Sugar rush si guarda in fretta, almeno quanto South of Nowhere. Le puntate, da 23 minuti ciascuna, vanno via una dopo l'altra più che altro perchè incredibilmente inconcludenti. Credo sia un problema dei telefilm per adolescenti, ormai. O forse il problema è che io l'adolescenza l'ho passata da un po'. Ad ogni modo, se si ha un pomeriggio da sprecare davanti allo schermo come lo avevo io questi giorni, la prima serie inizia e finisce prima di rendersene conto. Ricalcando i moduli già di South of Nowhere, nella prima puntata si definiscono i termini della relazione, si delineano i personaggi, si lascia intendere come andrà a finire. L'ultima si conclude col fantomatico bacio, il fantomatico sesso (che, però, è lasciato ovviamente all'immaginazione, visto il target cui si rivolge) e promesse di tragedia. Giusto per tenere l'interesse vivo per la stagione numero due, suppongo.
Se vogliamo fare un paragone con South of Nowhere, Sugar rush esce vincente per maggiore esplicità. Per una volta, infatti, la cotta (o la fissazione, come la definisce la stessa Kim) per la migliore amica è trattata sia come mentale che fisica (indimenticabile lo spazzolino elettrico della protagonista, protagonista a sua volta). Maggiormente curati anche colonna sonora e dialoghi, che alle volte regalano battute all'altezza di Will&Grace.
La trama risente, però, in maniera piuttosto evidente dell'attenzione su un solo personaggio, piuttosto che su un gruppo di amici come in South of Nowhere, e devo personalmente lamentarmi della decisione di togliere il fratello strambo dalla sua tuta spaziale già nella seconda puntata.
Nella scelta delle attrici, però, non può che perdere.
(oh, si, sono una stupida superificiale.)
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1 commento:
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