martedì 29 dicembre 2009

Lez face it



Cos' hanno in comune tutte le persone nella foto? (Nell'ordine: Gianna Nannini,Valeria Solarino, La Roux, Shane, Lisbeth Salander e the_ frog). Ma è ovvio! Un'inequivocabile faccia da lesbica!
Facciamo un passo indietro: la mia strategia per sopravvivere alla casa invasa dai parenti è accumulare riviste e libri, da leggersi sul divano mentre loro continuano a mangiare per ore e ore. Su A di questa settimana c'è una sorta di intervista alla Solarino, intervista assolutamente iniqua. La foto (perduta sul camino insieme al giornale), però parla chiaro: la Solarino ha proprio una faccia da lesbica. Mi spiace, Valeria. E fai bene a rifiutare i ruoli gay, ora. Altresì l'etichetta non te la levi più davvero. Mi spiace, cantante dei La Roux, a cui le fan tirano i reggiseni: anche tu hai proprio quella faccia lì. Mi spiace, attrice che fa Shane, ormai la lettera scarlatta ti perseguiterà per tutta la tua carriera! Mi spiace, fidanzata che non passa mai in incognito!
Insomma, la faccia da lesbica si compone di: faccia piccola con tratti affilati, naso piccolo, zigomi pronunciati, bocca non eccesivamente carnosa. Completano il quadro (molto spesso) capelli lisci, sfilati e scalati, decisamente corti. Non importa il tuo orientamento sessuale: se sei detentrice di quella faccia lì, non c'è via di scampo. La gente ti guarda e pensa: lesbica! (Lo so perchè mia mamma, ogni volta che vede Gianna Nannini esclama "sarà...ma con quella faccia lì sembra davvero lesbica!" (NB: grande fan di Gianna, mia madre. )
La faccia da lesbica fa la sua entrata in scena verso l'adolescenza, e ha i suoi innegabili vantaggi: uno, attrae le varie fan di L Word che vogliono fare una capatina nell' L World.Due, ti consente di rimorchiare tranquillamente nei locali, nessuna si porrà il problema boh, magari è etero, è solo qui per accompagnare un'amica... Tre: puoi diventare un idolo delle folle! Quattro, assomigli a Lisbeth Salander (sempre sia lodata) e la cosa può diventare molto comoda verso carnevale. E la faccia da lesbica, fra le altre cose, invecchia pure bene!
Certo, la vita non è tutta rosa e fiori: con quella faccia lì ottieni un ruolo di successo in un telefilm di successo, e poi quando c'è bisogno di una lesbica per un film, pensa un po' chiamano te. Con quella faccia lì non avrai pace, le fan assatanate dopo il tuo noisetto film a tema scandaglieranno tutte le tuo foto, per capire se fra te e la Ragonese è ammmore vero nella vita vera. Con quella faccia lì ti ritrovi nel camerino di una nota marca d'abiti svedese, con la tua ragazza che sbuffa e cerca di convircerti che no, non sembri un uomo in gonnella. Compra quella dannata gonna e andiamocene a casa. Per non parlare delle fan che ti lanciano i reggiseni (disgusto!)
Resta solo da capire: si diventa lesbiche in seguito alla faccia da lesbica, o i connotati si plasmano in base all'orientamento sessuale? E se si, quand' è che i miei zigomi si decidono ad affilarsi? Su, zigomi, sono un bel po' di anni ormai, me lo merito!

E un'altra cosa: Alitalia, vaffanculo. Piuttosto che prendere uno dei tuoi aerei, la prossima volta che devo andare a Cagliari prendo la nave. Ryanair perdonali se ti han fatto arrabbiare e ridacci le tratte nazionali, grazie.

giovedì 24 dicembre 2009

Wives of Bath


A quanto pare, l'espressione "tratto da" ha un significato ben più ampio di quanto pensassi io.
Ho iniziato la lettura di Wives of Bath, da cui, ufficialmente, è stato tratto Lost & Delirious, credendo di trovarci bene o male la stessa trama, pur con tutte le differenze del caso, e invece no. In comune, romanzo e film, hanno i nomi delle protagoniste e l'ambientazione, il collegio femminile Bath, ben poco d'altro. Il che nel mio caso è stato un bene, perchè mi sono goduta il libro con la freschezza di un testo nuovo e non conosciuto, che mi è piaciuto più del film per il tono impietoso della narrazione, l'ambientazione temporale negli anni '50, la maggiore coesione della trama e della psicologia dei personaggi. Anche se, ripeto, i due hanno così poco in comune che un paragone si fa con difficoltà.
(Avvertenza #1: il testo si trova solo in lingua originale, in inglese.)
(Avvertenza #2: la differenza di trama non necessariamente evita l'effetto poiana.)

mercoledì 23 dicembre 2009

Patate al forno


Come ben sapete in questi giorni Milano si è trasformata nella versione brutta e disorganizzata di Stoccolma, e le strade sono impraticabili. Giusto il tempo di uscire a tagliare (troppo) i capelli, aspetto fiduciosa ed ingenua che il postino mi porti i miei autoregali, e nel frattempo cucino. Cerco di battere un po' la mia pigrizia, se no finisce che mangio caramelle per pranzo come ieri, amo le caramelle, ma non sono sicura che apportino al mio organismo la giusta quantità di proteine e sali minerali.
Patate al forno, un classico. Non saranno forbite come la zuppa a la francaise dell'altro giorno, ma sono incredibilmente buone. Diciamo che vanno bene per l'appuntamento numero due o tre, quando volete dimostrare quanto siete brave anche in versione più understatement, sceglimi e allieterò le tue domeniche piovose dul divano. (Lo so Silvia che te l'ho cucinate la prima volta in assoluto che siamo "ufficialmente uscite insieme", ma la nostra situazione era un po' diversa...)
Ricetta vecchissima, me la porto dietro dalle scuole medie. Ingredienti:
3 o 4 patate di media grossezza, possibilmente a pasta gialla (non ho idea di quanti grammi siano, media grossezza per me quanto un pugno chiuso, anche qualcosa di più)
un limone
olio
sale
vino bianco, sempre quello in cartone stile tavernello , un bicchiere bello pieno(sempre, sempre avere del vino bianco per cucinare!)
rosmarino
salvia

La ricetta è piuttosto lunghetta, soprattutto con quei nuovi antipatici forni ventilati che si, non bruciano, ma nemmeno cuociono tanto in fretta. La prima cosa, quindi, accedere il forno. 150/200 gradi, dipende da quanto è lento. Mettersi a pelare le patate, e farle tutte a cubetti. Cubetti piccini, di circa 2 cm l'uno. Versare l'olio (a occhio uno, due cucchiai) in un'insalatiera, aggiungerci un po' di sale (qualcosa come 2 cucchiaini scarsi), rosmarino (non il rametto, solo gli aghi) e salvia spezzettata.Bene: ora vi rinboccate le maniche, mettete le manine dentro l'insalatiera, e rimestate: ogni cubetto di patate deve ricoprirsi di olio, rosmarino, salvia e sale. Poi passate alla teglia: unta con un po' d'olio, e poi ci riversate dentro le patate. Livellatele a fate un unico strato, e buttateci sopra ancora un po' di rosmarino. Poi, nell'ordine: il succo di un limone, il bicchiere di vino, sale (poco, o saranno davvero immangiabili) pepe nero. Le patate, insomma, saranno sommerse da un sacco di roba. In forno per 40/50 minuti, controllatele ogni decina di minuti, io le tolgo dal forno quando hanno fatto una bella crosticina e del vino e del limone non c'è più traccia. Sono buonissime, davvero. Valgono tutto il tempo passato a prepararle.
Ecco, magari questo è un piatto la cui preparazione non è l'attività più eccitante da osservare (in particolare quando dopo che avete rimescolato le patate nell'olio e rosmarino avete tutte le mani unte), per cui fatelo in anticipo. Calcolate i tempi in modo che la vostra lesbica arrivi ta-daan! proprio mentre leggiadre, guanto da forno alla mano (proprio come per i grembiuli, ne esistono di non imbarazzanti), poggiate la teglia in tavola, affianco alla bottiglia di vino già stappata.Altro momento da tenervi per voi: le imprecazioni al tappo di sughero che minaccia di rompersi e rovinare il vino.
Io ti aspetto, oh postino!


martedì 22 dicembre 2009

In the quicksand


Visto che per natale ho ricevuto tutto quello che volevo, e ancora qualcosa, (si, conosco già i miei regali di natale), mi sono regalata il biglietto per vedere La Roux, questo marzo. Non ce le facciamo scappare, queste ragazzine inglesi dai capelli rossi e la musica eletroclash, proprio no.
La povera ragazza, probabilmente per via del viso androgino, della scelta di indossare un abito maschile in uno dei suoi video più famosi (I'm not your toy) e un paio di testi ambigui, è anche ritenuta universalmente lesbica, tanto che le ragazzine sue fan si spogliano ai suoi concerti lanciando i reggiseni sul palco e rimanendo sorridenti e mezze nude davanti a lei.
Spiacenti, Elly Jackson ha smentito:

It's the fact that they think I want their bras — that's what's weird about it. One girl in Toronto stood there for ages with her boobs out. Everyone just thinks I'm a raging lesbian and I want to see everyone's boobs. Sorry, I'm not.

Pur mantenenedo a riguardo la mia solita opinione (non mi importa granchè, e non capisco l'insano interesse che invece dimostra gran parte della gente)(ragazzine, se ci volete fantasticare su, potete farlo anyway), c'è da ammettere che qualche segnale ambiguo c'è eccome, foss'anche solo il testo di Quicksand:

I'm the obsessor
Holding your hand
It seems you have forgotten
About your man
Alone in the darkness
My bed's a different land
Your touch intensifies
And I'm in the Quicksand

Rimane il fatto che condivido quanto ha detto riguardo il suo pubblico:

I don't care who comes to the gigs or who likes the music, as long as it's for the music and not because they fancy you. That's a s--t reason to come to a gig.

Ed è proprio perchè mi piace la musica che sarò sotto il suo palco, a marzo, e che ve li consiglio (i La Roux sonom, infatti, un duo).

lunedì 21 dicembre 2009

Lez cook



A grande richiesta, la rubrica di cucina, ovvero "prendi per la gola la tua lesbica"!
Cucino piuttosto bene, io. Quando si tratta di farlo per altri. Se devo sfamare me basta un brodino e delle carote (troppo pigra anche solo per sollevare una padella); ma se devo farlo per altri (generalmente tha frog, perchè se le porzioni da preparare superano i due partecipanti torna in gioco la pigrizia), mi ci applico, con risultati piuttosto soddisfacenti. So prendere una lesbica per la gola: difatti l'ultima che ho irretito con delle patate al forno è la mia cara fidanzata da quasi tre anni buoni.
Quindi datemi retta, care lesbiche: la cucina funziona, sempre. Che so, zuppa di zucchine e avocado, un vino bianco decente, niente candele (scontato!) ma una colonna sonora ad hoc = meta! In questo caso, mi spiace, ma la cucina sarà vegetariana. Non tocco ne cucino carne da 4 anni, e comunque le verdure fanno più bene, davvero. Costano meno (così potete investire sul vino), non vi restano sullo stomaco e non si infilano fra i denti in maniera antiestetica.
Un paio di considerazioni generali:
  • No ai fritti. NO.Sono buoni, buonissimi i fritti. Ad avere Burdocks in Italia ci mangerei una volta alla settimana, ma se dovete cucinarli voi i fritti sono un no-no. La frittura perchè non si ammosci va fatta al momento, la casa puzzerà di friggitoria, l'olio bollente è notoriamente subdolo e le mani a chiazze causa scottatura da olio non sono esattamente eccitanti.
  • I piatti migliori sono quelli che possono essere preparati in anticipo, e rifiniti quando arriva l'ospite. Come zuppe, budini, risotti: vostra lesbica vi vedrà solo armeggiare leggere col cucchiaio mentre fate rassodare la vichysoisse, e non mentre parlate con le polpette chidendogli perchè diavolo non vogliono rassodarsi.
  • Gli alcolici: sempre. Sempre. Risparmiate i soldi delle candele e comprate una bottiglia di vino almeno decente. O birra. La birra va sempre bene.
  • Procuratevi un grembiule poco imbarazzante, che possa essere visto anche da occhi altrui. E' peggio, molto molto peggio (ve lo assicuro) ritrovare i vostri vestiti (nuovi) macchiati e correre in negozio per comprarvi lo stesso identico maglione macchiato mentre facevate rosolare le zucchine.
  • Le porzioni: no a quelle microscopiche da nouvelle cousine che sembrano antipasti, mentre in realtà sono trionfi di pasta in un nido di gamberi ripassati flabè ovvero "il primo". No anche ai piatti abbondanti, fanno venire sonno e poi vi ritrovate sul divano a guardare assieme L word.
  • No ai piatti cretini come filetto al cioccolato rosolato ai lamponi verdi del Tibet. Non sono intriganti, sono disgutosi.
  • No alle decorazioni stile nouvelle cousine di cui sopra, con una macchietta di cibo al centro del piatto e strane stelle filanti di decorazione a lato: non siete Pollock.
  • Si a provare il piatto prima, almeno una volta, se è una cena davvero importante o non l'avete mai fatto. E' peggio, molto peggio, scusarsi imbarazzate per la crosta bruciata del polpettone, con la vostra lesbica che vi guarda con un po' di imbarazzo misto a compassione, e scansando con grazia la parte carbonizzata sospira ma no, tranquilla...
  • Tenere sempre in casa una confezione di magnesia. Sempre. Costa 90 centesimi, ve la vedono al supermecato, è più veloce del sorbetto e c'è sempre il non si sa mai in agguato (scusa, posso avere doppia porzione di verdure gratinate? Certo, prendi pure! Troppe porzioni= sonnolenza e nausetta= magnesia!)
  • Informatevi sempre sui gusto dell'avventrice. Allergie a parte, ognuno ha le sue fisime alimentari. Io ad esempio non sopporto i broccoli, l'odore dei broccoli mi fa venire la nausea e una casa che puzza di broccoli certo non mi fa venire voglia di spogliarmi.
Va bene, ed ora una ricetta. Facile da fare e di sicuro effetto, la zuppa di cipolle alla francese. No, non lederà il vostro delicato fiato. Le cipolle danno problemi solo da crude, cotte a puntino sono proprio come una qualsiasi verdurina
Le dosi sono per due persone (ricetta presa da un vintage Anna in cucina: speciale minestrone e zuppe, anno del signore 1996)

200 grammi di cipolle "bionde"
750 ml di brodo vegetale
mezza baguette a fette
un cucchiaio di farina
vino bianco secco (va benissimo quello da un euro stile tavernello)

Prima cosa da fare è il brodo: acqua, dado vegetale, un filo d'olio, sul fornello finchè non bolle.
Tagliare le cipolle a julienne, e farle imbiondire (devono diventare morbide e leggermente dorate) in una casseruola con una noce di burro. Bagnarle col bicchiere di vino e lasciar evaporare. Cospargete col cucchiaio di farina (attenzione a non fare grumi), mescolate ben bene le cipolle e versate il brodo bollente. Cuocere per mezz'ora a fuoco medio, pentola scoperta.
Una volte pronta avete due opzioni: versarla nelle ciotole così com'è, oppure frullarla e riemetterla poi sul fuoco. La versione frullata è meno rustica e più facile da mangiare. Accompagnare con la baguette leggermente tostata, sale e pepe nero in tavola.

La zuppa di cipolle è facile da fare, tremendamente buona, e potete sempre uscirvene con battute come si, siediti pure e versati un bicchiere di Chardonnay. Per antipasti ci sono tartine di brie e miele. La zuppa è subito pronta, solo un minutino

giovedì 17 dicembre 2009

One of us! One of us!


Non è affatto una notizia fresca (4 dicembre), ma merita d'essere menzionata. Il discorso di Diane Savino, senatrice dello stato di New York, in merito al riconoscimento di matrimoni tra coppie omosessuali nel medesimo stato. Sono indecisa fra il mettermi a piangere per la commozione o per la frustrazione. Ma siccome è Natale, chiederò a Babbo Natale oltre all'ipod, Liz Lemon e per favore l'arrivo di tutti i pacchi ordinati questo mese, d'infilare un po del senno di Diane nelle teste dei politici italiani.
Io ci spero, ma mi sa che faccio prima a sperare che il postino affronti il cumolo di neve davanti al cancello e finalmente mi porti tutti gli autoregali che mi sono concessa.
Il video lo trovate qui.

mercoledì 16 dicembre 2009

Lesbian yellow-sour-fruit



Caro dio della televisione, grazie per Tina Fey.
Cara Tina Fey, grazie grazie grazie per Liz Lemon.
Caro Babbo Natale, per Natale vorrei proprio Liz Lemon.
Baci, Marta.

(se non avete mai visto 30 rock, fatelo)

martedì 8 dicembre 2009

This joke isn't funny anymore


Non è per Wally, santo cielo; potrebbe anche essere una ragazza. Cioè, se fosse stata una ragazza, magari una del mio dorm avrebbe passato l'estate a dipingere scenari per qualche compagnia teatrale, o visitato il Galles in bicletta. O magari avrebbe affittato una stanza a New York e si sarebbe messa a lavorare per un'agenzia pubblicitaria o per un giornale. Si tratta di tutti quanti. Tutto quello che la gente fa è così...non so: non sbagliato,no. Neppure stupido, e nemmeno meschino. Solo così insignificante, così minuscolo così... deprimente. E il peggio è che se ti metti a fare il bohémien o qualche altra stranezza del genere, sei conformista lo stesso, come tutti gli altri. Solo in modo diverso. Mi sento così strana. Forse sto diventando matta. Forse lo sono già.

J. D. Salinger, Franny e Zooey

Un modo molto verboso e poetico per dire che noi si chiude per un po'. This joke isn't funny anymore, per l'appunto.

sabato 5 dicembre 2009

Intrigo scolastico


Libro da cui è tratto Election

Più crudo cinico e dispersivo rispetto alla versione cinematografica, ma ogni libro del signor Perrotta è sempre una garanzia. Tammy io continuo a pensare che dovrebbero esserci i tuoi poster in ogni stanzetta e fan club (con annesse creepy fan fiction) a tuo nome.
Concludo dicendo che essere lesbica (lesbiche) fin ora non mi (ci ) ha portato alcun vantaggio tangibile, vestirmi (vestirci) come una cretina (cretine) si: cinque minuti al freddo anzichè un ora e 39 euro risparmiati. Devo (dobbiamo) rivedere le mie priorità, ja ja.

giovedì 3 dicembre 2009

Where would you be without mummy?



Grazie Glamour, perchè sei sempre una garazia: risparmiando solo poche settimane, posso per mettermi gli abiti che proponi. M'informi che Vienna è la nuova meta privilegiata da gay e lesbiche, e noi stiamo giusto meditando da un po' di andarci. Mi offri spunti per i post, quando la cosa più lesbica che ho fatto questa settimana è stata mettermi una camicia a quadri (Tammy ti penso sempre) e comprarmi Gioia solo perchè c'era Natalie Portman in copertina. Con 2 euro e 20 mi offri Omosex "sono gay e faccio un figlio" (Glamour, se vuoi posso offrirti un titolo esotico per il prossimo numero: Omosex, "sono lesbica e porto i tacchi", i miei piedi oggi più che mai lo possono testimoniare). Sensazionalismo da copertina a parte, bisogna ammettere che l'articolo non è ne irrirtante, ne qualunquista, il che per gli articoli a sfondo sentimental/sessuale di Glamour è ben strano. Immancabile pareri dell'esperta/ piscologa/ terapeuta, e un paio di testimonianze, plus vari suggerimenti di letture per approfondire. Insomma, se siete lesbiche nulla di nuovo sotto il sole. Ma immaginatevi una lettrice clichè di Glamour, disinibita ma non troppo, modaiola ma con stile, amica dei gay ma solo di quelli con cui va a fare shopping, intenerita davanti ai cuccioli di gattino ma pronta a difendere, con le unghie e con i denti gl'innocenti pargoli dai famelici gay e dalle pelose lesbiche che li vogliono in adozione. Può sempre smuovere qualcosa, che so, sapere che i bambini non solo non crescono fan di Cher, ma addirittura bene. O che il terribile trauma di avere due mamme/due papà è una simpatica favoletta, tutt'alpiù i bambini crescono perfettamente sani, intelligenti, e in grado di difendersi dai compagni "normali."
Che poi, grazie alla trasmissione O', ho capito (questo quando Daniela Maiorca non era impegnata a promuovere spudoratamente Viola di Mare. Proiettarlo nelle scuole? Che, scherziamo, vero? Ieri ho visto Gran Torino. Quello, andrebbe proiettato nelle scuole. Adolescenti, continuate a guardarvi Skins che Naomily ha sicuramente molto di più da insegnarvi che un film che non parla di un amore sadico, ne masochista, che non parla dell'amore fra due donne, ma fra due "persone" ...) che se mai mi verrà la bizzarra idea di fare un bambino, ci vorranno tanti soldi. Ma tanti, davvero tanti tanti soldi. Così tanti soldi che faccio prima a ricomprarmi Vogue e risparmiare per l'esosissima haute couture tanto diligentemente proposta.

mercoledì 2 dicembre 2009

Le bisessuali sono delle dannate untrici

Premessa fondamentale: il titolo non va preso sul serio, che nessuna bisessuale si offenda! E' solo una battuta venuta fuori a proposito del contagio dell'Hiv tra le lesbiche, viste le statistiche in aumento sulle donne contagiate da partners maschili. E' servita a scaldarci per qualche minuto ieri al banchetto di Arc per la Giornata Mondiale contro l'Aids.
Come da premessa, ieri 1° dicembre, con la ormai famosa associazione lgbt cagliaritana Arc, sotto l'ormai famoso Bastione, si è fatto il banchetto informativo per la lotta all'Aids in occasione del World Aids Day. Dietro il banchetto nonché sotto la pioggia a volantinare il materiale informativo, un nutrito numero di volontari surgelati. Sul banchetto, brochures pensate da talenti della comunicazione e della grafica, cestini ricolmi di fiocchetti rossi con spilla confezionati a mano dall'autrice del titolo e da un instancabile consociato, leccalecca a forma di cuore a ricordare che il sesso non è solo causa di malanni, profilattici, e con grande stupore di tutti persino lei, la Mina Mazzini degli strumenti di prevenzione delle M.T.S., il dental dam.
Perché per quanto i dati sul contagio tra lesbiche siano infinitesimali rispetto a quelli sul contagio nei rapporti eterosessuali e omosessuali maschili, il rischio non è accettabile e le precauzioni esistono anche per noi. Nello specifico, in un fashionissimo colore viola e al leggero aroma di frutta. Un consiglio: se volete leccarlo per verificare il sapore (o per i motivi a cui state pensando voi e da cui io mi dissocio) prima sciacquate via il talco..o vi resterà sulla lingua mooolto a lungo.
Se siete a Cagliari e ne volete qualcuno in omaggio, ci trovate stasera al Rainbow Cafè di via Rossini a partire dalle 21,30.

martedì 1 dicembre 2009

A qualcuna piace donna

(In foto: Paola Concia e la collana hawiana che avremmo voluto anche noi per il Pride)

Il partito democratico ha anche un canale televisivo online, youdem, con una trasmissione a tematica gay: O'. Qualche giorno fa la sesta puntata (intitolata, come questo post, A qualcuna piace donna) cercava di affrontare il tema del lesbismo in Italia. In studio Paola Concia, Daniela Maiorca, Daniela Bellisario, Ricarda Trautmann. In collegamento telefonico, Delia Vaccarello.
Mi aspettavo qualcosa di più.
In sostanza la trasmissione risulta annacquata un po' come il PD, con la tendenza a non andare nè da una parte nè dall'altra, il momento della marchetta (ad un certo punto davvero imbarazzante) e una discussione un po' sfiancante (fra i punti toccati, di nuovo la contrapposizione tra scelta omossessuale ed innamorarsi della persona, di nuovo le lesbiche come fantasia dell'uomo etero, incredibilmente la presunta antipatia fra gay e lesbiche).
Non che ci sia qualcosa di esplicito da criticare (a parte gli interventi ilari di Daniela Maiorca), ma nel complesso la trasmissione è stata mal condotta, dando l'impressione di una conversazione informale o, meglio, di mancanza di serietà, con la sola eccezione di Daniela Bellisario (c'è da dire però che Delia Vaccarello non vi ha realmente preso parte, sia per l'assenza in studio che per problemi di collegamento, e che la partecipazione di Ricarda Trautmann era resa difficoltosa dallo scarto linguistico).