giovedì 8 aprile 2010

Once you pop, you can't stop


Ragazze, dimenticatevi l'effetto poiana e i finali tragici (che pure continuano ad imperversare nei film, vedi Cracks). La nuova frontiera sono i telefilm e la loro ben più divertente via crucis, che sto per teorizzare sotto il nome di effetto salice (da Willow, nda), e riassumibile nel motto once you pop, you can't stop (come da titolo).
Il nostro personaggio parte da una situazione di eterosessualità, spesso avvalorata da qualche relazione passata, che viene scossa da un sentimento molto forte per una ragazza (n.b. sempre un innamoramento, qualcosa di sconvolgente, mai qualcosa di semplice e fisico), sentimento che, ovviamente, il nostro personaggio "non stava cercando" e che "è capitato". Segue un periodo più o meno lungo di dubbi, seghe mentali, "io non sono gay" ripetuto fino alla nausea, allontanamento dalla ragazza in questione e/o sesso occasionale. Ma si sfoccia necessariamente in una relazione, solitamente piuttosto duratura (gli sceneggiatori non hanno faticato tanto per far rompere la coppia dopo una settimana di sesso).
Fin qui tutto come al solito, ma, attenzione!, è proprio adesso che scatta l'effetto salice.
Indipendentemente dalla buona riuscita della relazione (gli sceneggiatori sanno fin troppo bene che le coppie felici non piacciono, e dopo un congruo lasso di tempo quelle lesbiche non fanno eccezione), il nostro (ormai affezionato) personaggio si guarda bene dal tornare nell'accogliente mondo degli etero, si chiama gay e da allora in poi dimostrerà interesse e/o attrazione solo verso il proprio sesso.
Qualche puntualizzazione, prima di andare avanti: le relazioni precedenti (etero) del personaggio non erano fallimentari e tristi, di quelle cui si guarda col senno di poi pensando "beh, ce lo dovevamo aspettare". No no, erano tutti rapporti piuttosto felici e di cui nessuno avrebbe mai dubitato.
Quindi il dubbio è: se il sentimento era qualcosa di così inaspettato ed univoco, come ce lo dipingono, perché venuta meno la relazione con quella determinata persona il nostro personaggio non riprende semplicemente la sua vita? O anche ammettendo che una volta apertasi una finestra sia difficile richiuderla, perché non farlo diventare bisessuale (ben più credibile, almeno per un po') e chiudere invece totalmente con il passato?
Le risposte che mi vengono in mente sono due: o il sesso/le relazioni gay sono così sconvolgenti che, una volta provate, non si può più prescindere; o gli sceneggiatori e gli autori mancano un po' di coraggio e per presentarci un personaggio gay hanno bisogno di
1. farci affezionare al personaggio
2. farlo passare attraverso una crisi di accettazione in cui il pubblico si possa rispecchiare, evitando il rigetto
nel qual caso i vari "ma io non sono gay" e "provo questo solo per te, sei così speciale" sono bollocks, come piace chiamarle ai miei amici di Skins.

Contestualizziamo, va, che altrimenti sembro un'invasata:
(in ordine cronologico)
1. Willow (Buffy, the vampire slayer), Tara e Kennedy
2. Silvia (Los ombres de Paco) e Pepa (non ci sarà un'altra donna per Silvia, ma a relazione conclusa dichiara direttamente che non vuole più un uomo perché con una donna es mejor)
3.Callie (Grey's Anatomy), Erica, ragazzina fuori di testa e, infine, Arizona
4. Naomi (Skins), Emily e Sophia

Nota I: Ovviamente non tutti i telefilm che hanno storyline gay rispondono all'effetto salice, così come non tutti i film a tema gay non cadono (fortunatamente) nell'effetto poiana.

Nota II: E la foto che c'entra? Nulla, in realtà, ma il titolo con tutti quei pop mi fa pensare a She bop, di Cindy Lauper, e visto che è così carina e così anni '80, perché no?

Mi sembra abbastanza per oggi. Per me è ora di farmi il cestino del pranzo e andare a lavoro.

3 commenti:

Barbara ha detto...

Finalmente un po' di tempo per leggermi questo, come dire, quality post (non che gli altri non siano quality, ma questo mi sembra denso di teoria).

Innanzitutto questo effetto salice mi piace :) e credo che la seconda spiegazione che dai sia quella più verosimile; e non credo sia una semplice questione di accettazione da parte del pubblico. Nel senso, penso che sia una situazione molto comune innanzitutto nella realtà, e quindi non mi sorprenderebbe se una buona fetta di pubblico ci si identificasse o la sentisse familiare.

Quindi i vari "ma io non sono gay" e "provo questo solo per te, sei così speciale" sarebbero sì, bollocks; ma nella misura in cui possiamo chiamare bollocks convinzioni che ci costruiamo a seguito di pressioni sociali pesantissime, di valori che ci inculcano sin da piccoli, che ritroviamo ovunque ci guardiamo attorno. Convinzioni che mettere in discussione ci spaventa a morte, a cui tentiamo fino all'ultimo momento di aggrapparci, a dispetto dell'evidenza.

Non succede solo per l'orientamento sessuale, è un meccanismo sociale diffusissimo, anche se per l'O.S. è particolarmente diffuso e pesante. In misura simile, o più "leggera", succede:

1) per tutte le ideologie (devo continuare a pensare che A è meglio di B anche se non ho le prove);

2) i razzismi (devo continuare a pensare che Bianco è meglio di Nero anche se la cosa non ha un riscontro nella realtà);

3) i conflitti tra colleghi (sarebbe meglio se collaborassimo ma ho una paura irrazionale di essere attaccato);

4) le scelte strategiche irrazionali delle imprese (fanno quello che sanno fare perché lo sanno fare anche se non ha più mercato);

5) le scelte irrazionali dei consumatori (che continuano ad andare al negozietto preferito sotto casa perché lo conoscono anche se dietro l'angolo ne hanno aperto uno migliore)

e altre paure varie... sono tutte paure di scoprire e guardare in faccia la realtà...

Silvia ha detto...

Non so, un po' son d'accordo e un po' no. Indubbiamente esisteranno delle situazioni simili, ma che tutti i casi di coming out siano riassumibili in quella formula mi sembra riduttivao
Mai un personaggio che dal principio risulti insoddisfatto della sua vita sentimental/ sessuale?
Mai uno per cui una relazione omosessuale sia effettivamente solo una parentesi?

Barbara ha detto...

Beh, non volevo fare di tutta l'erba un fascio... è che mi piaceva l'effetto salice, ma non volevo dire che rappresenta tutti i possibili casi.

Mai un personaggio che dal principio risulti insoddisfatto della sua vita sentimental/ sessuale?

tra questi mi viene in mente Gocce d'Acqua su Pietre Roventi. Cmq sì, credo che sia sottorappresentato.

Mai uno per cui una relazione omosessuale sia effettivamente solo una parentesi?

mmh... non saprei. Per questo tipo di personaggio mi viene in mente che sarebbe la rappresentazione di uno stereotipo: quello dell'omosessualità come "fase" passeggera. Ma forse gli stereotipi non hanno valore artistico?