Mi contesterete, spero, in caso vi troviate in disaccordo.
E mi perdonerà Seneca, spero, per l'ardire di aver utilizzato un suo titolo, e con argomento tanto diverso.
E mi perdonerà Seneca, spero, per l'ardire di aver utilizzato un suo titolo, e con argomento tanto diverso.
Recentemente mi infastidisco facilmente, sarà che il periodo del mese è quello sbagliato, oppure che ogni giorno ne salta fuori una, dal telegiornale, dal telefono, dalla vita di tutti i giorni, che la pazienza, limata, assotigliata, è vicina ormai allo sparire del tutto. Non parlo necessariamente di argomento gay, no, il mio umore è passibile di modifiche per mille altre motivazioni. Too bad, oserei dire.
Ciò di cui voglio lamentarmi ora, però, e con polemica, con aperta, spocchiosa, arrogante polemica, rientra irrimediabilmente in quel campo. Non sia mai finire fuori tema, no?
Mi lamenterò, vedete, delle maschere, cercando quell'ora di vero fuoco, quella sacrosanta rissa che già Sereni andava cercando, benchè, e mi perdonerà per questo, anch'egli parlasse d'altro.
Mi lamenterò di tutte quelle persone che non andranno al Gay Pride, che non ci sono mai andate perchè, attenzione attenzione, si tratta di un carnevale, di un vessillo di frustazioni sfogate in un giorno, di qualcosa che non serve a niente, se non a "nuocere alla figura degli omosessuali". Le stesse persone che, nella vita di tutti i giorni, stanno bene attente a non farsi notare. Le stesse persone che, però, in un ambiente ben protetto, a porte chiuse, con sole orecchie gay in ascolto, oppure dietro un nick che non sa svelare il volto che sta dietro, ebbene, allora quelle stesse persone tirano fuori l'orgoglio, l'esperienza, la padronanza.
Ed io mi chiedo, che ne viene dal fare le lesbiche navigate (e badate, parlo di ragazze perchè scrivo su questo blog, ma la lamentela è facilmente estendibile anche al maschile)?
Ed io mi chiedo, si è orgogliosi solo quando si è condivisi?
Ed io mi chiedo, che senso abbia.
Badate bene, non inneggio alla militanza, qui. Bensì (Il titolo! Il titolo!) alla semplice costanza. Avete (abbiamo) tutto il diritto di vivere come volete, di fare le scelte che preferite, di evitare complicazioni, se così credete.
E' l'utilizzo di maschere diverse, tanto diverse, a seconda della situazione, che contesto. E' quel carnevale che si fugge nel Gay Pride, e poi si imbastisce, costantemente, nella propria vita.
Ciò di cui voglio lamentarmi ora, però, e con polemica, con aperta, spocchiosa, arrogante polemica, rientra irrimediabilmente in quel campo. Non sia mai finire fuori tema, no?
Mi lamenterò, vedete, delle maschere, cercando quell'ora di vero fuoco, quella sacrosanta rissa che già Sereni andava cercando, benchè, e mi perdonerà per questo, anch'egli parlasse d'altro.
Mi lamenterò di tutte quelle persone che non andranno al Gay Pride, che non ci sono mai andate perchè, attenzione attenzione, si tratta di un carnevale, di un vessillo di frustazioni sfogate in un giorno, di qualcosa che non serve a niente, se non a "nuocere alla figura degli omosessuali". Le stesse persone che, nella vita di tutti i giorni, stanno bene attente a non farsi notare. Le stesse persone che, però, in un ambiente ben protetto, a porte chiuse, con sole orecchie gay in ascolto, oppure dietro un nick che non sa svelare il volto che sta dietro, ebbene, allora quelle stesse persone tirano fuori l'orgoglio, l'esperienza, la padronanza.
Ed io mi chiedo, che ne viene dal fare le lesbiche navigate (e badate, parlo di ragazze perchè scrivo su questo blog, ma la lamentela è facilmente estendibile anche al maschile)?
Ed io mi chiedo, si è orgogliosi solo quando si è condivisi?
Ed io mi chiedo, che senso abbia.
Badate bene, non inneggio alla militanza, qui. Bensì (Il titolo! Il titolo!) alla semplice costanza. Avete (abbiamo) tutto il diritto di vivere come volete, di fare le scelte che preferite, di evitare complicazioni, se così credete.
E' l'utilizzo di maschere diverse, tanto diverse, a seconda della situazione, che contesto. E' quel carnevale che si fugge nel Gay Pride, e poi si imbastisce, costantemente, nella propria vita.
3 commenti:
camicie rosa docent
ju
poro poro.
mi sono sposata ho avuto un figlio e ho creduto di poter mentire per sempre a me stessa, alle persone che amo. è arrivato un punto in cui non è stato più possibile è tutto crollato...e ora è l'inferno. Nonostante tutto non ho paura di farmi vedere con la mia compagna, di baciarla mentre facciamo la fila all'ikea. non so forse sono andata fuori tema ma questo post mi ha ispirata.bisogna vivere tutto appieno,mai negarsi la gioia di essere se stessi e avere paura del giudizio altrui. forse ci sono arrivata troppo tardi.
Sara.
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