscite per andare a ballare, e sapete cosa è successo? Gaia ha rimorchiato, è stata fotografata per immortalare tutta la sua dykness, Gaia è stata una perfetta lesbica, quella sera. Cosa ci insegna la storia di Gaia? Che talvolta essere stereotipo paga. Prendete queste due ragazze:



Link! Link!


Sono lesbiche, nevvero?
Errore!
E' solo il taglio di capelli che trae in inganno.
Ora, se non avete nessuna intenzione a- di rasarvi i capelli b- di tatuarvi c- di farvi dei piercing in tutta fretta e d- diventare vegetariane (controindicazioni, nell'ordine a- quando ricrescono ve ne pentirete. giuro. Niente è peggio di un taglio asimmetrico che cerca di tornare pari. Solo la nuca rasata è indolore. b- non ci sono controindicazioni c- restano i segni, eccome d- come lo dimostrate? ) quello che dovete fare per attirare l'attenzione di altre lesbiche è vestirvi da lesbiche.
I am a cliché I am a cliché! I am a cliché I am a cliché ! I am a cliché you've seen before!I am a cliché that lives next door!I am a cliché,you know what I mean, I am a cliché pink is obscen!
Ecco una rapida guida per vestirvi come si presuppone si vesta una lesbica incallita, e tornare a casa in compagnia di venerdì sera: (i collage li ho fatti tutti io con polyvore e poi ritagliati col mio nuovo amico, il comando "ritaglia" di anteprima)
Ovvio, no? La canottiera. Cosa c'è più da lesbiche di una sana, bianca canottiera? Perfetta per mettere in mostra i tatuaggi di cui sopra. Economica, utile in tutte le stagioni, tinta unita o righe. La canottiera è un evergreen che non delude mai.
Camicia, ma come da foto, non una camicia qualsiasi. Che sia a quadretti o meno, la camicia deve avere un taglio maschile. Quindi niente sciancrature, linee che seguono i fianchi, colletti arrotondati, maniche arrotondate, colori pastello: siete lesbiche, ricordate?
La camicia è da tenersi aperta sulla vostra canottiera d'ordinanza.
Per evitare con cura la pleurite: blazer, maglioni, felpe.Il blazer sopra la camicia anche no, potreste sembrare delle impiegate che hanno staccato tardi. Blazer sopra canottiera? Perfetto!Maglione da uomo/ragazzo/ nonno sopra maglietta o canottiera, felpa sopra canottiera, da levarsi con unico pratico gesto. Roar.
Pantaloni e scarpe: con cosa stanno tanto tanto bene le canottiere i blazer? Con quei pantaloni assassini chiamati anche skinny, quelli che quando ve li levate avete il segno della cucitura lungo tutta la gamba. Su su, niente lamentele: volete portare a casa, no?
Scarpe: piatte. Lapalissiano. Stringate, creepers, plimsoles, stivali. Piatte.

Capitolo accessori: l'ideale sarebbe riuscire ad incastrare tutto nelle tasche dei vostri pantaloni. In alternativa (è un'arte non facile da maneggiare) potete ricorrere a delle borse (come da foto) degli zaini (come da foto), o dei marsupi (opzione non prevista su poly7ore, chissà perchè).Sciarpe da avvolgere intorno al vostro diafano collo, bracciali (rigorosamente senza fronzoli), anelli grossi ma semplici, per mettere in risalto le vostre manine (ci siamo capite), matita per occhi per dare profondità al vostro sguardo da swagger, ed infine cappello.
Due tipi di cappelli, e due differenti motivi per indossare un cappello: motivo uno, se per strane congiunzioni astrali i vostri capelli quel dì fanno schifo e non c'è modo di smuovere la situazione, il cappello accorre sempre in vostro aiuto. Motivo due, capello come stratagemma per attirare l'attenzione: possono rubarlo per attirare la vostra attenzione (true story) o bussarci sopra per attirare la vostra attenzione (true story), o potete fare voi lo stesso con il cappello di qualcun'altra.
Completate il quadro con un'aria vagamente scazzata, (Gaystew insegna), bicchiere in una mano e aria da bella tenebrosa. E' venerdì, ragazze: some people call it a one night stand, but we can call it paradise.


Piccola postilla autoreferenziale: Amica che il 4 dicembre 2009 hai commentato questo post dicendomi: "te finisci a fare marketing :D" e ti sei firmata "Fra" volevo dirti che ci hai preso in pieno! Scrivimi, che ho bisogno di altri consigli per il futuro!

mercoledì 23 novembre 2011

Misfits


Cast originale, foto presa qui.

I telefilm inglesi mi hanno cambiata. O meglio, i telefilm inglesi sugli adolescenti mi hanno cambiata. 
Devo ammettere di essere partita decisamente prevenuta sia rispetto a Skins che a Misfits, ma poi, dopo averli visti, non sono più riuscita a guardare i telefilm americani (90210, Pretty little liars, Gossip girl, Glee, e tutti gli altri) con gli stessi occhi. Non che siano fatti meglio, o scritti meglio, non è una questione strettamente qualitativa, ma sono privi di una patina moralizzante e in qualche modo educativa a cui i telefilm d'oltre oceano non riescono a rinunciare (nemmeno nel rifacimento di Skins).
Poi, che questo sia un bene o un male rimane da decidere singolarmente, e personalmente la risposta varia da serie a serie, da episodio ad episodio. 
Parlando di telefilm inglesi, recentemente su Misfits è successo questo:

Foto presa qui.

Piccola storyline lesbica ancora da definire, perfettamente adattata alla fisionomia del telefilm e quindi vagamente poco credibile ma piuttosto divertente, interessante soprattutto perché scavalca interamente la problematicità dell'essere omosessuali a favore di una riflessione su una rinnovata questione femminile e sulla percezione del corpo della donna. 

lunedì 21 novembre 2011

Rumor has it




Le prime puntate di Glee le ho amate moltissimo e senza riserve. Poi l'entusiasmo è scemato. Poi è diventato noioso. Poi è diventato High School Musical. Poi hanno bistrattato il Rocky Horror Show, e non si fa. Poi è diventato una versione canterina di Settimo Cielo. Poi io ho cambiato telefilm, e Glee è andato avanti senza di me.
Il grande, grandissimo demerito di Glee è aver preso il musical, una cosa universalmente meravigliosa e priva di noia, e averlo fatto diventare una torta malriuscita in cui senza nessun motivo apparente i personaggi iniziano a cantare e a ballare kumbaya come se fossero costantemente sotto acidi.
Questi sono musical, e certe puntate di Glee ne son state belle lontane.
Grande merito di Glee, invece, è quello d'esser stata sempre una serie non gayfriendly, ma di più, decisamente oltre. Dal personaggio di Kurt, portato avanti dalla prima puntata della prima serie alla storia di Santana e Brittany, iniziata in sordina ,e poi, come qualsiasi cosa lesbian-related esplosa fino a diventare un fenomeno di proporzioni gargantuesche, Glee è un telefilm che s'impegna e si schiera.
Questo non lo salva da tutte le sue grosse pecche, eh: è un telefilm, dovrebbe essere fatto bene, non un accozzaglia di videoclip montati in base alla popstar in voga il tal momento o girati intorno a tal fenomeno di costume x (e potrei aggiungere, anche, che far recitare la parte dei diciassettenni a gente che ha dieci e più anni è una pratica che andrebbe abolita, si vede che sono “vecchi”), però di fronte alla bella, toccante puntata andata in onda questa settimana devo accantonare tutte le mie riserve ed ammettere: Glee, sull'affaire dell'outing di Santana hai fatto proprio un bel lavoro.Vale lo stesso principio di quanto enunciato per Empress of the World: la sperduta ragazzina in Michigan con una cotta per la sua migliore amica. Perciò,anche se non mi piace e spesso mi fa dormire, e altre incazzare per quanto riesce ad essere banale, noioso e raffazzonato, non posso negare l'utilità di Glee.
Anche un po' a malincuore.

Miscellanea:

Trailer italiano per Uomini che odiano le donne, Fincher's edition (grazie Michele).
Domani 22 novembre, ore 20.30 in Bocconi (the place to be) proiezione di Diversamente Etero. Tutti i dettagli qui.
Iniziare bene la settimana: Ellen Degeners e Breaking Dawn, gaystew, un gufo!



Bye bye, birdie.

giovedì 17 novembre 2011

Unbearable lightness

Foto presa qui.

Ultimamente leggo molte biografie. Non so perché non riesco a trovare un romanzo che mi soddisfi e allora mi riverso nei retroscena della vita di personaggi più o meno famosi. Devo anche notare che buona parte di loro sono in inglese, non so se sia perché il mercato editoriale italiano non condivide con me questa passione o perché sono più interessata a personaggi esteri rispetto a quelli autoctoni.
Fatto sta che grazie ad E. in questi giorni sto (finalmente) leggendo Unbearable lightness di Portia de Rossi che, non è un mistero né uno spoiler, racconta principalmente della sua anoressia e del tormentato rapporto con la sua omosessualità. Il libro è piacevole e ben scritto, pur causando una costante sensazione di dispiacere per come una ragazza (e, prima ancora, una bambina) possa costringersi ad un circolo vizioso e senza fine di anoressia e bulimia. 
Ricordo perfettamente come, ormai una marea di anni fa, aspettavo le puntate di Ally McBeal e l'apparizione nella scena Nelle Porter, e leggere come si sentisse Portia prima (e dopo) di indossare crocchia e completo è piuttosto destabilizzante.
Leggerlo dopo A thing of beauty, tra l'altro, è particolarmente interessante perché mi permette di mettere a confronto due periodi differenti del "mondo della moda" e soprattutto i suoi opposti, da un lato una Gia superstar, desiderata da tutti, capricciosa e fuori dalle regole, dall'altro Portia come modella "ordinaria" costantemente tesa ad una realizzazione mitica e irraggiungibile, intimamente convinta di non meritarsela, di non essere all'altezza, e quindi disperatamente impegnata a rispettare le abitudini e le regole di quel mondo nella speranza di farne parte. 
Ora, come questa donna:
possa non piacersi rimane al fuori dalla mia comprensione, ma tant'è.
Gli aneddoti sulla sua omosessualità sono, invece, decisamente più divertenti e dal sapore vagamente ingenuo (nella prima parte, per lo meno), come quando ammette candidamente di aver capito solo a ventiquattro anni che non per tutte le ragazze il massimo del divertimento consisteva nell'ubriacarsi e baciare le amiche in discoteca. 
Insomma, voi che abitate in Inghilterra non avete scuse, e per chi come me sta in Italia: abbiate fede, avrete anche voi una E. che può prestarvelo (e in alternativa esiste sempre Amazon).

In aggiunta, la mia amica E. ha anche pubblicato su Women Mag di Novembre un'intervista a Annie Salzman-Pini e Micaela Pini, coppia lesbica milanese (sposata a Boston), che ha fondato Famiglie Arcobaleno (hanno infatti due bambini).
Potete leggerla qui

lunedì 14 novembre 2011

Empress of the world


La mia passione per tutto quello che è adolescienzial-americano ogni tanto sconfina dai film per riversarsi anche nei libri. Giusto ogni tanto perché, come potete immaginare, se accedere a un film è una passeggiata, accedere a un libro comporta almeno una settimana di attesa su amazon.
Quand'ero adolescente anche io, ho letto Scusate se ho 15 anni (ne abbiamo parlato qui).Svariati anni dopo, con l'adolescenza alle spalle da un pezzo ho letto Empress of the world che è collegato al libro di Zoe Trope in un modo che ricorda molto la famosa chart di L World.
Non vorrei tornare adolescente manco per sbaglio. Pochi soldi e zero responsabilità, molta scuola, un sacco di pizzo, niente internet se non una risicatissima connessione a 56 k. E poi, l'adolescenza nei film/telefilm/ libri americani è tutt'altra cosa: è un periodo lunghissimo, fantastico e dilatato, in cui ti succedono un sacco di cose molto adolescenziali (prom vari, cheerleader, corsi estivi, gare di popolarità, lezioni canterine, divise scolastiche, gare di atletica,sleepovers, club scolastici e via dicendo) e alla fine ti ritiri la tua cameretta deliziosamente arredata e corredata di muri dai colori sgargianti a raccontarle tutte al tuo diario rosa.E' quello che è capitato anche a voi, non è vero?
Ecco, quindi: se non vi è successo ma anche voi volete la vostra dose di adorable lesbian's teen drama, leggetevi Empress of the world. Cito dalla quarta di copertina: what do you do when you think you're attracted to guys, and then you meet a girl who steals your heart?
La trama, potete ben immaginare, non è nulla di sconvolgente: ragazzina molto intelligente (ergo un filino emarginata) va in campo estivo per ragazzi molto intelligenti, trova una ragazzina molto intelligente e altrettanto bella, diventano molto molto amiche, non è difficile immaginare che l'amicizia sconfinerà in un territorio inesplorato, segue finale che non vi svelo, segue seguito uscito nel 2007 che non ho ancora letto. Ora, se la trama non è per nulla groundbreaking, perché mai ve lo sto consigliando?
Perché è un bel libro, scritto bene e scorrevole, schietto e senza retorica, con dei personaggi credibili, che fanno cose credibili e si comportano in modo credibile, senza grossi colpi di scena (indubbiamente), solo una bella storia raccontata bene, che se l'avessi letta quand'ero adolescente per davvero mi avrebbe messo di buon umore e, perdonatemi l'affermazione lievemente patetica, scaldato il cuore. E' uno di quei libri che devono esistere, è giusto che esistano, per far sentire la ragazzina del Michigan con una cotta per la sua migliore amica un po' meno sperduta e sola, e sarebbe bello venissero pubblicati anche qui in Italia perché, anche se è vero che internet ha reso il mondo un po' più piccolo e agevole, there's more to life than books, you know. But not much more, not much more.
Cose a caso per iniziare bene la settimana:
-Girlsnite sito per noleggio/ vendita di film rigorosamente a tematica lesbica. Vere perle in catalogo, come ad esempio il film tratto da Carmilla the lesbian vampire o Gasoline (nientemeno che l'italico Benzina)
-Gaystew funtime! Speak like Kristen Stewart.
-Trailer del nuovo film di GayStew, Snowhite and the Huntsman
-Cose che si scoprono grazie a imbd: Fucking Amal, Show me love per il mercato anglosassone, vede nella colonna sonora omonima traccia cantata da una giovanissima e molto molto tamarra anni '90 Robyn. Correva l'anno 1998 e la ragazza già ci voleva bene.
-Cose che mi lasciano un po' perplessa: collezione di HM ispirata al remake americano di Uomini che odiano le donne. In pratica i soliti abiti della collezione Divided ma a un prezzo maggiorato. No grazie.
-Cose interessanti: post di Autostraddle sull'abc sesso fra donne.
-Cose che non vedremo mai e dunque rattristiamoci: You and I, film sicuramente succosamente trash tratto girato nel 2008 e mai distribuito. Dolore, grande dolore!

venerdì 11 novembre 2011

Lesbians are forever

Foto e fonte: Autostraddle.

Domanda da un milione di dollari: perché una coppia gay o lesbica vuole sposarsi?
Lo hanno chiesto Third Way e Grove Insight alla popolazione americana, scoprendo che ancora la buona parte è convinta di una insita differenza tra coppie etero e coppie gay. In base alle risposte ottenute, infatti, un uomo e una donna si sposerebbero per dimostrarsi amore reciproco e impegno nella relazione mentre una coppia gay o lesbica cerca di raggiungere diritti e/o benefici economico-giuridici. 
Insomma, convinti che le campagne condotte fino ad oggi, che puntavano sull'aspetto logico-razionale della questione, non siano riuscite ad andare a segno, un gruppo di politici di Washington ha pensato ad una campagna intitolata The commitment campaign che dovrebbe mostrare come anche i gay possano avere relazioni serie e motivazioni sentimentali per volersi sposare. 
Benché Autostraddle, su cui ho trovato la notizia, si schieri senza riserve contro questa campagna, inventando degli esilaranti cartelloni pubblicitari che rispondono all'idea di base (e vi consiglio proprio di andarveli a vedere), io devo ammettere di non vedere la questione in maniera così negativa. 
Per quanto sia ovvio che non può esser l'unica maniera di comunicare, è altrettanto indubbio che se una coppia vuole sposarsi esiste alla base la volontà ad impegnarsi reciprocamente. Per lo stesso motivo trovo sterili le accuse di eteronormatività del messaggio o le critiche al fatto che il target di riferimento siano gli eterosessuali e non le persone gay (è una questione di numeri, se vuoi che la legge passi, devi far si che votino a nostro favore anche loro).
E chissà che un po' di autoironia non possa farci bene. 

mercoledì 9 novembre 2011

This ain't science fiction


La foto è presa da qui

Avere uno stipedio, se hai le man bucate, può rivelarsi molto controproducente. vai a fare la spesa munita di lista e di fidanzata che non ha le mani bucate, superi indenne il reparto birre, gli invitanti scaffali ricolmi di olive e gli hambuger di soia surgelati che costano come un filet mignon, arrivi alla cassa dicevamo, e lì, che ti guarda ammiccando dalla copertina di Gioia in minigonna, c'è Kristen Stewart. Che fai, costa un euro, la lasci lì? In più la copertina millanta anche un articolo intitolato uomini che odiano la donna di Stieg Larsson veramente lo vuoi lasciarelì? Costa un euro, per dyo! Ora lavori! Ovviamente l'ho comprato.
Ah, Kristen Stewart, gaystew per le amiche. Una si dimentica della sua figura e di tutto quello che comporta e poi, bum! Torna su tumblr, cerca gaystew, e fioccano link come neve a Natale, e all'improvviso ti ricordi tutto: le scenette con Dakota, i meravigliosi meme, le pose e gli abiti improbabili, le fan che ne sanno una in più del diavolo. Non vi ricorda qualcosa?
Si fa accenno ogni due righe alla (presunta? confermata?) relazione con Rober Pattison ma del fatto che la ragazzina sappia perfettamente che cosa sia una krisbian nemmeno un accenno.
E' strabiliante e non voglio certo gridare al complotto, ma la vicenda di Ellen Page qualcosa ci ha insegnato: gay people know when other gay people are gay. I don’t know why or how, but we do. If you’re a gay celebrity, we know you’re gay. Ricky Martin being gay isn’t news. Ricky Martin coming out, on his own, to say that he’s gay, kind of is. (autostraddle)
E' una mera questione di ermeneutica: ci sono dei simboli, li raccogli, tracci un percorso.
Ci sono dei simboli, li raccogli, tracci un percorso.
Che poi sia gay o meno, poi, chissenfrega. Ma almeno non facciamo finta che sia la nuova findanzatina d'America tutta in brodo di giuggiole perchè sta per partorire un incrocio fra un vampiro e un'umana (puah non ce lo vogliamo aggiungere? E' la trama di Alien, in pratica!)



Link!

Internet 1, carta stampata 0




lunedì 7 novembre 2011

Take every day as it comes, some are good and some are bad

Foto presa qui.


Per quanto io sia affascinata dall'idea di trasferirmi all'estero, in una nazione più razionale e più civile, alle volte bisogna ammettere, amaramente, che tutto il mondo è paese. 
Dopo un periodo sostanzialmente fiacco di notizie, recentemente mi capita sempre più di leggere di casi di omofobia, alcuni abbastanza scontati da lasciarmi senza stupore, altri più dolorosi, che mi scatenano una fastidiosa sensazione di gastrite.
Del primo gruppo (mi dispiace ammetterlo, ma è così: non me ne stupisco) è la notizia, arrivata perfino ai telegiornali nazionali, di una trentanovenne romana che non ha potuto donare il sangue perché lesbica. Non è il primo caso del genere in Italia, vi avevamo parlato di una situazione molto simile verificatasi a Milano ormai qualche anno fa (e personalmente conosco diverse persone che sono state mandate a casa con la stessa, vigliacca, giustificazione).
Ma, come dicevo, l'Italia non è sola in queste notizie. Una studentessa dell'università Sant'Antonio del Texas è stata aggredita da due uomini mentre aspettava un passaggio. Dopo averla stordita con alcuni pugni, i due uomini l'hanno caricata su un camion, dove hanno continuato a picchiarla per qualche tempo prima di lasciarla al bordo di una superstrada.
Nel Colorado, invece, un simpatico burlone ha dipinto kill the gays sul cancello del garage di una coppia di lesbiche.
E infine, per la serie cosa c'è dopo l'happy ending?, vi raccontiamo che l'adorabile coppia lesbica che qualche settimana fa è stata nominata King and Queen del proprio liceo, dopo numerose manifestazioni di supporto, sta avendo a che fare adesso con diverse hate mail. Molte delle persone che hanno contattato la scuola per lamentarsi, tra l'altro, non sono nemmeno residenti a San Diego.
La notizia di cui vi voglio parlare oggi, però, riguarda la mia amata Gran Bretagna. Un rapporto del consiglio della contea dell'Essex, infatti, ha messo in luce l'impreparazione e l'omofobia interiorizzata di molti insegnanti dei licei. Numerosi ragazzi gay vittime di bullismo hanno infatti riportato che, quando si sono rivolti agli insegnati per avere supporto o protezione, si sono sentiti rispondere di comportarsi meno da gay, così da non avere più problemi. Le associazioni gay sono ovviamente sconcertate dalla notizia e, in collaborazione al comitato dell'Essex contro il bullismo, promettono di darsi da fare per formare insegnati più sensibili e preparati ad affrontare questo tipo di situazioni.
Insomma, per rimanere nella saggezza popolare, paese che vai notizia che trovi, e oggi come oggi nessuno sembra particolarmente invitante. 

giovedì 3 novembre 2011

Ex gay stringate da "uomo"


Foto presa da qui

Talune biblioteche oltre ad avere libri hanno anche giornali. La mia in particolare un sacco di giornali: oltre ai quotidiano settimanali, mensili, da vanity fair a Top Girl, a Wired eccetera eccetera. Per non fare torto a nessuno hanno anche una rivista di cucina vegetariana e quella dei testimoni di geova. Aver passato un paio di orette a leggere giornali mi ha portata a capire due cose: una, Wired versione stampata proprio non mi piace. Due, Top Girl è rimasto lo stesso di quando avevo 14 anni io. Tre, ogni tanto vanity Fair fa degli articoli che mi fan rimpiagere l'abbonamento. Giusto ogni tanto, perché comunque bisogna scavare con doviziosa attenzione in mezzo a pagine e pagine di marchette letterarie sul libro del tal personaggio televisivo x che ha scritto un per la casa editrice y sul quell'interessantissimo argomento z (Benedetta Parodi, guarda che casino che hai combinato!).
La scorsa settimana mi sono persa un articolo sugli ex gay. Un articolo molto interessante e toccante, fatto di esperienze di gay che han provato a diventare ex gay e invece, siccome l'omosessualità non è una malattia, ergo non si può curare, gay son rimasti. Quelli che sono rimasti in vita, ovviamente. Perché di terapie riabilitative si può morire. Nulla a che fare con le terapie coercitive all'arancia meccanica, nulla di truculento. Semplicemente, ti suicidi perché non ce la fai proprio più.
Un dato interessante è che tutti, ma dico proprio tutti gli intervistati erano stati spediti dallo psicologo perché presentavano dei comportamenti "non conformi al loro genere". Il solito, you know: bambini che giocano con le bambole e bambine che giocano con le macchinine. Il solito, sommato a genitori ipercattolici ed iperapprensivi = terepie riparative. Una combinazione pericolosa. Cito testuale per rendere l'idea dell'abisso di follia in cui sguazzano questi "riparatori": Nicolosi gli insegnava come comportarsi da eterosessuale, come sembrare un vero uomo.” O anche lo lasciavano da solo in una stanza con due tavoli: da una parte le Barbie e il servizio da thè. Dall'altra le macchinine e le armi. Gli dicevano ora noi ce ne andiamo, ricordati però che sappiamo cosa fai. Noi vediamo, ricordati che sei un maschietto. Gli hanno insegnato la paranoia a cinque anni.
Cambio di scena, dai giornali gratis della biblioteca si passa ai giornali gratis che gente varia sta per buttare. Io li raccatto, li leggo, trovo argomenti utili o meno a questo blog, trovo cose che mi piacciono ed altre che non mi piacciono affatto, trovo l'ennesimo, insipido, inutile editoriale sui vestiti da uomo per le donne che si voglio vestire da uomo mantenendo la loro femminilità, ripenso a questo letto in “farsi un'idea, gay e lesbiche” circa i comportamenti maschili e quelli femminili veicolati dalla società e dalla cultura e non dal dna, eccetera eccetera, accendo la tv, sento Enzo Miccio che urla contro una povera signora “una donna senza gonna non è una vera donna!” cerco di ricordarmi quando è stata l'ultima volta che ho indossato una gonna (non ne ho idea) e mi chiedo, questo fa di me una donna un po' meno donna o una vera lesbica? Non indosso la gonna da un po' per varie ragioni x, però ieri avevo una deliziosa camicia di seta color cipria, vale comunque? Oppure siccome le mie gambe erano coperte e no, non portavo tacchi, ero un po' meno donna? Oppure il rossetto mi salvava in corner? E se mi vesto un po' meno da donna, sarà mica perchè sono lesbica? E se non mi vesto a sufficienza da lesbica, è perchè non sono sufficientemente lesbica? E se sto cercando disperatemente di liberarmi di questo stupido, stupido taglio assimmetrico significa che mi sto ravvedendo e presto vorrò un marito e tanti bambini a cui agitare in faccia gaudente i miei boccoli tutti pari?

A ventisei anni suonati (di cui 5 passati a vestirmi come se fosse Halloween tutti i giorni) ho deciso che non mi importa. Ho deciso che il reparto uomo spesso ha cose migliori, che il reparto bambini mi entra ancora e quindi perchè non approfittarne, che le "camicie da uomo" pagate due euro in fiera di Sinigallia sono la perfezione in quanto a taglio e proporzioni e che non smetterò di alimentare con scarpe di dubbio gusto il reparto tacchi della mia scarpiera.
L'unica regola aurea è un'affermazione di Kate Lanphear scovata per caso in rete:

that's the thing about fashion: you can use it to hide, but it's only magic when you use it to express who you really are

Ho deciso che quando leggo di look preppy un po' maschile che non rinuncia alla femminilità o di scarpe politicamente scorrette perchè basse e "maschili" (queste eh, non scarponi da montagna) o frasi come è tempo di trasformarci in maschiacci (ma di quelli chic) non devo sentirmi inadeguata. Ma incazzarmi almeno un pochino per la sequela di triti e tritriti luoghi comuni che mi vengono proprinati ogni giorno da "esperti di stile" e "life coach", per il solito, noioso e untile paradigma che viene portato avanti.
E che, se siamo ancora così indietro in Italia, forse è anche un po' colpa di certa editoria. Così, per dire.

martedì 1 novembre 2011

Live like king and queen


Foto presa qui

Io ho una sana, genuiuna, incurabile passione per i film a tema teen americani. Mean Girls, Heaters, Easy A, The Jawbraker, Bring it on, Whip it...Ci potrei scrivere sopra una tesi di laurea. Probabilmente è per questo che mi è piaciuto cos' tanto But i'm a cheerleader: si muove su dei binari che considero una confort zone di rara solidità, e in più è a tema lgbtq. Niente di meglio, no? No, perchè a volte la realtà supera la fantasia.
A San Diego nel liceo
Patrick Henry High School Rebecca Arellano viene eletta Prom King. Nessun scherzo di pessimo gusto à là Carrie, o voglia di bullizzare la lesbica della scuola regalandole un titolo maschile perchè ah ah, tanto fa l'uomo. No no: Rebecca viene eletta prom's king in maniera assolutamente genuina.
Qualche tempo dopo la sua ragazza,Haleigh Adams
, viene eletta prom's queen, il che fa di loro la prima coppia lesbica eletta prom's queen and king nella storia dei licei americani, il che rende questa storia assolutamente adorabile, una goccia nel mare, si, ma veramente adorabile.
Ovviamente il paese è piccolo, la gente momvora, e non a tutti (ma guarda un po') va giù l'elezione di Rebecca,
si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio, ovviamente usando come argomento la solita tradizione eccetera eccetera, e allora la ragazza "rilascia su facebook" uno statement veramente esemplare, perfetto per zittire le comari di tutto il globo terracqueo:

For all the girls who think tradition should be continued, go back to the kitchen, stop having sex before you're married, get out of school and job system, don't have an opinion, don't own any property, give up the right to marry who you love, don't vote, and allow your husband to do whatever he pleases to you. Think about the meaning of tradition when you use it in your argument against us.


Io ci farei su un film.