lunedì 5 ottobre 2009

Look at us / Look, that's us


City giornale gratuito milanese venerdì intitola: Gay più "veri" nei telefilm americani, sostenendo che "gli sceneggiatori danno un taglio ai vecchi stereotipi che caratterizzavano gli omosessuali in tv". E sono d'accordo. C'è qualcosa nei telefilm di oggi che introducono uno o più personaggi gay che è diverso e nuovo rispetto al passato, se si cerca di fare un discorso generale. La sensazione che si ha è che la "normalità" si stia in qualche modo sdoganando, e i personaggi si spoglino pian piano sia della macchietta alla Jack che della giustificazione alla Will, se vogliamo prendere ad esempio uno dei telefilm gay più famosi. Quel che mi pare più importante è soprattutto questo secondo passo, perchè è quello che porterebbe, nella vita di tutti i giorni, dal "io non ho niente contro i gay" al non esserci più bisogno dirlo, all'interiorizzazione. Non è facile, però, i passi vanno fatti tutti e questi anni sono quelli di transizione. In Italia siamo un po' indietro, siamo ancora ai diritti "personali", e non può che far bene un po' d'aria fresca d'oltreoceano. C'è da dire, però, che non si tratta di qualcosa di totalmente nuovo, qualche importante precedente, infatti, c'è stato. Penso a Six feet under (2001-2005), sia per David che per Edie, che ha dimostrato una maturità spesso ancora lontana anche nei telefilm più recenti. E a Grey's Anatomy, che l'articolo portava ad esempio, preferisco e vi consiglio Dirt (mio nuovo amore, già agli sgoccioli, sigh), questo davvero senza pregiudizi e senza falsi moralismi.

Nessun commento: