sabato 30 luglio 2011

See you later!



Ciao,noi abbandoniamo il campo per spiaggiarci come balene in un posto dove probabilmente non prende nemmeno il cellulare.
Tanti baci, ci sentiamo fra due settimane.

Party con Arc, direzione HoMolulu



Se la voce non vi è arrivata finora è grave, ma rimediamo subito: stanotte da mezzanotte all'alba, al Passaggio a Nord Ovest, Poetto di Quartu (dopo il S'Arena), la divisione feste di autofinanziamento dell'Arc, la mitica Sally S.P.E.C.T.R.E., ha organizzato per voi la più fantasmagorica festa dell'estate 2011! Partyte con noi, direzione HoMolulu. Indossate qualcosa di hawaiano e prendete l'ultimo PQ/taxi diviso in 4 (circa 2/3 euro a testa).
Con 10 euro avrete una drink card da 3 consumazioni e con un solo euro potrete scegliere tra vari tipi di shottini.
Se non avete tempo di procurarvi una collana di fiori ve la forniamo noi per un euro, guardaroba compreso.
Il nostro Cupidottero vi aiuterà a farvi la trassa. Scoprirete come all'ingresso.
Dj set a cura dei Meka Gone Tea: Q-na un po' brilla uguale anni '90.
Abbiamo i fucili ad acqua, e non spareranno acqua. Gaystew in The Runaways docet.
Last but not least, la festa servirà all'Arc per finanziare la nona edizione della rassegna Uno Sguardo Normale in autunno, visti i tagli che hanno portato l'E.R.S.U a dimezzare i finanziamenti alle associazioni.
Direi che è tutto. A stanotte!

mercoledì 27 luglio 2011

See that idiot walk, see that idiot talk



La foto è stata scattata da the frog all'Europride
Il titolo del post viene da questa canzone dei The Hives

In Canada un paio di mesi fa, davanti ad una platea di studenti universitari riuniti lì a sentirlo discorrere di sicurezza, Micheal Sanguinetti, affabile poliziotto, se ne uscì placidamente con una frase decisamente infelice: "se le donne smettessero di vestirsi come puttane forse avremmo meno vittime in giro " Che simpatico. (Slut Walker United!)
Un'affermazione simile l'avevamo già riportata qui, quando l'altrettanto affabile Monsignor Alfeo Giovanni Ducoli ci aveva ricordato che va detto che alcune donne oggi vestono in modo indecente e scollacciato, mostrando in pubblico le loro forme sensuali. Questo può eccitare menti deboli o poco ordinate e spingerle ad atti di violenza. Non mi sembra di ricordare che Maria Goretti fosse una a cui piacevano abiti particolarmente audaci, ma andiamo avanti.
Basta fare un rapido giro in rete (qui qui e qui ) per capire quanto il pregiudizio sia sedimentato: se ti vesti da zoccola, te la sei andata a cercare. Se ti vesti da zoccola e cammini pure da sola, allora sei veramente scema. Se ti vesti da zoccola e cammini da sola e lo fai di notte, allora mi spiace, forse sei troppo stupida anche solo per uscire di casa. Per altro, sarebbe da capire che cosa ti fa rientrare nella categoria sono vestita in modo che me la sto andando a cercare gonna troppo corta? Tacchi troppo alti? Scollatura troppo scollata? Tutto insieme? E vale solo se mostri in "pubblico le tue forme sensuali" o va bene anche se hai una prima scarsa? Ma i pantaloni molto stretti valgono lo stesso o la percezione di nudità è solo legata alle gonne corte? E le camicie sheer come le valutiamo? Sempre in base al volume delle tette? Non esiste un decalogo?
Va bene, ma questa è l'opinione dell'uomo comune, no? Quel tipo di uomo gretto, da cliché, con la canottiera macchiata di sugo e un folto cuscinetto di peli, che pensa veramente a- mia moglie è troppo scema per uscire di casa, non sa nemmeno guidare la macchina e b- quella era vestita in maniera provocante, se l'è cercata, non è colpa mia e c- mia moglie non la faccio mica uscire vestita di casa così, e comunque c'ha da stirare.
Non proprio, o almeno, non solo. Arriviamo ad oggi: il comune di Roma nel mese di luglio ha distribuito circa 10.000 copie di un opuscoletto sulla sicurezza, dall'infelice titolo Sicurezza, un lusso che noi donne oggi vogliamo permetterci". Se non fosse abbastanza il titolo veramente cretino (un lusso? scusami? un lusso è quando decido di comprare la birra da un euro e trenta e non quella da 70 centesimi, non il mio sacrosanto diritto di tornare a casa indenne) passiamo all'illuminante, sempreverde saggio consiglio: non camminate in strade buie e non indossate abiti appariscenti. Anche una tuta da sci in neoprene viola è appariscente, ma non credo che si riferisca a quello. Quindi è comunque colpa vostra. Non che so, del comune, che dovrebbe fornirvi strade con la giusta illuminazione, o ancora meglio, dell'uomo in questione. No, l'uomo in questione è stato attirato dalle vostre gambe troppo esposte, e ora sono affaracci vostri, voi e la vostra passione per le passeggiate notturne in vicoli bui troppo svestite.
Come? Stavate camminando in un vicolo buio perché avete aspettato invano la sostitutiva della metro per mezz'ora e poi avete deciso di andare a piedi? I mezzi pubblici la notte non funzionano? Va beh, ma non ce li avete i soldi per il taxi? A certo, li avete spesi tutti per quei vestiti di dubbio gusto! Forse forse se vi foste comprate una comoda tuta in terinda taglia xxxl 10 euro vi sarebbero avanzati!

lunedì 25 luglio 2011

Die young, stay pretty



Foto presa qui.
Il titolo del post, ovviamente ed estremamente amaro, è il titolo di una canzone di Blondie, gruppo che Gia amava particolarmente.

Mesi fa ho visto il film su Gia e non sono più riuscita a togliermela dalla testa (ve l'avevo detto). Dopo aver cercato su internet, e guardato mille volte, le sue foto, dopo aver letto tutto quello che il web sapeva dirmi, dopo aver scavato lo scavabile gratis (e aver anche rischiato di offendere qualcuno chiedendo speranzosa se avesse copie di Vogue degli anni '77-'83), sono passata al lato oscuro della forza e ho addirittura speso i miei soldini per farmi spedire dall'inghilterra una copia di A thing of beauty - The tragedy of supermodel Gia, la splendida biografia scritta da Stephen Fried.
E finalmente mi sono quietata.
Il fatto è, e forse ce lo si poteva aspettare, che a vedere soltanto il film non si sa niente, ed io non riuscivo a quietarmi perché non riuscivo a capire (per quanto si possa capire qualcuno morto due giorni dopo la tua nascita).
Il libro di Stephen Fried riempie molti buchi, da senso a quello che nel film (e nei racconti superficiali) viene raccontato senza i perché, e non lesina in aneddoti e citazioni, oltre a fare ad accurato resoconto del mondo dei beautiful people e dell'alta moda newyorkese dei tardi anni settanta. Si ha davvero l'impressione (che pure è solo impressione) di arrivare a capire qualcosa, qualcuno come Gia, il mondo e il modo in cui viveva. E forse, a storia completa, riuscirò anche a togliermela dalla testa.
Spero davvero che leggiate l'inglese, perché è un libro che merita di essere letto e che ovviamente non è stata tradotto.
Io andrò a mettere moneta dopo moneta nel salvadanaio in attesa di comprarmi, fra molti e molti anni, la stampa di una foto di Chris von Wangenheim.


Foto presa qui.

venerdì 22 luglio 2011

Leggere le differenze



Come vi avevamo preannunciato, il 26 giugno siamo andate allo Spazio A, Sesto San Giovanni, a rivederci Diversamente etero. E come vi avevo preannunciato, ho preso appunti. In maniera doviziosa e particolareggiata, pronta a fare un post fiume sul documentario, sul dibattito, sugli interventi pre e post documentario. Ma (ovviamente c'è un ma) gli appunti (e il delizioso video di un porcellino d'india che mangia degli spinaci) disgraziatamente giacciono tutti nel mio vecchio cellulare, al momento non disponibile. Avevo veramente segnato ogni cosa. Sia del documentario, che degli interventi a seguire, uno a cura di Elisa Manici, sul fat queer activism (illuminante!) e uno di Alessia Muroni, sulla lesbica nella storia dell'arte. In attesa che ebay metta la parole fine a questo grosso, grossissimo problema tecnico, passiamo ad un'altra cosa interessante successa quel giorno (quel giorno = ormai un mese fa. Aggiornamenti proprio in tempo reale, eh).
Arcilesbica Milano, quel lontano giorno, consegnò a tutte le partecipanti un interessante, utile e pratico libretto, chiamato leggere le differenze. Il libretto (che potete trovare nella sua interezza qui ) è un compedio di letteratura lgbtq ed argomenti affini, con tanto di glossario di genere ed indicazioni sulla reperibilità dei testi. Diviso per argomenti (diventare grandi, scienze contro l'omofobia, corpi che c'entrano...) si propone di interrogarsi e ad approfondire le questioni legate alla differenza di genere, alla parità uomo-donna, alla discriminazione omofobica. Può essere una prima risposta al costante bombardamento sessista cui uomini e donne, di qualsiasi età, sono sottoposti.
Eccovi servita su un piatto d'argento la lista dei libri da infilare in valigia.

mercoledì 20 luglio 2011

I'm waiting for the man


Immagine presa qui.

Premessa: dieci minuti a puntata di Portia De Rossi si valgono quattro serie e i restanti trenta minuti a puntata di Nip/Tuck.

Quest'anno ho visto (sto ancora vedendo, in realtà) Nip/Tuck. Dall'inizio, di seguito, sei serie e una marea di disgustose operazioni chirurgiche, improbabili intrecci sentimentali e tragedie familiari. Ma, si sa, chi ha la dipendenza da telefilm, come me, ha lo stomaco preparato, e così sono andata avanti fino ad inciampare, nella quinta stagione, nella storyline lesbica che non ci si poteva far mancare. Ora, nonostante la questione non sia, credo, una novità per nessuno, è un ottimo spunto di riflessione sul tema:
Chi sa, scriva. Chi non sa, legga.
Si sente che dietro la penna di Nip/Tuck c'è un uomo, così come si sentiva che dietro la macchina da presa di TheLword c'era una donna, e lesbica, così come si sentiva che dietro la penna di Minchia di re e dietro la macchina da presa di Viola di mare c'erano persone diverse, con sensibilità diverse e diverso orientamento sessuale. Non per fare l'intollerante, per carità, ma c'è qualcosa, una sorta di veridicità, che viene a mancare quando si racconta qualcosa che non si conosce, che non può sfuggire al pubblico. Il principio vale anche al rovescio, ovviamente, ed è il motivo per cui ho iniziato e abbandonato sul comodino tante volte L'Ospite di Sarah Waters: non perché aveva una storia etero (che tristezza sarebbe stata), ma perché era una storia non credibile.
Nip/Tuck è scritto da un uomo gay ed è rivolto ad un target di uomini etero. Con queste premesse non poteva che risultare fallocentrico, nelle puntate ordinarie e a maggior ragione nella storyline lesbica, che passa, come c'era da aspettarsi, per le fasi di dubbio, verifica e resa all'Uomo come entità prima e come sex symbol poi (o anche viceversa).
Ora mi direte che sono solo una lesbica permalosa e una femminista arrabbiata, e forse avete anche ragione.

Postilla: stasera, mezzanotte e quaranta, sui Rai 3 andrà in onda un documentario sulla storia del movimento gay. Tutte le informazioni qui

martedì 19 luglio 2011

Maledetti froci & maledette lesbiche



Piccola digressione: questo libro è stato preso in prestito dalla biblioteca di Cologno Monzese. La biblioteca di Cologno è la biblioteca reginetta del mio cuore per tanti, tantissimi motivi, non ultimo la loro fornitissima e molto molto aggiornata sezione di libri a tematica lgbtq.
Il pride di Milano (meraviglioso, mi spiace ma Milano batte Roma su tutta la linea) quest'anno è stato aperto proprio dalla banda di Cologno Monzese. In Lombardia non c'abbiamo solo la Lega, insomma.

Maldetti Froci & Maledette lesbiche è un libro per tutte le stagioni, perché in tutte le stagioni qualche mente brillante decide che è arrivato il momento di dare sfogo all'omofobia. Ed è anche un libro per qualsiasi regione d'Italia, perché in ogni regione d'Italia c'è stata almeno una aggressione omofobica, vuoi che sia fisica, vuoi "solamente verbale".
Io ho lacrima piuttosto facile, ma questo libro fa male come dei calci in faccia. Fa male perché le vittime spesso, oltre all'aggressione, devono anche subire l'indifferenza di chi li circonda. Che sia il passante che non muove un dito o i professori fanno finta di non vedere, le vittime, spesso, sono sole. Talvolta anche derise dalle forze dell'ordine, o apertamente minacciate dall'aggressore una volta sporta denuncia. Abbandonate a se stesse in uno stato dove la parola gay è ancora un insulto, e il Giovanardi di turno può sparare un po' la cazzata che vuole, trincerandosi poi dietro la libertà d'opinione e di culto.( Per altro, è in calendario per oggi alla camera la discussione sulla "legge antiomofobia e transfobia". vediamo un po' come va...)
In chiusura di volume un'interessantissima disamina sul valore, e l'uso, delle parole intorno all'omosessualità. In sintesi: Maura Chiulli, Maledetti froci & maledette lesbiche, leggetelo.


Qui invece potete leggere l'intervento di Stefano Rototà " Il ritardo dell'Italia sui diritti dei gay"apparso sulla Repubblica del 17 luglio.
Belle parole

giovedì 14 luglio 2011

And the mercy seat is waiting


Non ricordo dove l'ho presa, ma è adorabile.

Canzone che da il titolo al post

Per ogni passo avanti che non si riesce a fare in materia di matrimoni, convivenze, tutele, diritti di gay, se ne riescono a fare tanti, tantissimi, indietro in tema di "fine vita." Ieri è passato al la camera il disegno di legge sul testamento biologico, il quale, per farla breve, fa schifo.
La legge ha ricevuto il plauso dell'Avvenire (ve l'avevo detto che faceva schifo), e probabilmente continuerà placida il suo iter legislativo, fino a diventare materia concreta, fino a che questo coacervo di norme assurde e dal sapore vagamente retrogrado non diverrà quello contro cui dovremo effettivamente scontrarci all'atto pratico. Perché il punto è questo: la pratica. In pratica non abbiamo diritti in quanto gay, in pratica, per citare quel brillantissimo sito che è Spinoza, La legge affida al medico la scelta sui trattamenti da eseguire. E l’autista del carro funebre deciderà dove verremo seppelliti. In pratica, scusate il francesismo, noi non possiamo decidere proprio un cazzo. Né come vivere, né come morire. Si, è una frase retorica.
Ora, non ho nessuna intenzione d'inziare una lunghissima filippica sulla bioetica, la disponibilità del corpo, la dignità della morte e sull'errata, fastidiossima percezione per cui "staccare la spina" ad un paziente in stato vegetativo = eutanasia ( grazie ho dato nei mesi passati, potrebbe tornarmi l'orticaria) il punto è che: sono dei diritti civili, elementari. Non andrebbero conquistati.
Sono delle battaglie che do
vremmo esserci lasciati alle spalle da tempo, sono un terreno comune che dovrebbe essere comune per tutti, sono la base. Né più, né meno.
Dovrebbe essere ovvio e facile per ognugno di noi decidere come condurre la propria esistenza e come, e quando, interromperla. E' materia in cui io dovrei decidere per me, e per me nessun'altro. Sembra assurdo che x ci venga a dire che non possiamo sposarci (per altro non portando con se nessun argomento razionalmente valido) e che pari merito qualcun'altro, non la mia persona, possa decidere del mio corpo.
Però è così, è così e basta. E io, io vi ho già detto che soffro di gastrite?

domenica 10 luglio 2011

Candy bar girls


Gli inglesi saranno anche sudditi di sua Maestà, ma hanno devono aver deciso che in quanto a programmi televisivi di dubbio gusto non potevano proprio essere gli schiavetti di nessuno, e così, se a Los Angeles si gira The Real L Word, a Londra si gira Candy Bar Girls.
Candy Bar Girls è un reality/documentario/ vallo a capire quali erano le intenzioni ambientato (indovinate un po'?) in un bar per lesbiche, Il Candy Bar appunto. Ovviamente, non è un locale qualsiasi, ma IL locale per lesbiche, e parimerito ovviamente, non ci vanno mica le lesbiche qualsiasi, ma LE lesbiche, quelle ben vestite, tatuate al punto giusto, con le solite professioni di stampo artistico eccetera eccetera. (Dite ciao al nuovo stereotipo consolidato). Comunque: mezza dozzina di ragazze, più o meno carine, che frequentano/ lavorano nel suddetto bar, il solito drama drama drama (con accento inglese, però. Adorabile accento inglese), un sacco d'alcool, (ma veramente vagonate d'alcool! Tra queste e le protagoniste di The Real L Word si potrebbe riempire una riunione degli alcolisti anonimi )ritmo più smorzato rispetto a trlw, storie un po' più monotone, l'obbiettivo di raccontare real lesbians, real lives, no clichè in salsa (immancabilmente?) patinata.
Qui e qui potete leggere che cos'ha da dire The Most Cake a riguardo.
Qualcuna che lassù a Londra è stata al Candy Bar e può darci conferma della magnificenza di tale loco ameno?

sabato 9 luglio 2011

Gigola


Dopo il film al Mix (disgraziatamente funestato dai tanti, troppi commenti in sala. Maleducate!) sono riusciuta finalmente a mettere le mie candide manine anche sul libro, prontamente letto in due giorni, a- perché è breve, b- perché é interessante c- non ho veramente niente da fare in questo periodo.
Considerazione a seguire:
L'aver visto prima il film mi permette di immaginarmi Gigola come Lou Doillon, e ciò è bene. Molto, molto bene.
Il libro è molto più simile alla versione di Gigola che i vari trailer e teaser mi avevano indotta ad immaginare, vedi sopra alla voce bene, molto bene.
La voce narrante è quella di Gigola,un'arrogante conclamata (uno di quei personaggi da so tutto io e come scopo io, nessuna) ,ma nonostante questo, e nonostante non abbia chissà che trama (splendide garconne parigine e vecchie facoltose, che accadrà mai?) è un libro che si legge proprio volentieri. La trama, appunto, seppur non abbia chissà che colpi di scena, è piuttosto differente dalla versione cinematografica, senza quel mezzo happy ending un po' forzato, senza l'improvvisa voglia di fare un figlio e senza l'ingenuintà naif di cui era permeata Gigola.
Gigola è un libro franco: ho fatto questo, è successo quest'altro, mi sono levata così da questo impiccio: niente retorica, né ampollosi giri di parole. Si parte da un punto A e si arriva placidamente al punto B, senza esser tediati da improbabili riflessioni etico-morali sulla realtà circostante. Scene di sesso: A +. E' difficile trovare un equilibrio quando il rischio è quello di essere ridicoli da un lato, o volgari dal'altro. Laure Charpentier riesce nell'intento, e le scene di sesso in Gigola sono proprio come dovrebbero essere: eccitanti.
Insomma: nonostante colmi solo in maniera parziale le lacune del film (anche qui la figura dell'isitutrice, il primo amore di Gigola, viene solo tratteggiata), e nonostante abbia solo 189 pagine, la lettura è caldamente consigliata.

martedì 5 luglio 2011

Quando rode il culo

In foto, il Kiss on the beach dell'anno scorso a Cagliari. Forse è giunto il momento della seconda edizione

I destri cagliaritani (o i vicini quartesi, ma poco cambia) devono essere ancora piuttosto irritati dalla vittoria del primo sindaco di sinistra dal dopoguerra, vista la frequenza di episodi di razzismo e omofobia dell'ultimo periodo.
Dopo l'aggressione a quattro ragazzi senegalesi in un chiosco della spiaggia del Poetto, e quella sull'autobus ad una donna della stessa nazionalità, sempre dal Poetto ci giunge notizia di un linciaggio verbale all'indirizzo di una coppia di ragazze venticinquenni, ree di essersi scambiate un bacio a fior di labbra. La notizia è stata riportata da Metro Cagliari.
Sarà l'elezione di Zedda, o nello specifico il fatto che il neo sindaco sembra intenzionato a mantenere la promessa di istituire in Comune il registro delle unioni civili. Sarà il caldo o sarà la meno/andropausa, fattostà che niente giustifica la reazione spropositata di una sciura Maria, o meglio di una tzia, vista la location, che si permette di urlare a due ragazze svariati insulti e un andatevene da qui, questa spiaggia non è aperta agli omosessuali, che si commenta da sé. Né è ammissibile il sostegno alla signora da parte della folla intorno.
Ammirevole la decisione delle due di non togliere il disturbo.
Mi spiace solo non essere stata presente. Citando ancora Moretti, in questo periodo ho voglia di litigare con qualcuno.

sabato 2 luglio 2011

E Upas ci riprova con la madre



Vi avevo già parlato del mio passato da TVaholic, e dei miei trascorsi con la soap italiana Un Posto al Sole (Upas per gli amici). Ebbene, mia madre non ha perso l'abitudine di aggiornarmi in caso di colpi di scena particolari, in nome degli anni in cui abbiamo condiviso l'insana passione! Così qualche giorno fa ho ricevuto un suo sms: Marina ha fatto il salto... ma era ubriaca. Comunque hanno sfumato e l'episodio è finito lì, sapremo domani.
Il salto era ovviamente un quasi bacio dato ad una donna, e quel che è successo nelle puntate successive l'ho recuperato su You Tube. Ma prima vi riporto il riassunto fornito da mia madre: nell'ultimo periodo, la Crudelia Demon partenopea, Marina, fa amicizia con una donna dichiaratamente lesbica e inizia a mostrarsi incuriosita dalla situazione. Da brave amiche, una sera vanno a ballare e alzano un po' il gomito, così una volta a casa finiscono con le labbra a mezzo centimetro di distanza. Ma Aurora, l'amica, decide di non approfittare della situazione. Marina mette su uno sguardo che è forse la cosa più espressiva che le sia mai riuscita in anni di recitazione, e che si può riassumere con un dannate lesbiche, voi e le vostre seghe mentali. Il giorno dopo, quindi, Marina passa la puntata a guardare nel vuoto riflettendo sul quasi accaduto, poi, in finale di puntata, raggiunge Aurora, le assicura di non essere lì per solitudine o curiosità e la bacia, da sobria.
Il momento topico però lo raggiunge la mattina dopo, quando un po' confusa, davanti ad un'Aurora che indossa la sua camicia da notte, ci regala un must dell'ingresso nel mondo lesbico: io non riesco a vedere le donne in generale, mi piaci tu.
Quello che invece non mi è chiaro è perché mai dopo essere stata a letto con una donna abbia avuto l'impulso di sborsare 6 milioni di euro per salvare dalla bancarotta l'ex che l'ha rovinata più volte. I gay, si sa, sono così tenerini, ma le lesbiche non sono buone, sono scontrose! Le basi, ragazzi!
In ogni caso direi che si, Marina ha fatto effettivamente il salto. E non come la figlia Elena, protagonista del primo tentativo fallito di inserire la tematica lgbt in una soap italiana alle otto e mezza di sera. Stavolta gli autori si sono spinti oltre le due inquadrature, nonostante le proteste delle fans: ma ke esempio ci danno? Così nn va proprio bene - Ma no è successo anke a sua figlia, un bacio che può fare? - Ma ke fa? ha fatto una figlia cn un uomo e dopo va con una donna per sfizio..significa ke si è sporki dentro! O le speranze/previsioni: ci sarà solo un bacio e nascerà una grande complicità tra le due!
Intanto ieri le due sono uscite insieme per cena.
E Nina Soldano, l'attrice che interpreta Marina, in un'intervista si è dichiarata felice di poter raccontare in modo sereno e pulito l'amore tra donne e lanciare un messaggio su un tema sociale di grande attualità attraverso una soap tanto popolare.
Non ci resta che aspettare gli aggiornamenti di mamma e benedire chi su You Tube si occupa di ritagliare le scene interessanti dalle puntate. Riabituare l'orecchio a quella recitazione è un compito arduo.