lunedì 26 gennaio 2009

Se Donna ha preso il diploma, io pretendo la laurea


Quando decidemmo di aprire questo blog, una delle poche "regole" era quella di non discorerre di fatti meramente personali ( oggi mi manca la mia mamma!) ma più generici, generali.
E mi piacerebbe, o se mi piacerebbe discorrere del generale, ma la cruda realtà è un altra.
La cruda realtà, è che sono una disperata studentessa universitaria.
Non riesco a pensare ad altro, mi spiace. L'ansia da esame è ormai il mio pane quotidiano, la media ponderata la mia favoletta della buonanotte, tomi su tomi di inutili teorie le mie giornate. E la cosa peggiore è che me ne manca UNO, UNO. Un solo, dannato, difficile esame. UNO! questo venerdì.
Uno e poi sarà finita, per un po'.Poco. Poi c'è la specialistica, il concorso per il dottorato, si spera il dottorato, poi boh, che senso ha preoccuparsene? Non aggiungiamo altra ansia, la misura è già colma.
L'università si è presa i miei dieci decimi, e mi ha dato in cambio un paio di occhiali da lettura.
L'università si è presa i miei soldi, e magari fra un mese mi da in cambio la laurea triennale.
Potrei continuare per ore. Ormai rabbrividisco, quando vedo quell'edificio di mattoni rossi.
E tutto questo per cosa? Rullo di tamburi! Laurea triennale in filosofia morale!
(cade dalla sedia ridendo istericamente)
Universitari di tutto il mondo affetti da inguaribile ansia da esame, unitevi!

(nella foto, Donna Martin. Donna Martin diplomata!)

domenica 25 gennaio 2009

Caramelle vs Dio



Di domenica la metropolitana milanese dimezza considerevolamente le sue corse (almeno nella direzione che devo prendere io) e così capita che andare da una parte all'altra di Milano significa sincronizzare gli orologi, onde evitare aspettare mezz'ora al freddo seduti su panchine di granito (e vorrei un po' sapere chi gli ha detto che era una buona idea farle con quel materiale, sono gelate, GELATE, col freddo GELANO).
Quindi, quando oggi il treno è arrivato in stazione, tutto tappezzato con una pubblicità delle zigulì da un lato, e di un cioccolato ripieno dall'altro non ho pututo fare a meno di pensare agli "autobus atei", e a tutta la simpatica polemica che è montata tutt'intorno. Io non ho niente contro le zigulì, ne contro il cioccolato ripieno. Le zigulì le vedo sempre in farmacia, mi sembrano simpatiche.
Le mangiavo anche da bambina, ora non mi pare il caso d'aggiungere altre pasticche a quelle che già sono condannata a prendere. Il cioccolato ripieno mi piace, ma solo quello bianco con le nocciole. Tutto sommato, visto che non nutro ostilità ne verso le zigulì ne verso il cioccolato, ho preso la metro. Quando prendo un mezzo pubblico, mi interessa che:
  • non puzzi di piscio
  • il cappotto del vicino non strabordi sul mio sedile, ed il mio non strabordi sul suo
  • io riesca a sedermi
  • io riesca a leggere in santa pace una volta seduta
  • la gente faccia scendere prima di salire ( vi odio, vi odio voi trogloditi che ancora non avete imparato questa regola fondamentale)
Per cui, quando mi è capitato di sentire accorate voci d'accorati cristiani che lanciano accorati cori d'offesa ed indignazione per la possibilità che dagli autobus si levino empii strali d'ateismo, sono rimasta basita. Lo stupore non poteva che aumentare, perchè gli accorati cristiani proponevano, come segno di protesta, di non salire sull' "autobus ateo".
Ah! cicca cicca, noi non ci saliamo sul vostro autobus cattivo, cicca cicca! Noi ci abbiamo la verità in tasca, cicca cicca! Possiamo fare gli arroganti quanto ci pare, cicca cicca! Noi ci abbiamo ragione, e tu no, cicca cicca!
Nel vedere la metro zigulì stamane, non ho dunque potuto fare a meno di pensare: ma se ci fosse scritto, che so, "god si god, god is straight", io ci salirei su questa metro?
Si, perchè la prossima passa fra mezz'ora e io non ho il tempo di aspettare, si perchè sono carica di borse e voglio solo arrivare a casa, e si, perchè non sarà una metro a cambiare la mia opinione.
Per me dio non esiste e tanti saluti, che la metro mi dica il contrario o meno. E se per voi dio esiste, dovrebbe essere lo stesso, tanto di più che se fra il credere e il non credere avete scommesso, e avete scelto di credere, non sarà certo un pullmann a farvi cambiare idea. No?
E poi, CHE CAVOLO!, siete ovunque. Ovunque. O V U N Q U E.
Se, per una volta, viene veicolato un messaggio che non sia il vostro, accettatelo. Dovete, per forza, sentirvi offesi?
Dio, che noia!

Sugar rush vs South of Nowhere


Sugar rush si guarda in fretta, almeno quanto South of Nowhere. Le puntate, da 23 minuti ciascuna, vanno via una dopo l'altra più che altro perchè incredibilmente inconcludenti. Credo sia un problema dei telefilm per adolescenti, ormai. O forse il problema è che io l'adolescenza l'ho passata da un po'. Ad ogni modo, se si ha un pomeriggio da sprecare davanti allo schermo come lo avevo io questi giorni, la prima serie inizia e finisce prima di rendersene conto. Ricalcando i moduli già di South of Nowhere, nella prima puntata si definiscono i termini della relazione, si delineano i personaggi, si lascia intendere come andrà a finire. L'ultima si conclude col fantomatico bacio, il fantomatico sesso (che, però, è lasciato ovviamente all'immaginazione, visto il target cui si rivolge) e promesse di tragedia. Giusto per tenere l'interesse vivo per la stagione numero due, suppongo.
Se vogliamo fare un paragone con South of Nowhere, Sugar rush esce vincente per maggiore esplicità. Per una volta, infatti, la cotta (o la fissazione, come la definisce la stessa Kim) per la migliore amica è trattata sia come mentale che fisica (indimenticabile lo spazzolino elettrico della protagonista, protagonista a sua volta). Maggiormente curati anche colonna sonora e dialoghi, che alle volte regalano battute all'altezza di Will&Grace.
La trama risente, però, in maniera piuttosto evidente dell'attenzione su un solo personaggio, piuttosto che su un gruppo di amici come in South of Nowhere, e devo personalmente lamentarmi della decisione di togliere il fratello strambo dalla sua tuta spaziale già nella seconda puntata.


Nella scelta delle attrici, però, non può che perdere.
(oh, si, sono una stupida superificiale.)

venerdì 23 gennaio 2009

Sugar rush, episodio pilota: ai voti

Avete mai sentito parlare di Sugar rush? No? Beh, si tratta di un telefilm inglese che parla di, indovinate?, adolescenti. Nello specifico una adolescente innamorata della sua migliore amica (la Sugar del titolo). La serie è del 2005, ma il 6 Febbraio verrà trasmessa in America.
So far, io ho visto la puntata pilota.

Accento inglese? +1

Prima scena, primo bacio. +1

Stereotipo della ragazza nera con la musica nel sangue. Brutta cosa. -1

Capelli rossi. +1

Ragazza mezzo nuda + ragazza in divisa = ottima accoppiata. +2

Adolescenza ribelle. -1

La lotta sul letto. +1

La ragazza ha le idee chiare. +1

Fratello strambo (praticamente, lo scoiattolo di Spongebob)! +2

Primo quasi bacio. +1

Ed un +1 per la musica di Morrissey in sottofondo.

Ovviamente, non poteva mancare il piatto vegetariano.

mercoledì 21 gennaio 2009

Straight is great (si, ma no grazie)

But I'm a cheerleader è un film decisamente divertente, di quelli da guardare prima di andare a dormire per scacciare l'ansia, se qualcosa è andato storto durante la giornata. A me, per lo meno, è capitato di farlo piuttosto spesso, per via di quell'adorabile equilibrio fra ironia, stereotipi, colonna sonora frizzante, happy ending e frasi ad effetto (ammetto di sapere a memoria le canzoni di Megan). E poi insomma, parla di una cheerleader lesbica, cosa si può chiedere di più?
Quando sento parlare di "centri di cura dell'omossessualità", però, o di "percorsi di riorientamento sessuale" o qualunque sia il nome che gli danno, mi si gela il sangue. Perchè era tanto divertente vedere nella finzione Megan e Graham avere a che fare con bambolotti iper realistici, o i ragazzi prendere dimestichezza col cambio dell'olio o il taglio della legna, quanto è terrificante l'idea di corsi simili nella realtà. E il fatto che siano ospitati, la maggior parte delle volte, da strutture cattoliche, chissà perchè non mi rassicura.
In questi giorni tutto questo sta accadendo a Brescia, fortunatamente ostacolato, o per lo meno denunciato, da Arcigay che ha indetto una manifestazione nazionale intitolata NON GUARIRETE MAI, sabato 24 gennaio.
Maggiori informazioni sul sito.

Nemmeno loro, ovviamente, sono guarite mai.

E per fortuna, direi.

martedì 20 gennaio 2009

Qualche volta, il lieto fine

Fonte: People.

Durante un'intervista rilasciata a People in occasione della promozione del nuovo show della ABC Better Off Ted, Portia De Rossi ha parlato del suo matrimonio con Ellen DeGeneres, raccontando come le abbia cambiato la vita.
"Il matrimonio," ha detto "è un modo diverso di stare assieme. C'è una pace nell'essere sposate, un senso di unione che semplicemente prima non c'era. E non avevo idea che mi avrebbe cambiata quanto ha fatto, ma è meraviglioso. E' legale, ed è reale, quindi c'è quella formalità che lo rende davvero valido. Credo che le emozioni derivanti dall'essere una donna gay mi abbiano sorpreso, come il sollievo dell'avere mia madre presente alla cerimonia per benedire la nostra unione, e chiamare Ellen nuora. E' così importante vivere una vita onesta e aperta e non l'avevo realizzato finchè non ho iniziato a farlo."
Con l'approvazione della Prop8, di poco successiva all'unione di Ellen e Portia, però, i matrimoni gay sono ora illegali in California.
"Ogni giorno della nostra vita è una protesta contro l'approvazione della Prop8," dice Portia. "Noi siamo una coppia felicemente sposata. E' stato piuttosto devastante, a dir la verità, quando passata."

Io avevo suppergiù quattordici anni quando guardavo Portia in Ally McBeal e fantasticavo ad occhi aperti. Quando la sento parlare così, ogni tanto mi capita ancora.

lunedì 19 gennaio 2009

Dite ai neri di non fare figli: avranno una vita dura


Come la mia amica Rana, "diciamo che passo del tempo al pc, su internet". Diciamo anche che lo passo principalmente su un forum a tema, così, per litigare un po' quando mi sento giù.
L'altro giorno però, rispondendo ad una discussione sulle adozioni da parte di coppie gay non immaginavo di dover litigare, scoprendo con orrore di avere il nemico dentro casa: una ragazza omosessuale che mai si sarebbe fatta adottare da una coppia gay per le implicazioni etico-morali.. oh si, parole testuali e oh no, non ho idea di cosa intendesse per questioni etico-morali.
Quello che segue è il testo dell'intervento che mi ha fatto tacciare di fanatismo gay!

Certo non è un argomento semplice. I bambini a scuola prenderebbero in giro il figlio di una coppia gay (dopo aver ricevuto istruzioni a riguardo dai genitori, i veri maligni); le mamme etero non manderebbero i propri figli alla festa del "bimbo a due mamme" e le maestre lo tratterebbero come il figlio di due disadattati sociali. E allora? I bambini a scuola prendono in giro anche i ciccioni, i quattrocchi, quelli con lo zaino del discount, quelli con difetti di pronuncia. Molte mamme non permettono ai figli di frequentare figli di divorziati, di immigrati extracomunitari, di chiunque sia diverso da loro. Ma queste cose si superano, basta insegnare al proprio figlio a difendersi verbalmente o con un sano pugno sul muso agli stronzetti; con le maestri ci si va a parlare; e non tutti, ma qualche genitore imparerà a convivere con la realtà e al secondo compleanno manderà i suoi figli. Bisogna che però qualcuno inizi a dimostrare che va tutto bene. Se persino noi omossessuali ci facciamo convincere che sia giusto essere privati del diritto alla maternità/paternità, chi dovrebbe lottare al nostro posto per cambiare la società? Ricordiamoci che un bambino in adozione è un bambino solo, non verrebbe strappato a due genitori etero e quindi perfetti, per essere dato in pasto a noi. Trovando l'amore di una famiglia quanto volete che possa fregargliene qualcosa di avere due genitori di sesso opposto o meno? E non è vero che serve per forza la figura di riferimento sia maschile che femminile, i bambini che crescono con un solo genitore (ragazza/o madre/padre; vedova/o etc.) vengono su come gli altri! Al massimo vivono il trauma dell'abbandono o peggio della morte dell'altro genitore, ma se l'altro non è mai esistito come nel caso di un donatore di sperma, il bambino che ha due mamme da sempre, di chi dovrebbe sentire la mancanza? Sicuramente crescendo farà domande, e avrà delle risposte. La gente fa figli di continuo pur sapendo che il mondo fuori casa è brutto sporco e cattivo. Anche i nostri se la caveranno.

domenica 18 gennaio 2009

Out at the wedding

Certe volte non è complicato, non c'è tragedia nè inquietanti finali moralistici (o non), non deriva da un passato disagiato nè espressione di un'adolescenza travagliata, non sfoccia in tensione, lotta, pianti, lividi, emarginazione, riunione, affermazione e tutte quelle cose complicate.
Certe volte è semplice commedia, semplice e leggera.
E va bene proprio così.

venerdì 9 gennaio 2009

Mamme e Madonne



Quando mia madre mi ha chiesto se la mia omossessualità fosse, in tutto o in parte, dipesa da lei, avrei dovuto rispondere: si, mi hai cresciuto a pane e Madonna.

martedì 6 gennaio 2009

(poco) gossip (per una) girl

La prima volta che ho visto questo telefilm, mi sono annoiata tanto da addormentarmi nel bel mezzo della puntata. Dormendo, però, ho sognato le due signorine qui sopra saltarsi addosso, e quando mi sono svegliata ero decisamente meglio disposta allo show. Ovviamente, la scena è rimasta nella mia testa e non si è mai avverata sullo schermo ma, saperte come si dice, la speranza è l'ultima a morire. Aspettando, ho finito per affezionarmi ai personaggi, sviluppando un'irrazionale predilizione per Chuck Bass.

Sarà per il suo abbigliamento sempre impeccabile.

O per l'interminabile tira e molla con Blair, che, dal suo canto, mi ha proprio portato via il cuore.

Non fa a tutti lo stesso effetto?

lunedì 5 gennaio 2009

Luca era gay, ma Povia è un cretino


La logica del mutamento determina che da un p- mondo, si passi, muti, ad un altro p- mondo, per azione di un agente. L'agente fa qualcosa, che cambia lo stato di p. Facciamo un esempio: p sta pr la finestra chiusa, quindi d ( p T p) l'agente ha agito, ed ha aperto la finestra. Il mondo è cambiato, c'è stato un avvenimento.
Ora, è noto a tutti, che quando si parla, prima bisognerebbe pensare. O meglio, secondo alcuni ( Malebranche) le parole, sono una diretta emanazione del pensiero. Parlando, do letteralmente voce ai miei pensieri quindi, se io affermo che povia sia un cretino, devo essere conscia di ciò che dico. Capirne tutti i termini, contesti, conseguenze.
Ora, affermare che luca era gay, non è come dire i piccioni fanno truuuuu ( o qualsiasi verso faccia un piccione).
Affermare luca era gay comporta che da un p- mondo gay si sia andati verso un p mondo non gay.
Uno dei problemi del linguaggio, è che sia un sistema impreciso, fallace. Le parole possono avere diverse accezioni, diverse sfumature. Quindi quando affermo: luca era gay, esprimo, intrinsicamente, un giudizio. Sapendo che il sopracitato Povia è andato a cantare al Family Day possiamo dedurre che egli verta verso certe ideologie, o correnti di pensiero che dir si voglia, o bla bla. Insomma, non era la fiera della porchetta di merate. Era il Family Day! Si esibivano pargoli come trofei e ci si beava d'essere buoni, retti, simpatici e cattolici. Noi siamo la rettitudine, dico no all'abominio!
(Aborrisco, brrr) Quindi, affermare: Luca era gay, è guarito! è un giudizio. Si condanna, intrisicamente, l'omosessualità, la si considera alla stregue di una malattia mentale.
Come se dicessi: Dostoevskij era epilettico, ma hey, non è una disfunzione neurologica, è una punizione degli dei! Non l'hai letto nel "Male sacro"?
Quindi, Povia ha la sua libertà (e responsabilità) d'affermare "Luca era gay", io ho la mia d'affermare, Povia sei un cretino.
E poi, chisssenefrega di San Remo! Go Marco Carta, go! Voglio vederti in finale con gli Afterhours! Milano contro Cagliari,
Pirri capitale!

Il Virgilio che non si studia



La poesia bucolica, che si fa risalire al poeta greco Teocrito, è una poesia di argomento pastorale (il nome deriva infatti dal termine greco βουκόλος (bukòlos), che indica il pastore di buoi), ambientata in un allegro scenario campestre, tra gare canore di pastori. L'argomento privileggiato è l'amore, ma alcuni autori, tra cui Virgilio, la caricano anche di tematiche politiche contemporanee, come ad esempio l'espropriazione delle terre in seguito alla guerra civile. Eppure Virgilio non evita di misurarsi con gli argomenti classici di questo tipo di poesia, tra cui l'amore omosessuale. Questa egloga (la seconda) viene però quasi sempre evitata nell antologie che si fanno studiare al liceo. Come stupirsene?
Vi allego la traduzione, se qualcuno fosse interessato all'originale in latino, si trova facilmente su internet.

Il pastore Coridone ardeva per il bellissimo Alessi,
delizia del suo padrone; ma non aveva nessuna speranza.
Soltanto si accontentava di venire assiduamente tra i densi faggi,
vertici ombrosi; qui solitario, ai monti e alle selve
lanciava con vana passione rozzi lamenti:
"O crudele Alessi, nulla curi il mio canto?
non hai compassione di me? Infine mi farai morire.
Ora persino i greggi prendono l'ombra e il fresco,
ora i roveti nascondono le verdi lucertole;
e Tèstili pei mietitori stremati dalla rovente calura
pesta l'aglio e il sermollino, erbe dall'acuta fragranza:
ma mentre seguo le tue tracce mi accompagna dagli arbusti
sotto il sole rovente il canto delle rauche cicale.
Non era meglio sopportare le aspre ire di Amarilli
e i superbi dispregi? E amare Menalca
bench'egli fosse scuro e tu di candida pelle?
O fanciullo bellissimo non fidare troppo nel colore:
cadono i bianchi ligustri, ma si colgono i foschi giacinti.
Mi disprezzii, o Alessi, e non cerchi di sapere chi sia,
nè quanta ruccgezza oissueda du greggu e di niveo latte:
mille agnelle mi errano pei siculi monti,
non mi manca il latte freschissimo né d'estate né d'inverno.
Canto i motivi che soleva intonare Anfione dirceo
quando chiamava gli armenti sull'attico Aracinto.
E non sono tanto sgraziato; mi vidi poc'anzi dalla riva
riflesso nel mare calmo dai venti; non temerei
il confronto con Dafni, te giudice, se l'immagine non m'inganna.
Oh soltanto ti paicesse abitare insieme con me
le rozze campagne, gli umili tuguri, e trafiggere i cervi,
spingere il gregge dei capretti alla pastura della verde malva!
Con me nelle selve imiterai Pan nel canto:
Pan per primo insegnò a cingiungere numerose canne
con la cera; Pan si cura del gregge e dei pastori del gregge.
Non ti spiaccia sfregare alla canna il soave labbro:
che cosa non faceva Aminta per imparare le medesime cose?
Possiedo una siringa campestre di sette canne
disuguali, che un giorno Dameta mi diede in dono,
e morendo mi disse: "Ha un degno secondo padrone".
Così disse Dameta, tra l'invidia dello stolido Aminta.
E possiedo una coppia di capretti trovati in una valle scoscesa
che hanno ancora la pelle sparsa di macchie di bianco;
prosciugano tutti i giorni due mammelle di pecora.
Te li serbo. Tèstili prega da tempo di portarmeli via;
e lo farà, perchè tu invece disprezzi i miei doni.
Vieni qui da me, fanciullo bellissimo:
le Ninfe ti recano gigli a pieni canestri,
e una splendida Naiade cogliendo le pallide viole e il colmo
dei papaveri, vi congiiunge il narciso e il fiore fragrante dell'anèto;
poi intrecciando lo spigo ad altre erbe odorose,
screzia i molli giacinti con il giallo colore del fiorrancio.
Io stesso coglierò le cotogne bianche di tenera lanugine,
e i frutti del castagno che la mia Amarilli amava;
aggiungerò le cèree susine (onorando anche quei frutti),
e coglierò voi, allori, e mirti che crescete vicini,
perchè così disposti mischiate soavi profumi".
Ma sei un villano, Coridone, e Alessi non cura i tuoi doni:
se volessi gareggiare in regali, certo con ti cederebbe Iolla.
Ahi, sciagurato, che cosa ho mai vatto? Ho lanciato
folle l'Austro tra i fiori e i cinghiali nelle limpide fonti.
Stolto, chi fuggi? Anche gli Dèi abitano le selve,
e il dardanio Paride. Abiti pure Pallade nelle rocche
che ella costrusse, a me piacciono soprattutto le selve.
La feroce leonessa insegue il lupo, il lupo la capra,
la stessa irrequitea capra cerca il cìtisio in fiore,
Coridone cerca te, o Alessi; ognuno è tratto
dal suo desiderio. Giarda, i giovenchi riportano gli aratri
sospesi al giogo, e il sole al tramonto raddoppia le ombre;
eppure l'amore mi bruca: come contenere l'amore?
Ahi, Coridone, Coridone, qual mai follia ti ha preso?
Hai le viti potate a metà sull'olmo frondoso.
Perchè non cerchi piuttosto d'intrecciare qualcosa
di cui vi sia bisogno, coi vimini e coi pieghevoli giunchi?
Troverai, se questo ti spezza, un altro Alessi.
[traduzione di Luca Canali]
___
A proposito dell'immagine di questo articolo:
si tratta di una fotografia di Carl Warner, della serie "Foodscapes", ovvero paesaggi creati utilizzando il cibo. Le foto, davvero molto belle, si trovano sul sito http://www.carlwarner.com/warner.html.

domenica 4 gennaio 2009

Dov'è finito l' "out and proud"?



Diciamo che passo del tempo al pc, su internet. Diciamo “del tempo” così non mi vengono i sensi di colpa e finisco di scrivere quest’articolo invece di chiudere tutto e buttarmi sui libri di latino (oh, lo so, fa tanto studentessa del liceo, ma per alcuni di noi non finisce lì, purtroppo). Curiosando tra i forum a tema (the_frog è, dopotutto, nient’altro che una gossip girl), spesso mi sono chiesta dove sia finito l’ “out and proud”. La rete, infatti, pullula di eccitate ragazzine (e non più ragazzine) pronte a dichiarare amore eterno alla loro, come si dice in inglese, other half / same sex. Tutto rigorosamente, però, sotto nickname. Quando si parla della vita reale, è un accavallarsi di dubbi e problemi. “Mi piacerebbe tanto poterla prendere per mano quando camminiamo per la strada, ma…” “Ma come si fa a dirlo ai propri genitori?” “Quanti sanno di voi? Non trovo il coraggio di dirlo ai miei amici.”. Senza nulla togliere alla libertà personale, ci mancherebbe, e tenendo da parte il discorso "genitori", che effettivamente è di solito piuttosto complicato, mi sembra un po’ ridicolo fare le lesbiche agguerrite su un forum con le foto di Shane nell’intestazione e poi andare a dire in giro che l’ultima storia la si è avuta con Francesco, invece che Francesca. Essere allo scoperto non è così difficile come sembra. Certo, ci sarà chi farà domande (si può liquidare le più imbarazzanti semplicemente col luogo comune che “le lesbiche non scopano”), chi si girerà a guardare se, a cena, le darai un bacio, chi si proporrà di unirsi a voi (e il bello è che ciascuno crederà di essere incredibilmente originale, nel farlo) e chi ti dirà che sei una rana che vive in fondo allo stagno. Ma il gioco vale la candela. Sono sempre vissuta con la convinzione che una cosa per cui non si vuole lottare è una cosa a cui non si tiene, e non so come la pensate voi, ma la mia libertà è una cosa a cui tengo. Per cui ben vengano anche le domande, in fondo non possiamo lamentarci che “gli etero” non ci capiscono e non ci conoscono quando siamo noi che vogliamo raccontarci e farci vedere.

venerdì 2 gennaio 2009

Dando a Davide quel che è di Davide




Prima di continuare oltre, è giusto rendere tributo a chi di dovere per il titolo, “All the beauty you will ever need”, per cui, grazie, David Sedaris! È altamente improbabile che il signor Sedaris legga queste righe, o che la cosa gli venga notificata, ma davvero, grazie signor Sedaris. Questi anni con lei sono stati meravigliosi, e penso sinceramente che “All the beauty you will ever need” sia uno dei suoi racconti migliori. Come sempre, signor Sedaris, leggo le sue opere prima di andare ad un esame, per stemperare la sensazione d'angoscia che mi cammina a fianco, e quella volta, oh quella volta è stato meraviglioso, ho pianto, ho passato l'esame, ho realizzato ancora una volta quanto Lei sia meraviglioso. I suoi libri, sono meravigliosi. LeggerLa, è meraviglioso.
Per cui, questo blog si chiama così e proprio così in “onore” del più meraviglioso scrittore vivente, di uno dei suoi racconti migliori, nella speranza che un po di quel *meraviglioso* senso dell'umorismo pervada anche queste pagine, e nella personale speranza di smettere di pensare così tanto a quella dannata università.
plus, plus

Di rane e di stagni




Mi è stato detto che sono come la rana che vive in fondo allo stagno e non conosce il mondo che la circonda. Perché? Perché ho ventidue anni e non voglio andare a letto coi ragazzi. Non che sia stata decisione di un giorno, mi sono svegliata di cattivo umore e ho detto no. Non che sia stata nemmeno una decisione sofferta, a dir la verità. Semplicemente, sono gay. Lo sono sempre stata e, per quanto mi è dato sapere adesso, lo sarò sempre, nonostante le domande frequenti “ancora con le ragazze?”. Già, ancora con le ragazze. E dunque, dato che mi sto perdendo l’emozionante universo del pene, sono una rana nello stagno, e allora, lasciate che firmi questo blog, semplicemente, the_frog.