venerdì 30 dicembre 2011

It's spaghetti and hydrogen

Immagine presa qui.

Qualche giorno fa Autostraddle ha pubblicato una Top10, votata dalle lettrici tramite twitter e tumblr, dei personaggi lesbici, bisessuali e con "diversi orientamenti sessuali" di film e telefilm.
Agli estremi della classifica troviamo Brittana, ovviamente con Santana al vertice e Brittany alla base. La cosa non ci sorprende, le due ragazze se lo sono meritato, nonostante probabilmente il voto sia dovuto più all'affetto incondizionato delle fan (riversato in una quantità esorbitante di fan fiction) che all'attenzione allo sviluppo dei personaggi e della loro relazione (attenzione di cui Ryan Murphy è stato decisamente avaro, come dimostra la puntata sul coming out di Santana, l'assenza anche di un solo bacio tra le due e  l'eliminazione dalla puntata di Natale di questo momento). 
Il resto della classifica, invece, mi lascia piuttosto perplessa. Tralasciando il fatto che non conosca minimamente la ragazza in seconda posizione (mea culpa, a quanto pare Pariah è decisamente da vedere), le posizioni sono tutte sbagliate. 
In terza posizione: Lisbeth Salander. Per prima cosa, Lisbeth Salander è amore incondizionato e va automaticamente al vertice di qualsiasi classifica venga inserita. In secondo luogo, visto che siamo all'indomani dell'uscita in America e Inghilterra della versione di David Fincher di The girl with the dragon tatoo (tgwtdt per gli amici), potevano sforzarsi e mettere almeno una foto di Rooney Mara (Noomi Rapace probabilmente rimarrà insuperabile, ma diamole una possibilità).
In quinta posizione: Franky Fitzgerald. Ragazze, l'ultima stagione di Skins è inguardabile: inguardabile. La morte di uno sceneggiatore si fa sentire tutta e la storia (eventuale, ancora) tra Franky e Mini è solo il tentativo di non perdere il pubblico che avevano conquistato con Emily e Naomy. Certo, l'intento è andato a buon fine, come dimostra la morbosa ricerca di spoiler su internet, così esasperata da portare la povera Dakota Blue Richards a pronunciarsi in merito sul suo twitter:


In nona posizione: Kalinda Sharma. Nona. Kalinda. Sotto Fiona di Degrassi, sotto Batwoman, sotto Franky di Skins, sotto Emily di Pretty Little Liars.
Qui proprio non ci siamo.
Kalinda potrebbe reggere da sola The good wife, se non avesse già una scrittura magistrale e Alicia Florrick. Kalinda è la versione meno traumatizzata di Lisbeth Salander, quindi per lei vale la stessa regola enunciata qui sopra. Kalinda ti fa uscire di testa abbastanza da guardare poi su youtube Personal Affairs (telefilm inglese piuttosto ridicolo in cui tra l'altro recita anche Ruta Gedmintas). Kalinda è, ovviamente, bellissima, oltre che estremamente carismatica.
Dunque no, non ci siamo proprio.

mercoledì 28 dicembre 2011

Sporche femmine scioviniste



Questa settimana (con colpevole, ingiustificato ritardo) ho letto Sporche femmine scioviniste, come da foto. Il libro mi è stato prestato da Elena, la quale evidentemente mi conosce meglio di quanto io non conosca me stessa, perchè questo libro mi è piaciuto così tanto che a momenti mi commuovevo in metropolitana (true story, accadde ieri).
A latere dello stile meraviglioso con cui è scritto il tomo (chiaro, senza fronzoli, senza retorica, senza inutili paroloni, senza frasi oscure ed aforismi baroccheggianti, solo pura e semplice logica) è uno di quei libri che finisci e puoi ritenerti soddisfatta, perché hai effettivamente imparato qualcosa.
E' anche uno di quei libri che pensi dyo, ma perchè non l'ho letto prima? Avrei avuto una prospettiva molto più chiara su x, y e z o anche finalmente qualcuno l'ha messo nero su bianco, brava Ariel Levy, grazie!
Sporche femmine scioviniste, la donne e l'irresistibile ascesa della Raunch Culture:

Ma il femminismo raunch non è semplicemente  una ribellione. E' anche un tentativo ingarbugliato e caotico di tenere in vita il lavoro delle femminste [... ]
Per elevare la donna, secondo la nuova formula femminsta raunch, spogliarsi in pubblico vale quanto ricevere un'educazione sessuale o dare sostegno alle vittime di una violenza. Fare una festa dove ci si strofina l'una contro l'altra in mutande, mentre degli uomini completamente vestiti le osservano, improvvisamente è diventato parte dello stesso progetto che ci portava a marciare su Washington per i nostri diritti in tema di riproduzione[...] Basandoci su questi esempi, sembra quindi che il femminismo raunch sia facile da realizzare: i requisiti essenziali sono, di nuovo, ragazze arrapate e pochi, pochissimi vestiti addosso.

Miscellanea!
 
via Autostraddle, 100 photos of Shane

A Bergamo c'è un presepe con due papà. Scandalo!

Afterellen, Does lesbian subtext still matter? (domanda più che legittima)

Tumblr tumblr tumblr, switchteams

Ariel Levy sul vestito da indossare al suo matrimonio (sempre grazie ad Elena)

Rookie, Family ties. Altro bel post lgbtq di Rookie.

Soft Revolution, why do all the girls have top buy pink stuff and all the boys have to buy different color stuff?
Zala? Salander! Americani io vi invidio. Post del New Yorker su Lisbeth.

venerdì 23 dicembre 2011

How to be a dyke, lesson two: femme, femme, femme!



Sottotitolo strappalarime cum citazione: i am a human and i need to be loved, just like everybody else does.
Sapete, quando ho scritto questo post io ho mentito. Io non ce l'ho quel physique du role lì, non ho la faccia adatta.La settimana passata il capo supremo mi ha detto che sembro una miniatura degli anni '20. Non credo d'avere questa faccia qui, ma dopo esser stata paragonata anche a Coraline non mi stupisco più di nulla. Per farla breve, non possiedo di certo la tanto fantomatica faccia da lesbica. Anzi, potrei tranquillamente esserne considerata l'antitesi. E' per questo che scrivo questo post, care amiche. L'alternativa per spiccare fra i papaveri alti alti alti non è fingervi un papavero, ma vestirvi da peonie. Al bando i termini medi tanto cari all'ermeneutica: esasperate, esasperate, esasperate!
Dalla punta dei capelli arrotolata in bigodini alla punta dei piedi laccata di rosso, femme-femme-femme!

Una femme che possiamo trovare ovunque nonostante i dubbi talenti, Amber Heard:



How to dress like a femme, versione esasperata e stereotipata da somministrarvi a piccole dosi. (immagini da Polyvore, con l'ausilio di control k, la mia scorciatoia da tastiera preferita)



Punto primo: la gonna. Non una minigonna, non robetta di jeans raffazzonata e inguinale, ma una bella gonna la ginocchio, ampia, magari a pieghe, magari con una bella stampa floreale, ancor meglio in pizzo. Se loro avevano la canottiera come totem, voi avete la gonna. Chiaro e semplice.



Cose da abbinare alla gonna: twin-set alla Bree van de Kamp, bluse di seta, in pizzo, camicie con maniche arrotondate, peter pan collar come se piovessero.




Meglio della gonna, meglio di qualsiasi camicietta in pizzo: vestiti. vita segnata, gonna ampia, tessuti sopracitati. Lunghezza al ginocchio, che siete signorine bene.



Accessori: lapalissiano, tacchi. Concesse le ballerine, Audrey insegna. Borsette piccine picciò, rossetti rosso fuoco, leziosi cappelli e ancor più leziosi gioielli, fiocchi., sorriso a trentadue denti.Portasigarette, nel caso di vizio.
Uscite e splendete, peonie!


E ricordate:
 

Prossima (ed ultima) puntata, il connubio: Tomboy femme.
E nel frattempo, Buon Natale!




mercoledì 21 dicembre 2011

Eh no, il frustino no, eh!

Immagine presa qui.

Mie care, abbiamo fatto carriera!
Dopo qualche sporadica (e spesso non duratura) apparizione in fiction nostrane più o meno seguite, siamo arrivate su Rai 1, in prima serata e addirittura due giorni a settimana. 
Come avrete capito sto parlando di Tutti pazzi per amore, scritto da Ivan Cotroneo e basato su un format spagnolo, che tra canti, balli e locura ha introdotto Eva, arredatrice d'esterni, compagna di liceo della protagonista, lesbica fidanzata ma non troppo.
E' già da alcune settimane che gli italiani possono seguirla tra anticipazioni, coming out, fidanzate, perdite di testa e quant'altro, ne avevamo già parlato, anche se in maniera accidentale, e vi avevamo rimandato al puntale commento del blog di Diversamentetero (che ne ha scritto qui e qui), ma dopo una decina di puntate (e dopo averlo visto anche con mia mamma, dopo una simpatica pizza) mi sembra il caso di fare il punto della situazione.
Eva (interpretata da Anita Caprioli) non sembra lesbica, nel senso che non è esteticamente stereotipata (al contrario invece della sua fidanzata, Roberta aka Alessia Barela) e che gli altri personaggi devono scoprire la sua omosessualità più che capirla, eppure è estremamente credibile (merito parzialmente della recitazione e molto del copione) e, ancora più importante, è un personaggio sessuale, ovvero dotata di una sessualità manifesta. Desiderata e desiderabile, sicura e pure un po' spavalda, Eva rappresenta un'omosessualità  presentata fin dal principio come qualcosa di anche fisico (i baci che vengono mostrati, alcuni in pubblico, alcuni in déshabillé, sono un messaggio più che chiaro, ripreso poi più volte nelle puntate successive nelle conversazioni che avrà con Paolo e gli altri colleghi), presupposto tra l'altro necessario allo sviluppo della trama, che l'ha vista recentemente perdere la testa per un'altra donna, madre ed etero (altro tabù spazzato via come se niente fosse). 
Lo scopo che la fiction vuole raggiungere è evidentemente la messa sullo stesso piano delle relazioni omosessuali e quelle eterosessuali, e lo fa coraggiosamente saltando le fasi intermedie e qualsiasi giustificazione ed arrivando a questo (che, è vero, è andato in onda negli ultimi minuti della puntata e quindi ad un orario piuttosto tardo, ma è pura avanguardia per la televisione italiana).
Nella penultima puntata Ivan Controneo si è spinto ancora oltre, in due modi diversi.
Nel tentativo di far rappacificare Eva e Roberta (dopo un litigio per gelosia, e fiducia), Paolo consiglia Eva su come comportarsi e quando lei chiede "E da quando sei diventato così esperto di storie tra donne?" lui magistralmente risponde "Da quando mi avete fatto una testa come un pallone sul fatto che l'amore è uno e che è uguale per tutti, ecco. Allora se è uguale per tutti anche le tecniche per tornare insieme sono uguali per tutti, o no?", eliminando anche quei rimasugli di diversità di cui gli stessi gay amano alle volte vestire se stessi e i loro rapporti.
Più metaforica, invece, ma non meno efficace, la benedizione che le zie (rappresentanti ovviamente della tradizione, ma in un certo modo anche dell'autorità) danno alla relazione tra le due, fatta non a parole bensì nei fatti: saranno infatti loro a far ragionare Roberta facendo così tornare assieme le due ragazze (e che, non dimentichiamoci, sulla porta diranno loro "adesso andatevene a casa, dovete stare un po' da sole").
Il personaggio di Eva permette inoltre lo sviluppo di una trama che poco ha a che fare con l'omosessualità ma che è altrettanto all'avanguardia: l'amicizia fra un uomo e una donna.
E chi si aspettava tutto questo da una fiction Rai?
Se questo è un segno dei tempi che cambiano, viene quasi voglia di rimanere nei paraggi per vedere cos'altro può succedere.

Appendice uno: Se vi siete incuriositi, Tutti pazzi per amore è facilmente recuperabile: nel sito ufficiale, si possono rivedere tutte le puntate.
Appendice due: Cosa c'entra il frustino del titolo? Per scoprirlo dovrete vedere la fiction, mi spiace!
Appendice tre: Ancora su lesbiche e televisione italiana: Diversamentetero ci parla del Grande Fratello di quest'anno.

lunedì 19 dicembre 2011

Billy, don't be an hero


La foto di Ellen Page in Super l'ho presa da qui

Questo post non sarà particolarmente sulla notizia perchè la notizia (o meglio le notizie), sono se non della scorsa settimana ben più vecchie, ma hey, la scorsa settimana a me funzionava un occhio su due, facciamo che va bene lo stesso?
Non poter leggere/ usare il pc/ nemmeno riuscire a guardare lo schemo è una bella rottura. In compenso ho pensato tantissimo, giusto per tenermi compagnia. E ascoltato molto, video che non potevo vedere. Tipo questo.
Che poi ho visto.
E forse era meglio se avessi continuato a farmi leggere le notizie del giornale da the frog.
La prima considerazione che mi viene da fare è che la Bachmann non sembri ne così sorpresa, ne così sconvolta come ci piacerebbe pensare. Ovviamente è basita ( f4 basita, per gli intenditori), ma questa è un'ovvietà . E poi, cosa avrebbe dovuto dire: ta ghe resun bagaet, mo la smeto?*
A me spiazzano anche i bambini che mi chiedono: perchè regali le caramelle? E le caramelle non sono nemmeno un argomento che mi sta così tanto a cuore. In seconda battuta, gran tristezza la madre che lo spinge e lo incalza. Non che la Bachmann non si meriti qualcosa di più di un calcetto nei denti,  ma mi piacerebbe vedere il buon senso degli elettori assestarle quel calcetto, non un bambino di otto anni recalcitrante e intimidito.
E ho poi ho rivisto questo video, di cui si era già parlato qui (e stranamente, insospettabilmente, se n'era parlato bene). Ma: primo, non aveva l'irritante, urticante titolo two lesbians raised a baby and this is what they got, secondo, ero nel mio periodo di tesi, aka quattro mesi d'instabilità emotiva costante e perpetua. Rivederlo ora, con quel titolo fastidiosissimo, fa solo innervosire.
E' l'effetto primo della classe, ben raccontato da Elena qui.
Un gay non è mai un gay, ma tutti i gay del globo messi assieme, pregi difetti inclusi in un comodo formato tascabile 160 centrimetri per 52 kg avvolto in taffetà rosa.
Un bambino figlio di coppie omogenitoriali non è mai un rompipalle di quattro anni che vuole giocare giocare giocare, ma sempre la prova del nove della bontà (o meno) di una famiglia atipica.
Una tizia  che rilascia strambe dichiarazioni ad opinabili giornali non è mai un caso clinico sé stante, ma tutte le lesbiche messe assieme nella loro collettiva follia.( per quelle in carne con i capelli lunghi e un genitore non famoso non abbiamo ancora deciso che etichetta appiccicare).
Il problema? Al solito, la mancanza di visibilità.
Agli onori delle cronache salgono sempre i casi esemplari, quelli che, nel bene e nel male,  raccolgono milioni di visite su youtube e riescono a strappare un titolo strappalacrime anche a Studio Aperto. Come questa storia qui,vera o falsa non si è ancora capito,  che comunque s'è meritata dieci minuti di ovvietà con sottofondo del valzer del Favoloso mondo di Amelie.
La soluzione? Al solito, essere più visibili tutti. Raus poiana, raus.

* in milanese: hai ragione ragazzino, adesso la smetto.

Cose a caso:

Scovato tramite Soft Revolution, xoJane

Mancano due giorni due all'uscita di the girl with the dragon tattoo, Fincher's edition. Per quanto Noomi Rapace resterà sempre l'indimenticabile Lisbeth del mio cuore, il remake americano ha questa canzone nella colonna sonora. Mica cazzi.

Non sono divertenti come i recap di The Real L Word ma ci andiamo molto vicini: Autostraddle riassume Glee.

Tumblr tumblr tumblr, the invisible femme.

H&M, oops i did it again! belle fanciulle asiatiche per tutte anche quest'anno.

venerdì 16 dicembre 2011

Get ready for your christmas



Lo so, lo so che si tratta di una festa buonista e consumistica, ma non posso farci nulla: io adoro il natale. Svuotato dell'ansia e dall'urgenza dei regali (che ho sempre vissuto ben poco, per fortuna), rimangono i pasti gargantueschi, la frutta secca, le bucce d'arancia a seccare vicino al camino, qualche candela.
E' inoltre un'ottima occasione per indossare i maglioni qui sopra, bere tè tutto il giorno (presto per me da una nuova, splendida e personalizzata tazza) e lasciarmi viziare un po':
Riempio quindi la valigia e ascolto canzoni random purché siano allegre. 


Blondie - I'm gonna love you too

The Smiths - Ask

Simon and Garfunkel - Keep the customer satisfied

The Kniks - A well respected man

The Pointed Sisters - I'm so excited

Siouxsie & the Banshees - The happy house

Robyn - Indestructible


E giusto per rientrare più propriamente in tema:

The Ravers - Punk rock christmas

Elvis - Here comes Santa

mercoledì 14 dicembre 2011

You scored a cheerleader!

Immagine presa qui.

Ci sono numerose ragioni per cui dovreste guardare Hot in Cleveland, partendo dalla presenza di Betty White (che ricorderete sicuramente per Golden Girls, a cui appartiene originariamente la battuta lesbian/lebanese) e arrivando alla comicità veramente ben scritta (dietro cui d'altronde ci sta Susanne Martin, già ideatrice di Ellen), passando per la bellezza dell'accento incredibilmente sexy di Joy Scroogs (è vero che il 2010 è stato l'anno del personaggio inglese nelle serie americane, ma ad un anno di distanza fatico a ricordarne i nomi e le facce, con questa eccezione).
Tutti motivi che vanno ben oltre la manciata di puntate a tematica lesbica, che pure sono state esilaranti e mi hanno reso una spettatrice ancora più fedele. 
Il telefilm, che racconta di tre donne di Los Angeles, veterane dell'industria dello spettacolo, che in seguito ad un guasto all'aereo che le portava a Parigi finiscono per trasferirsi a Cleveland dopo averci passato qualche giorno obbligato, è a mio giudizio particolarmente riuscito per due motivi fondamentali: l'età delle protagoniste (dai 40 agli 80 anni) e la messa in ridicolo dei paradigmi e delle aspettative della vita sotto i riflettori, operata con un semplicissimo e tuttavia azzeccato cambio di ambientazione.
Nel momento in cui le protagoniste si spostano da Los Angeles a Cleveland (dove Cleveland sta per il resto del mondo) le azioni e i comportamenti prima necessari e scontati diventano semplicemente ridicoli, fornendo la base di una comicità da sitcom che però, nella migliore tradizione, lascia qualcosa su cui riflettere. 
Tornando a noi, se ancora questo non vi ha convinte, vi dirò che la seconda serie si era  conclusa con un divertente matrimonio lesbico per errore, che poteva benissimo anche chiudersi lì e che invece gli autori hanno scelto felicemente di continuare nelle prime puntate della terza stagione, creando un castello di carte di bugie e incomprensioni che si scioglie solo alla fine dell'ultima puntata andata in onda, ambientata in una crociera lesbica nei Caraibi.
Non vi dico niente di più perché, non so perché, do per scontato che pochissime di voi l'abbiano già visto, e non c'è cosa più antipatica di uno spoiler, per l'effetto comico.
Mi saprete dire poi (spero).

Nel frattempo, il cast (senza Betty White, purtroppo) ha anche partecipato alla campagna NO H8 contro la proposition 8.

Immagine presa qui.

lunedì 12 dicembre 2011

How to spot a lesbian

Immagine presa qui.


Dite la verità, gli etero sono spesso un'inutile perdita di tempo e una spina nel fianco, e alle volte vorreste avere un gaydar effettivo ed affidabile da puntare con nonchalance per sapere se, e di chi, vi potete fidare. Fortunatamente, benché un così utile aggeggio non sia ancora stato inventato, le lesbiche hanno lavorato per decenni sviluppando un altrettanto utile e tuttavia sotterraneo linguaggio che valga da etichetta silenziosa, e vi faccia risparmiare tempo e fatica. 
Ecco allora qualche indizio per riconoscere chi appartiene alla vostra stessa specie (le immagini si intendono puramente indicative):

Le lesbiche moderne (o almeno quelle milanesi) sono fondamentalmente delle hipster, dunque rientrano nella categoria, anche se come segnali deboli, tutti i loro tratti distintivi, come gli occhiali da vista grossi, la bici  (meglio se a scatto fisso), le scarpe stringate da uomo, le cuffie per ipod molto grandi, etc.
Ci sono poi dei segnali forti, che non sono importanti tanto singolarmente quanto nel loro insieme. Diciamo che se anche il più indicativo dei segnali può lasciare spazio al dubbio, individuarne cinque o più su questa (insufficiente) lista vi lascia con una certezza decisamente maggiore (l'ordine è casuale):

1. la rasatura, meglio se asimmetrica, meglio ancora se brizzolata;
2. l'anello al pollice o una discreta quantità di fedi semplici nella stessa mano;
3. i Rayban (prima erano quelli a goccia, ora è più comune trovare questi);
4. il moschettone per tenere le chiavi di casa;
5. le mutande da uomo;
6. il bracciale di pelle, o in alternativa un bracciale largo e piatto;
7. il piercing al setto o alla fine del sopracciglio;
8. le braccia completamente ricoperte di tatuaggi;
9. la sciarpa sopra la maglietta o la canottiera;
10. uno a caso degli stereotipi classici (camicia a quadri, cravatta, cappello, bretelle e così via).

Badate bene, però, l'etero è un nemico piuttosto insidioso che si diverte a creare confusione utilizzando a sproposito i segnali codificati. Potrebbe capitare dunque che la vostra simpatica cavietta da laboratorio  possieda tutte le caratteristiche elencate e nonostante questo sia etero.
Che posso dirvi, state in guardia! 

venerdì 9 dicembre 2011

Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop


Del film di Pomodori verdi fritti ne avevamo già parlato qui, quando Geco l'ha rivisto dopo anni e ha notato qualcosa che ai suoi occhi di bambina era sfuggito.
Di recente io e Silvia l'abbiamo rivisto, notando anche noi qualcosa che ai nostri occhi di bambine era sfuggito. Ancora più di recente (leggi: questa settimana) mi sono procurata il sopracitato volume.Questo è stato un anno drammatico per le mie letture, fra tesi e Jonathan Franzen. In pratica erano mesi che un libro non mi rendeva almeno insofferente, se non decisamente frustrata.Pomodori verdi fritti è stata una ventata di freschezza.
Per quanto (storia lesbica decisamente accentuata, se no non staremmo qui a parlarne):
Uno, libro è stucchevole. E' decisamente stucchevole.Ma ogni tanto stucchevole va bene.
Due, nonostante sia stato scritto nel 1987 aleggia ancora una lieve brezza di razzismo fra le pagine. Non esplicito, ma quella irritante accondiscendenza ben raccontata da Dorothy Parker qui.
Tre, è un libro confusionario: il taglia e cuci della versione cinematografica aveva creato una storia decisamente più ordinata. Sarà che io spesso ho la capacità di concentrazione di un pesce rosso, ma questo cambiar voce narrante/spazio/tempo ad ogni capitolo mi destabilizza.
Quattro, l'impeto femminista di Evelyn Couch (Towanda!) si spegne ben presto, sublimandosi nella vendita di cosmetici.vogliamo ricordarla così, mentre sfascia la macchina di due ragazzette che le hanno fregato il parcheggio, godendosela un sacco.
La storia fra Idgie e Ruth, invece, a differenza della versione cinematografica,dove era solo accennata (ma decisamente intuibile ai maggiori di sei anni), è sempre in sordina, ma più delineata. E' chiaro chiarissimo lapalissiano che stiano assieme, e che non siano solo amiche molto molto amiche eccetera eccetera.
Leggendo la pagina di Wikipedia del film, per altro, ho scoperto che:
La versione cinematografica ha infine pesantemente oscurato la storia d'amore lesbica fra le due protagoniste, al punto che molti spettatori che non avevano letto il libro non si sono neppure resi conto della sua presenza: il film fa apparire Idgie e Ruth semplicemente come amiche del cuore.L'edizione in dvd del film ha un commento audio in cui il regista riconosce questo fatto, ma sostiene che una scena in cui le due donne hanno un litigio col cibo era intesa come una metafora del fare l'amore fra le due.
Eh? Potere della semiotica.
Alla fine del romanzo c'è la ricetta dei pomodori verdi fritti. Li voglio.

mercoledì 7 dicembre 2011

La felicità è un abominio

in foto, un auspicio.

Per chi come me non ci si fosse mai imbattuto prima, su Il Foglio di Giuliano Ferrara esiste una rubrica umoristica intitolata Preghiera. Ci scrive un buffo signore di nome Camillo Langone.
Il buffo signore qualche giorno fa citava il Levitico disquisendo di cantanti gay e felicità. E questo non può che essere senso dell'umorismo. Chi conoscete voi che citerebbe seriamente il Levitico, andiamo.
In poche righe una sfilza di battute, da l'omosessualità è un'offesa alle donne a Tiziano Ferro è inascoltabile perché dichiara "ho un fidanzato e sono felice".
Non so la vostra, ma la mia omosessualità è piuttosto una venerazione delle donne e Tiziano Ferro è inascoltabile ai più per motivi un po' più pertinenti all'orecchio musicale. Per me lo è giusto la canzone che da il titolo al nuovo album (Rai che ritiri i video da YouTube, ti odio)... una noia mortale! Tutto il resto mi sembra piuttosto orecchiabile, ma non ne vado fiera.
Langone, su Tiziano un po' uno spirito di patata, ammettilo.
Molto meglio Spinoza.it: Tiziano Ferro: "sono fidanzato e sono felice". "Ok, ma io ero venuto per la caldaia".

lunedì 5 dicembre 2011

Quelle due

Immagine presa qui.

Mi devo confessare. 
Alcuni di voi sanno che ho tenuto per tanti anni (e in città diverse) un poster di Audrey Hepburn sulla parete, un'immagine tratta da Colazione da Tiffany di dimensioni davvero mastodontiche, una posa che ho anche replicato più volte, divertita, in fotografie più o meno amatoriali. 
Ebbene: io Colazione da Tiffany non l'ho mai visto. A dispetto del poster che ha abitato la mia parete (e che ora riposa educatamente ripiegato), a dispetto della mia passione per il cinema classico americano, a dispetto anche della più semplice curiosità. E dire che ce l'ho lì, non ho proprio scuse.
La prima volta che ho visto la signora in movimento è stato solo qualche settimana fa, in Quelle due (titolo originale The children's hour), film del 1961 di William Wyler (regista di Ben-Hur e Vacanze Romane). 
Il film racconta la storia di Karen e Martha, che dirigono una scuola privata femminile, la cui vita viene sconvolta quando una loro studentessa, per vendicarsi di una punizione, mette in giro la voce che tra le due ci sia più di una semplice amicizia. Nonostante Karen sia in procinto di sposare Joe, suo fidanzato da lungo tempo, l'accusa di omosessualità si diffonde velocemente nel paese e le studentesse vengono ritirate dalla scuola. 
Benché i termini gay o omosessuale (men che mai lesbica) non vengano mai pronunciati, il film è più esplicito di molte pellicole anche successive a livello temporale, coraggio probabilmente giustificato dalla condanna morale che si stende dal principio sulla vicenda e sull'effetto distruttivo che la sola accusa comporta sulla vita delle due donne. 
Rimane comunque sorprendente che nel 1961 sia stato girato un film simile, che parla in qualche modo di omosessualità e racconta le reazioni ostili di una società non troppo lontana da noi. 
Quelle due è, oltretutto, veramente ben fatto. Se avete dimestichezza con le tecniche e i tempi del cinema classico, non potrà che piacervi.

giovedì 1 dicembre 2011

Rosalinda, perché?

In foto, RosaLindo. Scusate, io e Etwas siamo sceme.

Due giorni fa è passata a casa una mia collega dell'università per finire una presentazione. Mentre preparo il caffè la sento rispondere ad un manifesto appeso da poco in cucina: no, io non la conosco una lesbica famosa..Ce ne sono? E valle a spiegare di Gianna, che però si dichiara pansessuale. No, non i cavalli, solo tutti i sessi..umani...maggiorenni..ammesso che "transessuale" si possa definire terzo sesso, collega. Ma non addentriamoci troppo, che dopo il caffè si deve studiare. Ecco però, collega, è possibile che a giorni la figlia di Celentano ci dica qualcosa in proposito, visto che l'hanno paparazzata mentre baciava una donna.
Ora, Rosalinda, perché già il giorno dopo tu ci devi far fare queste figure di merda? Perché mi costringi a spiegare l'effetto poiana all'unica collega con cui ho socializzato in sette anni di università? A dirle che tu non sei coscientemente lesbica, sei solo discretamente disturbata, e che non sempre i cliché che tanto amiamo noi Krisbian, sono affidabili. Rasatura, questa volta mi hai deluso. Alle volte, come molti tagli di capelli, sei solo esternazione di un malessere interiore.