lunedì 28 febbraio 2011

I will be king and you, you will be queen


Foto: Gia Carangi.


Ieri con imperdonabile ritardo ho visto Gia.
C'erano milioni di motivi che avrebbero potuto portarmi a vederlo, ma in un modo o nell'altro sono riuscita ad evitarli tutti. Sono stata così brava che fino a ieri sera, quando l'ho messo su, non avevo nemmeno idea di cosa parlasse.
Al liceo, ad esempio, la mia amica Made organizzava una sorta di cineforum del sabato pomeriggio (grazie a cui ho visto dei film davvero belli e ho affinato il mio gusto), e ad un certo punto abbiamo avuto la pessima idea di vedere tutta la filmografia di Angelina Jolie (erano i primi anni duemila, quindi ce la si poteva fare). Non siamo mai arrivate a Gia, però, e visto che ignoravo che fosse un film a tema l'avevo semplicemente rimosso.
In più, se c'è una costante delle lesbiche in cui non mi ritrovo è la passione per Angelina Jolie. A me non piace proprio, penso che sia brutta, nonché un affronto alla fisica: dovrebbe cadere in avanti invece di stare in piedi. Ma tant'è: la mia amica Marie me l'ha passato questo capodanno e dopo aver preso polvere nel mio hard disk qualche mese, ieri l'ho visto.
Ed è stata una completa sorpresa.
Non per il film in se, che ha davvero tanti difetti (si tratta però di un film per la tv, quindi sono parzialmente perdonabili), né per Angelina Jolie (c'era qualcosa che strideva lungo tutto il film, poi ho capito: secondo voi somiglia anche solo lontanamente alla ragazza qui sopra? Proprio no), ma per il soggetto.
Voi l'avete visto Gia? Sapete chi era, Gia?
Io proprio no, nonostante vedere le sue foto, dopo il film, sia stato come rivedere quelle del matrimonio dei miei genitori, con quelle facce che ho visto mille volte ma non sapevo di ricordarmi.
Non conoscevo il suo nome né la sua storia, e qualcosa in me si è smosso. Ho continuato a pensarci prima di addormentarmi, col suo viso (il suo vero viso) davanti agli occhi, e ancora questa mattina.
Quindi si, ve lo consiglio, passando sopra tutti gli errori e tutte le ingenuità.

venerdì 25 febbraio 2011

True false, fake real



Mentre io parlo e parlo e scrivo su questo blog, le persone attorno a me riempiono le valigie e ve ne vanno, e pare che Londra sia the place to be (ogni riferimento a persone o fatti è, ovviamente, puramente causale, ma: londinesi! come va?). Io, devo ammettere, a Londra non ci vivrei, per quanto ami il loro accento incredibilmente sexy, è troppo grande, troppo cara, troppo Londra. Però mi vedrei bene nel Regno Unito, in una di quelle città un po' più piccole ma non ancora claustrofobiche, che tanto quel meraviglioso accento ce l'hanno pure lì.
Ho ancora qualche tempo prima di dovermi decidere, però, e mentre parlo e scrivo su questo blog quell'accento lo ascolto solo in film e telefilm, che cerco appositamente, devo ammettere.
Il film che vi consiglio oggi si intitola The secret diaries of miss Anne Lister e l'abbiamo tenuto nel cappello per un po' (io ed Etwas l'abbiamo visto al Mixx lo scorso giugno).
Ambientato nell'800 (non vi ha già convinto?), girato dalla BBC (io ci voglio bene) con Maxine Peake e Anna Madeley (già protagonista di Affinity) (non conoscete Affinity???), il film è anche basato su una storia vera.
Da guardare tassativamente in lingua originale con sottotitoli.
(tanto una versione tradotta non esiste, ah ah)

mercoledì 23 febbraio 2011

Oh, my, gay!


La qualità della foto è pessima, ma di più il mio ipod non può fare.

90210 è un telefilm stupidino che dopo avermi tenuto compagnia durante un raffreddore a giugno, mi tiene compagnia durante la palestra.
Se gli starnuti di giugno erano accompagnati dalla sottotrama lesbochic, (perrima) le corse sul tapis roulant sono accompagnate dalla sottotrama gay. Oh, my, gay!
Dopo il tentativo troppo politically correct per essere interessante del lesbochic, 90210 ha deciso di andarci giù pesante con la sottotrama gay: il bel macho del villaggio capisce che tutto quel rincorrere gonnelle era solo un alibi, si ubriaca, va a letto con il gay della scuola, rinnega il gay, esce di nascosto con il gay , gay gli dice io nell'armadio non ci torno, il bel macho del villaggio allora fa coming out (foto di cui sopra), gli amici gli vogliono bene comunque, il bel macho e il gay si lasciano in seguito a complicati casini e ricatti (è pur sempre un telefilm adolescenziale, deve scorrere del sangue ) il bel macho orami conclamato si trova un bel macho sportivo con cui uscire. Oh, my, gay!
Quando il bel macho del villaggio fa coming out gli amici gli fanno proprio quei discorsi carini che ognuno di noi vorrebbe sentire quando si decide a fare coming out, un punto per 90210.
Il macho del villaggio non esce con un ragazzo qualsiasi, esce con il gay della scuola: ballerino-attore-cantante out and proud insofferente ai tentennamenti del macho: si poteva fare di più, 90210.
Il macho del villaggio (anche se grande e grosso ed in realtà trentunenne) ha paura del bullismo omofobico: ben fatto, 90210.
Il macho del
villaggio teme la reazione dei genitori: sarà anche Beverly Hills, ma non son tutte rose e fiori (vedi sopra): mi sembra giusto, 90210
Il macho del villaggio e il gay si baciano molto più di quanto le due ragazzette del lesbochic non avessero lasciato intendere: e finalmente, 90210!
Il macho del
villaggio non sta sperimentando, non è una fase, non è innamorato della persona ma non del corpo o del corpo ma non della persona: il macho del villaggio è gay. G-a-y.

Insomma: se a infilare un paio di episodi "lesbochic" son bravi tutti, ad inserire una sottotrama gay con un minimo di spessore, intelligenza e consistenza no (o quanto meno, non sono poi tanti quelli che ci provano). Per la solita, vecchia trita e ritrita storia: ragazze che si baciano = yay! Ragazzi che si baciano = epic fail.
Quindi plauso a 90210 che, pur restando un telefilm pericolosamente in bilico fra il mediocre e lo sciocchino, ha sfornato proprio una cosa intelligente.

lunedì 21 febbraio 2011

Era meglio tacere



Da Glamour del mese di febbraio, rubrica recensioni cinematografiche:

I ragazzi stanno bene: Nic e Jules sono una coppia lesbica che vive felice con i due figli concepiti con un donatore sconosciuto. Ma all'improvviso, dopo 18 anni, l'uomo si fa vivo rivendicando il suo diritto di padre. Ne nasce una commedia sofisticata, un po' radical chic. La firma una delle regine del cinema indie americano.

Ehm, no?

post scriptum: ecco la foto del cartello Lisbeth Salander pensaci tu (signora, ancora una volta, le rinnovo tutta la mia stima)

giovedì 17 febbraio 2011

Girls music is not girly

Foto presa qui.

La musica è una cosa seria.
E' poesia quanto Leopardi, è filosofia al pari di Freud, è storia, del costume e per se. E', sempre, cultura. Per quanto riguarda questo blog e gli argomenti che vi trattiamo conoscere il punk e le riot grrrl è importante quanto sapere di Stonewall, perché l'emancipazione della donna, della sua sessualità e della sua omosessualità è passata anche sui palchi e tra i cavi. Quando si diceva che non potevano e non sapevano suonare, quando c'era la musica da maschi e quella da femmine, così come i ruoli, c'erano delle ragazze che volevano stare dove stavano i ragazzi, e l'hanno fatto.

Giusto qualche consiglio, in ordine sparso.

lunedì 14 febbraio 2011

Oh bondage up yours!


La canzone che da il titolo al post (nonchè la canzone che viene citata nel cartello qui sopra) è oh bondage up yours degli x -ray spex. (Grazie Silvia per avermeli fatti conoscere)

Allora, come tutte ben sapete, c'è stata la manifestazione.
No, non quella di Giulianone Ferrara (si c'è stata anche quella, ma per carità o signur ecco, no.)
In quella di ieri eravamo circa un milione e si son dette un sacco di cose intelligenti. Ci sono passati di fianco Dario Fo e Franca Rame, le vecchiette si son complimentate con noi per i nostri cartelli e alla fine Ottavia Piccolo si è commossa.
Non si riusciva a camminare da tanto che la piazza era piena e mi han anche raccontato di un cartello (fantastico, chiunque tu sia hai tutta la mia stima) con su scritto Lisbeth Salander pensaci tu. Alla fine si è cantato bella ciao come ogni manifestazione che si rispetti e si è rincasate con i piedi assolutamente fradici (atm grazie ancora una volta eh)
Ecco, se non siete venute avrete avuto le vostre ragioni, però vi siete perse proprio un gran bella giornata.

Ed infine: oggi è san valentino, e che lo riteniate degno di festeggiamenti o meno, resta impossibile negare un' evidenza: al solito per i media san valentino resta una festa esclusivamente eterosessuale. I ragazzi del laps hanno fatto un bel video a tal proposito, e lo potete vedere qui.
Si, le lesbiche del video siamo noi. Si, avevamo dormito poco.

giovedì 10 febbraio 2011

Non ci sono scuse

Foto presa qui.

Domenica 13 febbraio non ci sono scuse. Uomini o donne che siate, etero o gay non fa differenza. Organizzatevi in modo da poter dedicare un paio d'ore del vostro pomeriggio per una manifestazione che è indispensabile, scendete in piazza con noi e fatevi vedere.
Qui una lista delle città in cui è possibile manifestare, ce ne sono numerose anche fuori Italia, quindi anche se vivete all'estero, per favore, dateci una mano.
Noi ci saremo, ovviamente, nella nostra Milano, cartello in mano e tanta, tanta speranza.
Ancora una volta.

martedì 8 febbraio 2011

Sul significato delle parole


Perdonatemi, sarò noiosa.
Poiché questa mattina Repubblica.it mi annoiava, ho fatto una cosa che non facevo da un po': ho aperto queerblog per leggerlo durante la colazione. C'è da dire che se non lo leggevo da un po', un motivo c'è (queerblog, un tempo eri un bel blog, ora sei solo una selva di foto di uomoni mezzi nudi e ammiccanti, blea), ma questo articolo proprio non me l'aspettavo.
Per farla breve (benché l'articolo sia breve di suo, magari non vi va di cambiare pagina), si riportano i sinonimi e i contrari di gay dati da un non ben identificato dizionario online.
E poiché tra i contrari figura normale: pioggia di moralismi.
Ora, dovete sapere che io studio linguistica, e che (non succederà mai ma) mi piacerebbe fare la lessicografa da grande (si, è una professione). Dovete sapere inoltre che se sono sveglia a quest'ora ingrata del mattino è perché sto cercando di finire la mia tesi a calci. Tesi di linguistica, ovviamente, che comporta una buona dose di ore passate col naso fra le pagine del GRADIT (non un qualche dizionario online, queerblog, ne avete mai sentito parlare?).
Ad ogni modo, mi è saltata la mosca al naso.
Punto primo, perché dovrebbero sapere tutti che i dizionari non sono normativi ma descrittivi.
Punto secondo, perché per avere un minimo di serietà bisogna servirsi di strumenti attendibili, e non di quello che si trova online, che può anche essere un dizionario vero e proprio, ma magari datato e, per questo, limitato.
Punto terzo, perché mi fa piuttosto ridere l'indignazione nei commenti perché, fra i sinonimi, culattone è scritto con una sola t.
Punto quarto, perché di questi moralismi sono già lastricate le chiese, io ne farei anche a meno.
Frocio, camionista, checca, leccapassere, finocchio, invertiti. Bisogna usarli tutti, perché non facciano più male. Indignarsi serve a ben poco.

E, visto che ci sono, vi beccate anche una precisazione:
gay: agg. e s. m. e f. invar. omosessuale | locale, spettacolo gay, per omosessuali.
Il lemma è preso dal Garzanti (non sono ancora così ricca da permettermi di avere il GRADIT a casa, purtroppo) ma, avendolo cercato lì qualche giorno fa, so dirvi che c'è ben poca differenza.
Quello su cui volevo mettere l'accento è: s. m. e f. invar., ovvero: sostantivo maschile e femminile invariato.
Ora, io so che spesso lo spirito che spinge le persone a parlare di "gay e lesbiche", "il mondo gay e quello lesbico" etc. è spesso la preoccupazione di inserire nel discorso anche le donne gay, di non farle sentire escluse, marginali, ma vi devo dire che da donna gay sentirvi aggiungere, magari con qualche secondo di ritardo e lo sguardo colpevole, quel "lesbiche" finale non ottiene l'effetto sperato. Segna, anzi, un distacco, e dimostra come il discorso fosse improntato sull'immagine dell'omosessualità maschile, fino al momento di quell'aggiunta veloce. Il termine è comprensivo, generico, lasciamolo pure così.


Errata corrige punto Repubblica.it, che ci propone il video di uno scoiattolo che si lava e quello dello spot per Se non ora quando? con Isabella Ragonese.

domenica 6 febbraio 2011

'Cause everybody knows, she's a femme fatale


Lou Doillon (vedi sopra) è il mio ideale di donna.Oltre ad essere bellissima ha anche fascino da vendere, si veste in maniera impeccabile e pare sia anche parecchio intelligente (ha anche una certa predisposizione al posare nuda, il che rende me e il mio tumblr molto felici)
Fra le altre cose, è anche la sorellastra di Charlotte Gainsbourg, donna altrettanto bella e talentuosa. Lou Doillon ha appena finito di girare un film ,Gigola, in cui interpreta una prostituta lesbica. Muoio.
Intervistata da vanity fair (numero tre 2011) ci dimostra tutta la sua bellezza et intelligenza:

perchè ha accettato di girare Gigola?

vivo circondata da omosessuali maschi da quando sono nata, e nella mia famiglia c'era una grande libertà di costumi, ma le lesbiche sono sempre state una specie di tabù. Quando mi sono avvicinata a loro, ho scoperto che tutto l'immaginario sull'omossessualità femminile è frutto delle fantasie maschili. Per girare il film, ho guardato molti siti porno lesbici, e mi sono resa conto che servono solo al piacere degli uomini. In Gigola le donne fanno sesso fra loro a pagamento per procurarsi un piacere che non a niente a vedere con quello dei maschi.


pensa davvero che il mondo lesbico possa essere così crudo e violento?

è una storia vera. Laure Charpentier, la regista, l'aveva raccontata in un libro autobiografico, che però nel 1972 fu censurato e ritirato dalla circolazione, per essere ripubblicato solo nel 2002. Per il film Laure cercava una ragazza alta e magra, un po' maschile: ero io.Per di più, nessuna voleva la parte. Insomma, se io non avessi accettato, forse il film non si sarebbe fatto, quindi mi sono buttata.


come ha fatto a calarsi nel personaggio?

Baciare una donna o simulare il sesso con lei non è difficile, ho imparato abbastanza in fretta a compiere i gesti giusti, compresa la violenza sessuale.Ma non mi sono ispirata all'amore saffico: ho pensato a tutti gli uomini stronzi che ho incontrato nella mia vita, quelli che mi hanno fatto del male

Qui potete vedere i teaser di Gigola e sperare che il film venga portato in Italia (certo come no)
L'intervista contiene anche un trafiletto Noi lesbo siam così (noi siamo tutte blu, aggiungo io) Paola Concia, deputato omosessuale, spiega l'amore tra donne, che non riporto perchè beh, son cose lapalissiane.

vado a rispolverare il mio francese arrugginito in attesa del film

giovedì 3 febbraio 2011

Nature is a language, can't you read ?



Il titolo del post viene da una bellissima canzone degli Smiths

In questi giorni sto leggendo (causa tesi) i libri della pontificia accademia pro vita. In pratica passo le mie giornata a farmi insultare e a leggere tutto il contrario di ciò che è razionale e sensato. Ci sarebbe materiale per "era meglio tacere" da qui fino alla fine dei tempi.
E' una cosa veramente avvilente, mi mette di cattivo umore e mi riempie d'odio per il mondo. Una sensazione d'insoffernza dura da scrollare via.
Però quando oggi sono incappata sul blog
di Insy Loan, in questo bel video l'insofferenza è andata via. Maldetti pretacci, voi e la vostra distorta idea di natura. L'avremo vinta noi, prima o poi.

martedì 1 febbraio 2011

Io se fossi Dio maledirei davvero i giornalisti e specialmente quelli di Libero

Come da titolo, canzone consigliata per questo post Io se fossi Dio, del signor G.

Questo post arriva un po' in ritardo rispetto al senso di nausea che lo aveva ispirato, ma ve lo propino ugualmente.
Se nelle ultime settimane vi è capitato di leggere Gay.it o Queer blog.it (do per scontato che se vi piacciamo noi, non leggiate Libero) saprete già tutto dell'ultimo passatempo del quotidiano Libero, dopo la caccia alle case di Fini: dagli all'untore gay alla Statale di Milano. Per coloro ai quali invece tutto questo risultasse nuovo (buon per me e per il mio post tardivo) ecco un breve (non ci contate) excursus storico della vicenda: primi di gennaio, Gay Statale, il collettivo universitario lgbt della Statale di Milano, inizia la promozione di un laboratorio dal titolo Omosessualità-Un mondo nel mondo. Una cosa seria: una lezione ogni giovedì da gennaio a marzo, 11 relatori scelti tra docenti universitari, giornalisti, sociologi, storici, giuristi e personalità di spicco del movimento lgbt, 3 crediti formativi conseguibili con la stesura di un elaborato finale su uno dei temi trattati. Lo scopo, combattere l'omofobia con la conoscenza. Far conoscere, quindi, la cultura omossessuale, la teoria queer, la questione di genere, la situazione politica e giuridica dei diritti civili, per combattere luoghi comuni e diffidenza che, come si sa, spesso sfociano in episodi di violenza da cui il mondo universitario non è immune.
Contestualmente alla pubblicizzazione dell'evento, Libero parte all'attacco con titoli e articoli che fanno sorgere il dubbio che più che essere stronzi, non abbiano proprio capito di cosa si stia parlando: corso di alta froceria, no, Guida al corso di barzellette sui gay, o ancora all'università insegnano a fare gli omosessuali. Questo è un assaggio dei toni alla vigilia della prima lezione.
20 gennaio, il corso ha inizio. un centinaio abbondante gli astanti, tra studenti iscritti al laboratorio, me compresa, e semplici interessati di ogni età. Come si scoprirà poi il 22 gennaio, tra i presenti anche Carla Giordano, un'infiltrata di Libero.
Ma prima dell'accurato resoconto di Carla, Libero non si fa mancare il dossier scoop! Scandalo alla Statale di Milano, erotomani gay tra cui anche docenti gay fanno sesso gay nei bagni della facoltà. gay. Gliel'ha detto un ragazzo etero che poi gli ha chiesto di filmarlo mentre si masturbava nei bagni delle donne. Chi siamo noi per mettere in dubbio l'attendibilità delle fonti? E poi prima, prima del ragazzo e delle sue proposte, il giornalista in quei bagni aveva sorpreso una coppia intenta a fare sesso, e prima prima, su un pianerottolo, c'era un signore sospetto che leggeva il giornale guardingo. Chi o cosa aspettava? Insomma alto giornalismo d'inchiesta.
E ora torniamo a Carla e al suo articolo Corso di omosessualità, foto di frustate e discorsi sconci. La cosa che mi ha fatto più incazzare di questo pezzo, più dei contenuti che rivelano quanto la poverina si sia annoiata ad una lezione universitaria di sociologia, è proprio l'aver scoperto, dopo aver immaginato la mano di un uomo sulla tastiera nella redazione di Libero, che la mano era quella di una donna. Non voglio fare la femminista perché non ne ho la cultura, ma purtroppo il mio cervello non aveva concepito che a sminuire il lavoro della professoressa Sassatelli, docente, sociologa e relatrice della suddetta lezione, potesse essere un'altra donna. La signora Giordano, che amo immaginare nascosta tra i banchi a ridacchiare come alle scuole medie delle slides proiettate, racconta una lezione confezionata per solleticare i bassi istinti dei folkloristici gay in sala, con foto di uomini nudi e termini sconci. La lezione a cui ho assistito io introduceva il concetto di genere e ne spiegava la differenza con l'orientamento sessuale. Passava poi ad analizzare alcune pubblicità, col supporto delle slides incriminate, per dimostrare come gli stereotipi, sul vero maschio o la vera famiglia italiana, per fare due esempi, siano sfruttati persino per vendere un prodotto. Così una crema autoabbronzante può utilizzare la fissazione degli uomini per il pene grande fotografando dall'ombelico in giù un uomo palestrato con un flacone di crema nello slip e sovrapponendoci la scritta fake it, appunto: fingi il pacco e l'abbronzatura. Ma tutto questo discorso la Giordano deve averlo sentito in lontananza, intenta com'era ad individuare tra il pubblico i personaggi più stravaganti per il suo resoconto, e sintetizzando con un acuto certo la scusa era quella di parlare dello stereotipo della maschilità, ma intanto tutti si leccano i baffi.
Orwell nel suo 1984 ipotizzava gli slogan di un potere che si fondava sul rovesciamento della realtà: la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza. Oggi viviamo in una società alla rovescia, con un giornale per cui un signore che legge un quotidiano in un'università è un maniaco sessuale, mentre un altro signore che intervista un ragazzo mentre questo si masturba è un giornalista. Un giornale di servi che si fa chiamare Libero.