martedì 23 febbraio 2010

Minchia di re


Mi piace avere una conoscenza enciclopedica degli argomenti. Quando qualcosa mi interessa, mi piace sapere cosa, quando, come e perché; ma soprattutto cosa. Sono convinta che le altre risposte vengano da sole, una volta conosciuta la materia, sono abbastanza arrogante da pensare di saper tirare le fila da sola.
E' questo il motivo che mi ha spinto a leggere tutte le 185 pagine di Minchia di re (di Giacomo Pilati, edito da Mursia, da cui è stato tratto Viola di mare) nonostante il giudizio negativo maturato già dopo una decina di pagine.
Essendo il film decisamente fedele, la trama del romanzo non ha presentato sostanziali novità. Nonostante qualche modifica temporale, qualche dettaglio andato perso (con rammarico, come la caratterizzazione della "zia suora") e qualche aggiunta particolarmente felice, il film si porta dietro anche i difetti del romanzo, come la costruzione dell'intreccio a singhiozzo, estraniante, per quadri brevissimi, senza definizione temporale. Il romanzo ha, in più, l'handicap di uno stile pesante, che vuole essere espressionista ma che risulta impacciato e frammentato e pecca di autocompiacimento.
Insomma, per quanto mi riguarda è un no deciso, ma pare che io sia un po' snob per quanto riguarda la narrativa, quindi siete liberissime di leggerlo comunque e di innamorarvene, se volete. Tanto, un mazzetto di pagine così vi porta via al massimo un pomeriggio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche io l'ho letto (prima di vedere il film, che non ho ancora visto...) e purtroppo nemmeno il mio giudizio è molto positivo. Ci sono rimasta un po' male perchè secondo me una storia così avrebbe potuto essere la base di un bellissimo libro. Ci sono tematiche e spunti di riflessione che credo avrebbero meritato di essere sviluppati meglio.

AB

Silvia ha detto...

Non per fare la lesbica femminista arrabbiata, ma secondo me si sente che è scritto da un uomo