mercoledì 14 aprile 2010

Game over


Pasqua è passata. Le regionali pure. La Consulta si è espressa: vietare i matrimoni in base al sesso dei partners non è incostituzionale. Amen. Credo che fra qualche anno ringrazierò anche questi giudici. E' pur sempre un'altra spinta ad andarmene da qui.

9 commenti:

Barbara ha detto...

Non so se sei ironica, ma se non lo sei sono completamente d'accordo. A volte bisogna ringraziare chi ci rende la vita insopportabile. Perché finché le ingiustizie sono sopportabili, come dice Thomas Jefferson, tendiamo a subirle.

Mankind are more inclined to suffer, while evils are sufferable, than to right themselves by abolishing the forms to which they are accustomed

Se gli inglesi non fossero stati così terribili, e si fossero risparmiati la lunga serie di soprusi elencati nel testo della Dichiarazione di Indipendenza, forse la Rivoluzione, il distacco dalla madre patria, non sarebbe avvenuto, almeno non in quel momento.

E le forme da abolire nel nostro caso sono la residenza, il domicilio, la cittadinanza in questo paese.

Silvia ha detto...

Io a questo punto sono pronta anche per l'Alberta

Giorgia ha detto...

no Barbara, non ero ironica...questo paese resterà indietro comunque, anche se dovesse fra 10 anni concederci un surrogato dei pacs non ci darà sicuramente le adozioni o la parità in generale, e rimarrà il nepotismo, la mafia ovunque, i tagli alla ricerca, la lega, il razzismo al potere, l'università come vezzo, per dire che hai una laurea, ma che non porta ad un lavoro degno... quindi a volte lo penso davvero, non datemi un appiglio a cui aggrapparmi per rimanere in Italia, è triste e autolesionista, ma lo penso

Marta ha detto...

l'alberta! l'alberta!

Barbara ha detto...

beh c'è anche un vecchio proverbio "non tutto il male vien per nuocere".

In questo caso quello che in questo contesto ristretto ci sembra male, se ci spinge ad andarcene e ad allargare il contesto, è una cosa buonissima!

Parole_alate ha detto...

Scusate, ma nonostante l'irritazione per la decisione della consulta non riesco a condividere le vostre opinioni... Barbara, mi ricordo quando dicevi che "restando in Italia si finisce col diventare italiani", e in parte mi trovo d'accordo. In parte, però. Perchè benchè io condivida in pieno queste frustrazioni che voi esprimete benissimo, non credo (non voglio credere, forse) che l'unica soluzione sia l'espatrio. Perchè non è una soluzione, è un rimedio temporaneo... e vale solo per noi. Non cambia di una virgola la situazione che si troveranno ad affrontare le nostre cugine più piccole, o le nostre nipotine. E come noi abbiamo beneficiato di molte battaglie che la generazione prima della nostra ha fatto, così io sento il dovere, da parte della mia generazione, di portarne avanti qualcuna, almeno un po'.
Non so, penso che ci sia un testimone da trasmettere, dopotutto... e la voglia di svezia, di inghilterra, di spagna, anche se è più che comprensibile, non risolve niente per chi resta.

Barbara ha detto...

(premessa: scusate oggi sono molto loquace)

In parte sono d'accordo con Parole Alate. Diciamo che è una questione di resistenza: se uno riesce a resistere senza piegare la testa e senza convincersi che una cosa è giusta solo perché è reale, allora gli faccio tanti complimenti. Ma non tutti ce la fanno, e molti di quelli che restano finiscono per rassegnarsi e accontentarsi delle briciole.

Se tutti riuscissero a "sopravvivere" ai soprusi, alle ingiustizie, a condizioni di vita modeste, etc. mantenendo un buon equilibrio e una certa dignità, l'emigrazione non esisterebbe.

Emigrare non è uno scherzo. Non è facile: non è che prendi e parti, è un processo sofferto, lungo e travagliato, se lo fai sul serio, con convinzione e consapevolezza. Pensa a quelli che rischiano la vita in gommone. Non riuscirei mai a dirgli che sono "vigliacchi" perché non contribuiscono alla crescita del proprio paese.

Parole_alate ha detto...

No, certo, e non volevo assolutamente fare una differenza qualitativa tra chi parte e chi resta... il modo in cui si reagisce a questa situazione così avvilente è qualcosa di estremamente personale, e non è certo da biasimare chi sceglie di andarsene (con tutte le fatiche che comporta).
Non so neanche se ho la forza (per dieci o vent'anni, perchè questo è il punto) di mantenere un occhio critico e continuare a vedere le discriminazioni... però vorrei provarci. Ho ricevuto tanto da questa letteratura e questa arte, e non me la sento di rinunciare a loro senza offrire almeno un po' di resistenza.

Anonimo ha detto...

ahaha l'alberta ;)

ciao,

Marie.