martedì 19 luglio 2011

Maledetti froci & maledette lesbiche



Piccola digressione: questo libro è stato preso in prestito dalla biblioteca di Cologno Monzese. La biblioteca di Cologno è la biblioteca reginetta del mio cuore per tanti, tantissimi motivi, non ultimo la loro fornitissima e molto molto aggiornata sezione di libri a tematica lgbtq.
Il pride di Milano (meraviglioso, mi spiace ma Milano batte Roma su tutta la linea) quest'anno è stato aperto proprio dalla banda di Cologno Monzese. In Lombardia non c'abbiamo solo la Lega, insomma.

Maldetti Froci & Maledette lesbiche è un libro per tutte le stagioni, perché in tutte le stagioni qualche mente brillante decide che è arrivato il momento di dare sfogo all'omofobia. Ed è anche un libro per qualsiasi regione d'Italia, perché in ogni regione d'Italia c'è stata almeno una aggressione omofobica, vuoi che sia fisica, vuoi "solamente verbale".
Io ho lacrima piuttosto facile, ma questo libro fa male come dei calci in faccia. Fa male perché le vittime spesso, oltre all'aggressione, devono anche subire l'indifferenza di chi li circonda. Che sia il passante che non muove un dito o i professori fanno finta di non vedere, le vittime, spesso, sono sole. Talvolta anche derise dalle forze dell'ordine, o apertamente minacciate dall'aggressore una volta sporta denuncia. Abbandonate a se stesse in uno stato dove la parola gay è ancora un insulto, e il Giovanardi di turno può sparare un po' la cazzata che vuole, trincerandosi poi dietro la libertà d'opinione e di culto.( Per altro, è in calendario per oggi alla camera la discussione sulla "legge antiomofobia e transfobia". vediamo un po' come va...)
In chiusura di volume un'interessantissima disamina sul valore, e l'uso, delle parole intorno all'omosessualità. In sintesi: Maura Chiulli, Maledetti froci & maledette lesbiche, leggetelo.


Qui invece potete leggere l'intervento di Stefano Rototà " Il ritardo dell'Italia sui diritti dei gay"apparso sulla Repubblica del 17 luglio.
Belle parole

5 commenti:

Anonimo ha detto...

mamma mia scilipoti, un concentrato di cazzate liofilizzate in cinque minuti... perchè lo lasciano parlare? perchè la telecamera riprendeva? perchè alcuni stavano applaudendo? sembra la trasposizione reale di Idiocracy...

Barbara ha detto...

cioè, per dire, a Roma le associazioni LGBT stanno litigando sul fatto se ci siano o meno state delle aggressioni sulla gay street... non so se rendo l'idea...

Marta ha detto...

ho letto! ci sarebbe da riderci su, se l'argomento in questione non fosse un'aggressione... ma son sempre così?

Barbara ha detto...

Allora, la dimensione del problema romano è colossale... non sono solo le associazioni LGBT, non sono solo le associazioni, c'è una cultura microdiffusa OVUNQUE che valorizza l'utilizzo arbitrario del potere come valore supremo, che prevale su qualsiasi altro valore... chiaramente a scapito della collettività e del bene comune. Se fai gli interessi di tutti, se rispetti le persone, se non lecchi il culo ai potenti oppure non imponi il tuo potere quando sei nella posizione di farlo, sei un coglione.

Il motivo per cui stanno litigando le associazioni è lo stesso per cui litigano colleghi di lavoro, dirigenti della stessa organizzazione, chiunque si suppone debba collaborare: "io sono l'unico che sa le cose, come ti sei permesso di scavalcare la mia autorità". I fatti non contano, l'autorevolezza non esiste distintamente dall'autorità, conta solo il potere delle persone che sono in una posiziine dominante per descrivere / definire la realtà. Conta l'Ipse Dixit. L'immagine simbolo è un boss mafioso con schiere di sicari al suo servizio che ti fa vedere un foglio bianco e dice sicuro di sé "questo foglio è nero". Della serie, la realtà oggettiva non esiste, esiste il potere di definirla univocamente e questo potere ce l'ho io, per cui tu sei dannato / sfigato / nelle mie mani. (Ho detto boss mafioso ma la mafia è molto meglio del vaticano perché non opera sulle coscienze, e infatti quel poco che conosco del Sud è cento volte meglio di Roma).

Le persone crescendo subiscono tutto ciò in attesa di diventare potenti per qualcosa (foss'anche dirigere il traffico) e quando pensano di esserlo diventati, guerra aperta contro chi cerca di indebolire questa posizione. È una cosa ovvia dopo un po' che ci vivi, si vede anche dagli impiegati pubblici che per fare una cosa te la presentano "come favore, perché loro sono buoni".

Ora, è inutile che torni sulla struttura dittatoriale della CCAR, sull'insistenza sul creaturismo (la persona che prevale sulle idee), e sul dogma delle buone opere (definite indovina da chi...)... per farti un esempio (ma potrei fartene infiniti), ci sono sfasce di preti che frequentano gli ambienti gay romani, che si mischiano ai laici, e sono tranquillamente accettati. Puoi fare tutto, basta che non sei aperto, che rimani ipocrita. Negli ambienti di lavoro è praticamente impossibile essere out, a meno di non lavorare nell'alta moda o in settori elitari.

Io per sfuggire all'ipocrisia devo circondarmi di artisti squattrinati, musicisti indipendenti e altri vari "outsiders". Gli LGBT attivisti che conosco, o quelli che frequentano ambienti principalmente gay, non li ritengo affatto outsiders. Sono "furbi" e ipocriti come gli altri, non hanno mai sputtanato uno soltanto dei numerosi personaggi pubblici servi del vaticano di giorno e froci di notte. I pochi LGBT "normali" che conosco odiano gli ambienty gay e frequentano principalmente etero o persone con interessi simili (tipo architettura). Inorridiscono al pensiero che per militare, essere attivisti, bisogna frequentare quella gente lì.

C'è una cultura di merda, punto.

Marta ha detto...

Ouch.
Forse per motivi di studio mi dovró trasferire a roma ( ibidem silvia) ho timore