mercoledì 30 giugno 2010

Gays do ti better


Ci vorrebbe un esame di coscienza, ogni tanto. Qualche attimo in più, prima di rilasciare dichiarazioni a giornali e riviste, indispensabile per scrollarsi di dosso il narcisismo di essere intervistati (e magari fotografati) e riflettere. Certe cose, io, le giustifico solo così.
Come spiegare altrimenti la manciata di luoghi comuni che si possono trovare questo mese su Glamour? Tutti proferiti da attestate bocche gay, tutti frutti di esperienze squisitamente personali, ma tutti, in fondo, varianti sullo stesso tema:

I gay lo fanno meglio.

Non lo sapevate, che il sesso che fate è la quintessenza del sesso stesso? Che in quanto gay avete acquisito (oltre ad una eredità sostanziosa, come sostiene la Moratti) un'apertura mentale altrimenti introvabile? Un interesse per i giochi erotici altrove sconosciuto? Una capacità di ridere, a letto, per altri vietata? Una coscienza della propria sessualità neanche immaginata? Un altruismo, dell'atto, fin'ora ignoto? Una propensione al sesso occasionale (lesbiche a parte, ovviamente) altrimenti estranea?

Insomma, siamo dei pazzerelloni! Guarda anche le foto che si trovano su internet, dove li trovi due etero che si mangiano il sushi l'uno addosso all'altro?
In Beautiful, ad esempio.
(Giusto per muoverci sul banale, come loro.)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Non parlo con chi mi rompe i coglioni con l'essere.
Carmelo Bene

*

Attribuirsi cose che fanno tutti nell'ambito della trasgressione, ma rappresentarle come una peculiarità nobile della categoria di appartenenza, agendo, tra l'altro, come se la categoria di appartenenza esistesse davvero e non fosse solo una costruzione culturale; attenersi a regole di comunicazione, atteggiamento e abbigliamento (anche nella noncuranza antiestetica di principio di certe "lelle come la muerte"); attenersi alla morale corrente in quella categoria. Tutto questo è un atteggiamento tipico degli agglomerati umani di oggi e, malgrado qualcuno che ama vestirsi color porpora faccia fatica a crederlo, i gay sono proprio degli esseri umani, immersi in questa società culturale, dove il "separatismo esistenziale" è una dottrina trasmessa senza nobili testi nazionali, ma più semplicemente con relazioni e atteggiamenti.
Ho usato il termine separatismo perché certi comportamenti sono analoghi a quelli dei separatisti di tutto il mondo (altrettanto identici, ovviamente, ai nazionalisti): s'individua qualcosa di socialmente nobile che unisca la comunità e la determini, usando tale determinazione come negazione di un altro esterno. La cosa buffa è che in queste determinazioni, così specifiche nella volontà di chi le attua, non ci sono solo banalità, ma banalità becere. Come quando vi rendete conto che in qualunque parte del mondo, per dirvi di quanto il popolo che visitate sia "bello", "diverso" e, diciamolo, "migliore" degli altri, tolgono fuori sempre tre fattori: ospitalità, propensione al lavoro, orgoglio. Che siate in Texas, in Sardegna o in Estonia il trio ospitalità, propensione al lavoro, orgoglio batterà i piedi per farsi sentire.

Questi separatisti esistenziali all'interno del mondo gay battono i piedi per la promiscuità sessuale, ci vedono un senso di nobiltà etica, vista la presunta apertura mentale che bisogna sfoggiare per metterla in pratica, la sbandierano, facendola propria (della propria comunità) ed usandola in contrapposizione ad un altro esterno non meglio identificato.

Come quando senti quei discorsi ontologici in cui nel mostrare l'essenza omosessuale, con il compiacimento generale della piccola platea, si afferma il valore sacrosanto del gay: devi essere sempre te stesso e te ne devi fregare di chi ti critica.
Una massima che anche la mia maestra delle elementari diceva. Ma era un'ultracattolica, catechista, vedeva negli occhi dei testimoni di geova lo sguardo di satana e da brava democratica quale si professava mi dava del bisbetico quando le dicevo che la sua democrazia non c'era se comandava sempre lei (sì, ero un bambino strano).

Possibile che l'ontologia abbia fatto così male alle persone? Possibile che i discorsi sull'essere vadano ancora in questo mondo? È possibile che nessuno si accorga che quando si dice "Io sono x" quella x è solo una parola che non ha alcun valore
ontologico, non ha sostanza. È una parola e in quanto tale viene utilizzata per racchiudere un'infinità di sfumature che nessuna definizione su un vocabolario, nessun libro e nessuna discussione di fronte ad un cocktail potranno fissare. Ma soprattutto:

"Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per
sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!"

Una volta, dei miei parenti parlavano in maniera piuttosto barbara di omosessualità. Un ragazzino, presente alla discussione, alle parole etero e gay non aveva nulla di meglio che canticchiare questa "canzone" (ovviamente lui le virgolette non le avrebbe messe):
http://www.youtube.com/watch?v=6wylNq1Kzo8

Riflettiamoci su.

A.de'S.

Barbara ha detto...

Sarà che sono empirica ma secondo me è banalmente una questione di ignoranza. E' un articolo psicotico pieno di idee e di ipotesi che non si capisce quale legame abbiano con la realtà.

Mi dispiace un po' che la gente si legga queste cose invece di, che ne so, una di queste riviste http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_academic_journals_in_sexology

Lo so che sono noiose... però esiste anche l'intrattenimento di glamour senza le stronzate in formato testo ivi contenute (vedi tumblr, ma sono certa che esisteranno anche altre fonti)

Anonimo ha detto...

mah io sarò ingenua, ma cavolo è glamour! Mi sarei preoccupata di più se fosse stato l'inserto femminile di qualche quotidiano ma su glamour non so... io articoli intelligenti non li ho mai trovati.
Siamo a livello di un Cioè o un Top Girl ma più patinato e per adulti o no?
F.

Marta ha detto...

@ F certo, glamour è un giornalaccio. il punto che l'articolo non era "la psicoterapeuta t'insegna come accettare il fatto che non ti piacciano più i maschietti, o fanciulla"; ma una serie di "consigli" in ambito sentimental sessuale "da ragazzi/e gay a ragazze/i etero ". ed il sunto del discorso è stato "noi scopiamo meglio. in una maniera che woi, cicca, nemmeno wi immaginate"insomma...

Barbara ha detto...

beh, se ci pensi però, per quanto l'articolo sia cretino, non è proprio il peggiore degli articoli cretini... ci sono anche degli aspetti positivi:
- almeno per una volta non siamo messi in cattiva luce
- c'è un piccolo fondo di verità nel fatto che, finché l'etero, come dire, non prova / non tocca con mano, non sa