martedì 6 ottobre 2009

Over the rainbow, il sole dell'Isola


Quando quest'avventura è cominciata, ciò che mi muoveva era la curiosità, la fiammella della curiosità come ha poi detto qualcuna, di vedere un documentario che si annunciava bello ed importante. Ora che, dopo mesi, si è conclusa, posso dire che ne sarebbe valsa la pena anche se Marica e Daniela avessero scordato a Roma il DVD di Over The Rainbow.
Le nostre eroine atterrano a Cagliari in un'assolata mattina di un sabato, quello appena passato, autunnale solo sul calendario. Sono partite da Roma per presentare il documentario alla rassegna di Arc, l'associazione per i diritti LGBT della mia città. Ma anche ciò che ha preceduto la partenza è degno di nota.
Sono passati 7 mesi da quando chiesi a Daniela Bellisario, tramite Facebook, se lei e Marica, che già giravano l'Italia col documentario, avessero in previsione una presentazione in Sardegna. Per realizzarla serviva un'associazione disposta ad organizzare il tutto e né io né loro avevamo i contatti adatti. Sono 8 anni che i ragazzi di Arc lavorano per noi sul territorio. Sono stata ad alcune loro rassegne negli anni passati. Ma finché non ho digitato su Google “associazioni lgbt cagliari” per lo scopo, nonostante il desiderio di attivismo, non mi ero decisa a cercarli. Averli conosciuti e aver partecipato alla realizzazione del progetto, con una sintonia immediata che mi ha convinto ad associarmi, è il primo dei motivi per cui a prescindere dalla visione del film, in versione integrale rispetto a quella andata in onda su Rai3 quest'estate, ne sarebbe valsa la pena . Gli altri vanno ricercati nell'arco dell'intera giornata trascorsa con le protagoniste prima della proiezione.
Daniela e Marica si portano dietro da casa due zainetti, una reflex sempre presente come la Lucrezia di the frog e la normalità dei gesti di una coppia, a cui la mia città, non ancora abituata a vederli tra due donne, risponde sorprendentemente bene. Nessuno sguardo invadente. Nessuna reazione sgradevole. Non al bar dove io e Gigi dell'Arc le portiamo a fare la conoscenza delle pizzette sfoglia. Non al bed & breakfast dove la locandiera ci bacia e abbraccia in segno di benvenuto.
Sono belle insieme. Con la mia fidanzata e una coppia di amiche le portiamo a pranzo in un chiosco sulla spiaggia cittadina e sembrano felici come due bambine. Chiacchieriamo un po', ma fanno molte più domande loro a noi. Musica, rapporto coi genitori, reazioni dell'ambiente che frequentiamo. Vogliono capire se le loro battaglie siano servite almeno un po' alla nostra generazione. E la risposta è decisamente si e grazie davvero. Nel tragitto in auto che ci riporta in centro, Daniela mi racconta un po' la sua vita prima di conoscere la donna dalla quale vuole un figlio: matrimonio giovanissima con il suo futuro migliore amico, prime storie con delle donne, tradimenti e pentimenti che l'hanno portata alla maturità di un'aspirante madre. Fa delle grandi dichiarazioni d'amore mentre la destinataria è a un passo dal riposino pomeridiano sui sedili posteriori. Le lasciamo a rigenerarsi un po' prima dell'incontro con gli avventori della rassegna.
Il documentario senza tagli è ancora più bello. Per accorciarlo in funzione della seconda serata tv, erano state tolte le parti positive. Le cene a base di sushi con le amiche che più le sostengono, dopo lunghi confronti, nella decisione di avere un bambino. Il picnic con le famiglie arcobaleno a Copenaghen. Dopo l'applauso sui titoli di coda, ci tolgono alcune curiosità sul percorso intrapreso. I viaggi verso le cliniche dei paesi civili no, non sono ancora finiti. Dopo una decina di tentativi e la scoperta di un problema tiroideo che avrebbe, in caso, provocato un aborto entro il terzo mese, e dopo averlo curato, il prossimo passo è la fecondazione in vitro in Grecia. Le delusioni abbattono, ma non è tempo di mollare. I diritti non ci sono, e allora si tenta come si può di dare un segnale al giudice se mai dovesse capitare qualcosa a una delle due: testamento verso la compagna e in seguito verso il figlio non biologico. Entrare nello stesso stato di famiglia. Essere cointestatarie dello stesso conto corrente. Stipulare dei contratti in caso di separazione, benché l'idea non le sfiori nemmeno. Sono gesti simbolici che non hanno valore legale, ma un giudice illuminato dovrebbe tenerne conto. Certo rimane l'incubo che il figlio, alla morte della madre biologica e in caso di assenza di parenti stretti, sarebbe considerato non solo orfano, ma adottabile. Il fratello e la madre di Marica, che stanno dalla loro parte e rispetterebbero la continuità negli affetti tra il bambino e l'altra madre Daniela, sono l'unica e precaria garanzia. Si parla anche delle gioie (per Marica) e dei dolori (per Daniela) del calcetto. Del nipotino peloso della madre di Daniela, il dogo argentino Gamp, in omaggio a Forrest Gump.
Tanti presenti hanno potuto confrontarsi con questa loro esperienza da pioniere, rendersi conto delle difficoltà, ma anche dell'esistenza di una possibilità di avere una famiglia omogenitoriale, contro le leggi e non leggi ottuse italiane.
Non ci resta che aspettare la buona novella dalla Grecia di un nipotino non peloso per le signore Bellisario e Pierdicchi e per noi, che dopo averle conosciute ci sentiamo già degli zii acquisiti.

Post scriptum: so che leggono il blog e ne approfitto per salutarle. L'ho scoperto quando ad un certo punto Daniela ha chiesto a Gigi e me: “C'è un blog in cui scrive anche una ragazza di Cagliari..ha un nome in inglese..all the..non mi ricordo..lo conoscete?”

7 commenti:

Giorgia ha detto...

mamma mia quanto ho scritto...scusate!

Marta ha detto...

che invidia, damit. io il week end l'ho passato a studiare, e quella meschina lunedì mi ha pure bocciata!

Anonimo ha detto...

si, si.......leggo con piacere il vostro blog.
Grazie per il bellissimo resoconto, ma principalmente grazie per averci fatto trascorrere due giorni stupendi!
Il mio abbraccio daniela

Anonimo ha detto...

Complimenti Giorgia! E' un resoconto splendido! E grazie per le parole che hai speso per ARC!

Gigi

Unknown ha detto...

Akiko Matsuda (da amici di amici di amici di facebook) traduce: "It says that when you accept the differences, you can appreciate the sound of rainbow."

http://www.youtube.com/watch?v=WfBlUQguvyw&feature=player_embedded#

Parole_alate ha detto...

Un resoconto ottimo e per niente lungo, Geco! Sulla rete c'è spazio a volontà... ;) E' vero, non diremo mai abbastanza a queste due ragazze e alla loro generazione quanto abbiano fatto per noi... e quanto ancora stiano facendo! Un mega-mega-mega in bocca al lupo a Marica e Daniela, e...grazie! :D

The Ant ha detto...

Geco: bellissimo il tuo resoconto!
Come bellissime trovo che siano Daniela e Marica - davvero un bell'esempio di tenace serenità, di tranquilla determinazione, nella loro scelta d'amore.

A Federica dell'ultimo post vorrei dire che è verissimo anche il contrario: non avete idea di QUANTA energia la mia generazione (lo ripeto: ho 43 anni) attinga dalla allegra sfrontatezza delle ventenni... quelle con le idee chiare e nessuna voglia di nascondersi.

E senza voler fare retorica... forse il trucco sta proprio qua: ritrovarsi un po' tutte con l'unico vero denominatore comune... la voglia di vivere il/i proprio/i amore/i come vogliamo.

Volevo infine raccontarvi questo: io e S. il c/c bancario cointestato lo abbiamo avuto praticamente da subito. Poi è arrivata la scelta e l'acquisto di una casa. E il mutuo, pure quello in comune (ovvio!). Poi la residenza... e qua la scoperta: per la legge italiana si finisce sullo stesso stato di famiglia se (pur non avendo legami di parentela) si vive sotto lo stesso tetto!!

Va bè... finisce che faccio il mio solito post troppo lungo... ne riparliamo (ma anche no...). Ciao!

Antonella