mercoledì 16 marzo 2011

With or without you

Foto presa qui.

Ieri io ed Etwas siamo andate all'incontro con Cristina Gramolini e dopo il suo intervento, una marea di domande cretine e qualcuna intelligente, ho lasciato la sala con una lista di libri da leggere e qualcosa su cui riflettere.
L'intervento, che ha seguito uno sviluppo cronologico, ha affrontato molte delle questioni fondamentali, dalla differente discriminazione odierna al mito dell'impunibilità lesbica nel passato, dalle amicizie romantiche dell'Inghilterra vittoriana ai matrimoni bostoniani alle napulatinelle italiane, dalla lotta di classe al femminismo, dagli estremismi al separatismo.
E quest'ultimo tema si allungato in domande, risposte, ricordi, dati. Forse perché particolarmente sentito, forse perché un po' controverso, e bisognoso di un chiarimento. Anche per chi, come me, ha sentito un po' in giro e si era fatta un'idea estremista dell'esistenza di Arcilesbica e della sua contrapposizione ad Arcigay, o ad altre associazioni generiche.
Non c'era estremismo, però, nelle parole della Gramolini, solo una lucida, anche sofferta presa di coscienza delle differenti identità e dei fini diversi, e dell'oscuramento delle tematiche più strettamente lesbiche nelle associazioni generiche. Si nasce, ha detto, con l'illusione dell'eguaglianza, le nuove generazioni più di quelle vecchie, si inizia pensando che si possa davvero collaborare in maniera paritaria, dialogica, neutra. Ma non è così, perché le condizioni di partenza sono differenti, le condizioni materiali e storiche che portano un ragazzo gay ad essere un ragazzo gay e una lesbica ad essere lesbica, e prima ancora che portano una donna ad essere donna. E c'è ancora così tanto bisogno, in questi tempi, di una riflessione sulla figura, sul ruolo, sulla dignità della donna. C'è ancora bisogno, lo abbiamo detto anche noi, di essere femministe.
E improvvisamente non mi sembra più così strano, così sbagliato e campato per aria il desiderio di un'associazione che si occupi in prima istanza di noi lesbiche e donne, spesso ancora invisibili. Un'associazione che comunque non si tira indietro ma collabora attivamente nei terreni comuni, come la richiesta di diritti e la lotta all'omofobia.
Non sono ancora del tutto convinta, la questione non è facilmente risolvibile, si potrebbe rispondere ad esempio col tentativo di cambiare dall'interno la tipologia delle associazioni generiche. Non so. Io, però, che da qualche tempo rimbalzo da un gruppo ad un altro col vago desiderio di rendermi utile, e che ancora non ho trovato uno che mi soddisfi, un salto ad Arcilesbica magari ce lo faccio.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

L'omofobia è un sottoinsieme. Della misoginia. O no? E se assumiamo questo come premessa, ne consegue sempre e comunque che le battaglie contro quei disvalori vanno condotte su piani specifici?
Chiedo per chiedere.

Complimenti per le cose che trovo qui sul vostro blog. Sempre di ottimo livello.

Barbara ha detto...

Andate voi che siete a Milano e avete Arcilesbica e potete. Arcilesbica di Roma è un fantasma.

Marta ha detto...

non credo che l'omobia sia (solo) un sottoinsieme della misoginia, perchè credo ci siano anche donne omofobe, non necessariamente sobillate da uomini misogni.seppur,innegabilmente,la lotta contro l'omofobia e la lotta contro la misognia abbiano parecchi punti in comune. però non ho capito cosa intendi con" battaglie contro quei disvalori vanno condotte su piani specifici" intendo diverse campagne cper diversi target con diversi slogan?

grazie per i complimenti : )

Giorgia ha detto...

l'omofobia è un sottoinsieme della misoginia se si considera omofobia il disprezzo per quegli uomini che, agli occhi del misogino, in qualche modo rifiutano lo status di superiorità dato dall'esser nato uomo e vogliono invece equipararsi alla donna/ inferiore....non credo di essermi spiegata al meglio però...sono appena rientrata da un viaggio infinito auto->aereo->navetta->bus

Fra ha detto...

Trovati i podcast delle lezioni del laboratorio, grazie per la segnalazione