domenica 4 gennaio 2009

Dov'è finito l' "out and proud"?



Diciamo che passo del tempo al pc, su internet. Diciamo “del tempo” così non mi vengono i sensi di colpa e finisco di scrivere quest’articolo invece di chiudere tutto e buttarmi sui libri di latino (oh, lo so, fa tanto studentessa del liceo, ma per alcuni di noi non finisce lì, purtroppo). Curiosando tra i forum a tema (the_frog è, dopotutto, nient’altro che una gossip girl), spesso mi sono chiesta dove sia finito l’ “out and proud”. La rete, infatti, pullula di eccitate ragazzine (e non più ragazzine) pronte a dichiarare amore eterno alla loro, come si dice in inglese, other half / same sex. Tutto rigorosamente, però, sotto nickname. Quando si parla della vita reale, è un accavallarsi di dubbi e problemi. “Mi piacerebbe tanto poterla prendere per mano quando camminiamo per la strada, ma…” “Ma come si fa a dirlo ai propri genitori?” “Quanti sanno di voi? Non trovo il coraggio di dirlo ai miei amici.”. Senza nulla togliere alla libertà personale, ci mancherebbe, e tenendo da parte il discorso "genitori", che effettivamente è di solito piuttosto complicato, mi sembra un po’ ridicolo fare le lesbiche agguerrite su un forum con le foto di Shane nell’intestazione e poi andare a dire in giro che l’ultima storia la si è avuta con Francesco, invece che Francesca. Essere allo scoperto non è così difficile come sembra. Certo, ci sarà chi farà domande (si può liquidare le più imbarazzanti semplicemente col luogo comune che “le lesbiche non scopano”), chi si girerà a guardare se, a cena, le darai un bacio, chi si proporrà di unirsi a voi (e il bello è che ciascuno crederà di essere incredibilmente originale, nel farlo) e chi ti dirà che sei una rana che vive in fondo allo stagno. Ma il gioco vale la candela. Sono sempre vissuta con la convinzione che una cosa per cui non si vuole lottare è una cosa a cui non si tiene, e non so come la pensate voi, ma la mia libertà è una cosa a cui tengo. Per cui ben vengano anche le domande, in fondo non possiamo lamentarci che “gli etero” non ci capiscono e non ci conoscono quando siamo noi che vogliamo raccontarci e farci vedere.

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