sabato 31 ottobre 2009

When night is falling

La recensione del week end questa settimana non poteva essere dedicata ad altro: When Night is Falling, uscito nel 1995, ci era sfuggito per anni, ma dietro caldo consiglio è stato finalmente visionato ed inserito nella lista, almeno la mia, di film a tema preferiti.
I motivi sono svariati. Il lieto fine è sicuramente il primo. Ci serviva, in fondo, un po' di respiro. Qualche risata qua e là anche, serviva. L'attrice che interpreta Petra, che dire..grazie! Bella la scena di sesso alternata all'esibizione sincronizzata delle trapeziste. Ricorda un po' la metafora dei pattinatori sul ghiaccio in Casomai. E poi non poteva non piacermi un film in cui un'aspirante cappellana di un istituto cattolico si converte alla nostra parrocchia.
Non so se lo rivedrò, ma almeno una volta, voi, fatelo.

venerdì 30 ottobre 2009

Bigmouth strikes again


Get well, mister Morrissey

Questo post sarà una raccolta di vari articoli a tema lgbt apparsi su varie (più che altro bruttine) riviste questa settimana.

City

Iniziamo: Come bene sapete, questa è le settimana del caso Marrazzo. Ovvio che su un piatto così succulento ci si gettan tutti, forchette alla mano. City non si esime. Lunedì chiede ai suoi lettori un'opinione in merito. I lettori di City (con mia grande sorpresa, devo ammettere) danno tutti risposte sensate, eccezion fatta per il solito burlone che incolpa i gay di voler sempre più diritti e quindi corrompere moralmente questo paese.
Nella giornata di mercoledì, invece. City ci delizia con un trafiletto: Infedeltà, una coppia su due. Il 7% dei tradimenti gay. Cito testualmente: vanno di moda i tradimenti con gente dello stesso sesso o transessuali. Che io, poi, sono la prima, a farsi influenzare da mode stupide come: comprate jeans strettissimi in taglie minuscole! Si, compriamoli! Ma se Balmain domani decretasse basta jeans strettissimi! Ora...ora va di moda mangiare il fegato con le cipolle. Su su, op op, tutte dal macellaio! Non abboccherei. Mi fa schifo, il fegato con le cipolle. Uomini etero, ma non dovreste scappare a gambe levate dal sesso gay? E chi la decreterà mai, sta moda? Revival anni 80 spalle squadrate: il colpevole è chiaro. Ma tradire la tua povera moglie con un altro uomo? La tv? Lo stress? Donne troppo sessualmente disinibite? Uomini & donne? Il clero? La tua mamma che non ti voleva abbastanza bene (o te ne voleva troppo), e il tuo papà sempre assente?

Glamour

Glamour è una bella rivista, io continuo a sostenerlo. Peccato che quando si occupa di sessualità, diviene più utile come fondo della gabbietta di Torquato. Questo mese: siamo donne, amiamo i trans (bravo glamour, davvero un occhio attento sulle ultime tendenze.) Con le solite testimonianze che ti lasciano un po' il dubbio siano inventate di sana pianta, per quanto sono bene bene in linea con l'articolo. I breve: donna che amava gli uomini ma ora ama un trans (perché sa capirla come nessun uomo e nessuna donna, non c'è ne l'invidia femminile ne la competizione ne i ruoli precostituiti, bla bla ); chiude la sua intervista con:ora stiamo insieme da qualche mese, senza la pesantezza simbiotica di alcune coppie lesbo che conosco. Siamo entrambe libere, indipendenti ma fedeli. Questo a quanto pare è un'opinione bella sedimentata. Pare che le lesbiche non abbiano relazioni, ma vivano come il paguro e la sua casetta sempre in due, finchè mentalmente e fisicamente non si saranno esaurite. Al che, troveranno un altro corpo ospite da asfissiare. Davvero? Perchè intorno a me vedo coppie (ci metto anche la mia, di relazione, in questa statistica), che affrontano al situzione in maniera molto meno patologica. E' ovvio che se ho del tempo libero voglio passarlo con Silvia, altrimenti non vedo nemmeno la ragione di starci insieme. Poi, so benissimo che lei non vede di buon occhio il fatto che stia per tatuarmi di nuovo, ma pensate un po, lo farò comunque! Quanto sono indipendente, eh?

A

Intervista doppia a Carolina Crescentini e Filippo Nigro. Attualità varia, immancabile domanda a tema gay: adozioni. Filippo Nigro dixit: per me è più complicato. In parte sono favorevole. Ma penso al disagio che proverebbe quel bambino a scuola, sentendosi diverso perchè non ha una mamma e un papà come tutti gli altri.Nemmeno io ero una bambina con un papà come tutti gli altri. Mentre i papà degli altri bambini quando venivano a scuola facevano almeno lo sforzo di vestirsi bene, mio padre non è mai andato oltre il "se è pulito, va bene tutto" , quindi righe con quadretti, mai una cravatta, inprobabile giacca a quadri rossi anni 70. Aggiungeteci che: mio padre ha (aveva ) i capelli lunghi, i baffi da messicano, e per qualche strana ragione della genetica, gli occhi a mandorla, e una certa predilezione per i canti anarchici da sentire a tutto volume nell'abitacolo, mentre aspettava che io uscissi. Mi hanno presa i giro? Si. Sono sopravvisuta? Altrettanto. Hanno preso in giro anche il bambino con gli occhiali, quello con le orecchie a sventola, quello non tanto sveglio e anche i secchioni. Sono sopravvisuti? Tutti. Insomma, se deve essere un'argomentazione, è un po' deboluccia.

Hic est quantum: settimana un po' fiacca, gossip su Marrazzo e il trans del grande fratello a parte

giovedì 29 ottobre 2009

Non molto lontano da qui


Domani ore 18.00 Carmen Consoli sarà alla Fnac di Milano a presentare il suo nuovo album, Elettra, in uscita guardacaso proprio il 30 di Ottobre.
A me piace molto, Carmen Consoli. L'ho vista anche due volte in concerto, dal momento che non mi spaventa l'idea di andare da sola. Un uccellino mi ha detto che, forse, ci sarà un altro concerto, per me, non troppo in là. Ad ogni modo, spiegare il perchè mi piaccia non è immediato. Per i primi (cinque?) anni della sua carriera non la sopportavo proprio, tanto da cambiare canale quando la trovavo in tv. Poi però, un giorno, ho iniziato a prestare attenzione ai testi delle sue canzoni e pian piano ho cambiato parere, fino ad innamorarmene (musicalmente e linguisticamente parlando).
Ma queste sono cose personali.
So che la cantantessa riscuote anche molto consenso tra il pubblico lesbico (il primo concerto, a Cagliari, sembrava un Pride in dimensioni ridotte; al secondo, a Milano, diverse ragazze le hanno dichiarato il loro amore ed una di loro l'ha anche chiesta in sposa). Mi chiedo se sia perchè è una bella (oggettivamente bella) ragazza o perchè è una figura femminile forte (ed indipendente), se perchè si sa ben poco della sua vita privata (e il silenzio favorisce sempre il pettegolezzo) o perchè i suoi testi si pieghino facilmente ad una lettura ambigua.
O, forse, è rimasto particolarmente impresso quel video di Fiori d'arancio.

Ad ogni modo, mie care lettrici lesbiche, io ve lo segnalo. Si sa mai che ci si veda lì.

mercoledì 28 ottobre 2009

Se il femminismo si reinventa oggi


Una serata afosa di qualche mese fa, con degli amici davanti ad un gelato si parlava di film porno. Nello specifico ricordo di aver tenuto io banco sciorinando un’accurata conoscenza dell’argomento e proponendo una dettagliata classificazione tra porno per uomini etero, porno per uomini gay, categorie onnipresenti fino ai pop up che si aprono rumorosamente mentre tuo padre accanto a te maneggia la stampante, e i latitanti porno per donne, sia etero che gay. Discutevamo della totale apatia e anzi a volte senso di nausea che una donna mediamente prova davanti ad un porno tradizionale, confezionato per una sessualità prettamente maschile, per una serie di motivi: umiliazione della donna funzionale all’eccitazione dell’uomo, palese ignoranza del regista riguardo all’anatomia femminile, pura fantascienza nelle scene di sesso fra donne. Barbara ci aveva parlato del finanziamento statale di porno femministi in Svezia, ma non ero riuscita a trovare niente per arricchire la mia lezione estiva agli amici.
A fornirmi nuovi argomenti per il prossimo gelato insieme pensa un articolo sul numero di Vanity Fair appena scaduto: Il porno delle donne. Si parla di un sito internet milanese, thenakedarmy.net, il primo in europa nato sulla scia di un movimento statunitense per il rovesciamento dell’erotismo e della pornografia da un punto di vista femminile. Un sito in cui gli attori non sono superdotati, le attrici hanno un corpo più morbido e imperfetto delle Barbie siliconate aduse al mestiere, le posizioni sono più credibili. La missione della giovanissima fondatrice e di chi l’ha preceduta è quella di educare prima di tutto gli uomini, che indottrinati fin da ragazzini dai porno di Siffredi e compagnia non imparano mai a fare l’amore. Ma nel panorama del porno femminismo si trovano siti di indie porn che degli uomini fanno spesso e volentieri a meno. La canadese Jezebelle, una promettente carriera da porno attrice stroncata sul nascere a causa dei troppi tatuaggi dichiara: “finora il porno si è basato su ciò che l’uomo sogna di veder fare ad una donna. La novità è che adesso abbiamo iniziato noi a dire cosa ci piace fare, con o senza maschi intorno”. O di Nofauxxx.com, che si prefigge l’obbiettivo di abbattere i pregiudizi sessuali con un porno politico davanti al quale l’utente si trova eccitato da soggetti e situazioni che non avrebbe mai considerato.
I siti sono agli esordi, contano spesso solo pochi servizi fotografici e cercano collaboratrici per crescere, ma il lesbian porn per soli uomini sta perdendo il suo monopolio. Sarà felice mio padre, al prossimo ricambio di cartucce per la stampante.

martedì 27 ottobre 2009

Gay Community News


Viaggiare Ryanair significa una cosa sola: bagaglio a mano massimo 10 kg. E i libri pesano, per cui bisogna portarsene pochi. Durante il viaggio in Irlanda avevevo a farmi compagnia solo il libro per l'incombente relazione di filosofia della logica, e per quanto sia un libro interessante, non è proprio quello che vuoi leggere dopo ore e ore passate a camminare.
Quindi abbiamo iniziato ad afferrare familiche qualsiasi cosa che fosse scritta e gratuita, e in quel del Irish Film Istituite le mie gelide manine si sono posate su GCN.
Digressione : quand'eravamo a Dublino, La Vero e consorte ci hanno portato a mangiare un hamburger. Vegetariano. Il ristorante non era vegetariano di suo, anzi, sull'insegna capeggiava una bella mucca, e gli hambuger erano orgogliosamente fatti 100% pure irish beef. Nonostante questo, nel menù figuravano due (ben due!!) opzioni di panino senza carne. Per questo amo tanto andare all'estero: non importa quanto minoritaria possa essere la tua minoranza, il tuo spaziettino, il tuo giardinetto esiste sempre.
E i gay irlandesi nel loro giardinetto hanno gratuitamente GCN. Non ho mai comprato una rivista gay italiana quindi non so bene quale sia lo standard e non so fare confronti, ma GCN mi è piaciuta molto. Primo, è gratis, e si trova ovunque: dall'Irish Film Istitute alla cafetteria del nostro ostello, a fianco alle guide di Dublino capeggiava sempre anche lei. Secondo, gli argomenti sono vari: si spazia dai consigli di moda, alle recensioni di ristoranti, alla riflessione sul bullismo omofobico nelle scuole, quindi non si scade mai nel meramente frivolo.Terzo, il tono: per non essendo greve, non è nemmeno ridicolo, e anche la rubrica delle lettere (fantascienza, eh: i asked my girlfriend to marry me and she revealed that she has been unfaithful) non ha quella fastidiosa aura di saccenza che si trova spesso in certe riviste italiane (Mina, qualcuno? )
Insomma: a trovare il suo corrispettivo italiano, io me la comprerei. Ma! C'è un ma, ovviamente: L'Irlanda è al terzo posto nella famosa classifica sulla libertà di stampa. Noi al 49° ,e siamo pure scesi. In Irlanda la percetuale di cattolici ammonta al 91%. Da noi, si sale a 95% . Probabilmente quel 4% in più se ne sta placidamente seduto in parlamento e forse, forse eh, contribuisce alla nostra infelice posizione nella famosa classifica sulla libertà di stampa.

lunedì 26 ottobre 2009

Fannies! It's full of fannies!



Capisco che la via dell'accettazione sia lunga e tortuosa, e alle volte serva fare un passo alla volta, ma c'è una cosa che ultimamente mi sta irritando davvero tanto. Ed è, la riduzione dell'omosessualità (soprattutto quella femminile) ad una questione di testa. Probabilmente parlare di sesso con chi pensa che i gay siano animali pronti a saltare addosso a qualsiasi cosa si muova, adusi ad orge, scambismo e aids non è la scelta più intelligente, ma saltare da un opposto all'altro mi sembra ridicolo.
Quando sento affermazioni del tipo “non è una storia omossessuale, il film parla dell'amore”, oppure “sono innamorata della persona, non del suo sesso” c'è qualcosa che stride. Perchè se non si voleva parlare anche di gay e di tematiche omossessuali, semplicemente si sarebbe scelto un altro intreccio, e perchè chi si innamora della persona è bisessuale, questo vuol dire non prestare attenzione al sesso. La carta “innamorata della persona” non vale quando ci si innamora solo di donne (o di uomini), e non è una questione di non volere etichette, è chiamare le cose col proprio nome.
Insomma, qual'è il problema di dirsi, semplicemente, gay? (o lesbica, che dir si voglia, ma non è una parola che mi piace particolarmente, questione di suono)
Ed essere gay non è solo una questione di testa, ma anche di corpo e di sesso.
Suvvia, mettiamo da parte falsi moralismi e false pudicizie. Quando sono in una discoteca ed una ragazza mi sfiora la vita non è perchè sono una bella persona. Il sesso è parte integrante dell'essere gay, e ne è una parte incredibilmente bella.
Per questo ho amato particolarmente i coming out di Emily (Skins, stagione 3) che, in linea con la sfacciatagine dello show (altrove un po' esagerato), se ne viene fuori con un:

I want to have sex with girls. Yeah, I like girls. I like sex with girls. I like their rosy lips, their hard nipples, bums, soft thighs. I like tits and fanny, you know?

Perchè, come giustamente è stato detto in una puntata de I viaggi di Nina,

Basta con questa storia della testa, quando sei a letto con una donna sei a letto con una donna.

sabato 24 ottobre 2009

Non c'è due senza tre


SPOILER (pochi, ma pur sempre spoiler)
Dunque, Viola di Mare.
A me non piacciono i film tragici, soprattutto se sono a tema. Quando ho visto Brokeback mountain sono uscita dalla sala sbuffando, e per me la questione era finita lì.
Ma: c'è un ma.
E' vero che Viola di Mare è un film tragico, ma è una tragedia che riguarda soprattutto il contesto. La storia lesbica non scompare del tutto ma perde un po' i colori, rispetto al contesto, e questo, per me, è qualcosa di fondamentalmente diverso rispetto a Brokeback mountain, perchè è un contesto che in qualche modo io riesco a capire. Non so se la scelta del 1800 sia stata dovuta solo al romanzo di base, o se sia stato una sorta di giochino manzoniano (o, ancora, se si volesse in qualche modo "tornare alle origini"), ma secondo me è una scelta che in un certo modo salva il film e allo stesso tempo lo rovina.
Lo salva, perchè altresì non riuscirei a scusargli il costante alone di tragedia.
Lo rovina perchè, a mio parere, in qualche modo lo priva della possibilità di essere "utile" (nonostante i vari commenti che ho letto su internet e non, io non credo che questo film possa considerarsi un "manifesto delle lesbiche italiane", proprio perchè quel contesto così presente, ormai, non è più attuale).
Rimane comunque un film che presenta diversi problemi, derivati soprattutto dalla gestione della storia e del tempo, da scelte di regia opinabili (l'utilizzo di una camera a mano, i frequenti flashfoward) e dal montaggio, ma che sa regalare alcune scene particolarmente azzeccate (il dialogo fra la madre di Angela e il parroco, il concepimento e, diciamolo, le scene di sesso).
Alla Solarino, pur molto brava, io ho preferito la Ragonese, più naturale già nell'accento e molto convincente nella resa del personaggio. Mi sono piaciuti, poi, i personaggi minori, dalla Cucinotta che ha saputo mettersi sullo sfondo, alla Volodi che mi colpisce sempre in modo particolare, e così anche gli uomini.
In sostanza, un film che vale la pena di vedere, mettendosi l'anima in pace però sapendo che sarà una cosa a metà fra Brokeback mountain, Boys don't cry e Sonetàula (o, se più vi piace, Baarìa).

venerdì 23 ottobre 2009

Poiana! Poiana! Poiana!



Tanti anni fa, quando ne avevo 19, per circa sei mesi ho fatto il dams, indirizzo cinematografia. A me piace, il cinema. Probabilmente non abbastanza da farne una scelta di vita e da affermare si, wow, obbiettivo Burma è davvero un bel film! Ma sicuramente abbastanza da vedere Viola di Mare sbuffando, invocando il sonno, mettendomi a ridere quando non dovrei, scranocchiando rumorosamente i miei jumbo pop corn (veri protagonisti della serata, seguirà foto.)
Grazie alla fedeltà dimostrata al supermercato sotto casa la visione ci è costata due euro, perchè altrimenti mi serebbe venuta una bella crisi pensando ai 6 euro (sei euro, sei euro, capite??) spesi per vedere quello che è, alla fine fine, sindrome della poiana all'ennesima potenza.
Facciamola breve: perchè si, e perchè no.

Perchè si

Le scene di sesso fra donne, per una volta tanto, non sono ridicole.
I paesaggi sono splendidi
Le attrici, nonostante la regia, sono molto brave
E' brutto, ma almeno dura poco.
Valeria Solarino con i capelli corti è davvero bellissima
Se siete single e volete rimorchiare, questa può essere una bella occasione
Per una volta tanto si parla di omosessualità femminile. Ma siamo sicuri che questi, siano i termini in cui se ne deve parlare?


Perchè no

La regia! La regia! Mio dio, la regia! La regia non è brutta: di più.
L'alto tasso di tragedia: ha ragione the frog, un po me lo devevo aspettare. Questo venticello di neo realismo che da un po' spira sul cinema non porta mai commedie. Ma tutta, tutta questa tragedia! Medea in confronto è allegra.
L'enfasi: l'Enfasi. L'eeeeeeeenfasiiiiiiiiiii.
Le musiche messe a caso: va bene, abbiamo capito che Gianna Nannini vi ha dato le sue canzoni. Gianna Nannini, film sulle lesbiche, film per lesbiche, si si, è tutto chiaro. Ma era necesessario metterle a caso, come se per sbaglio vi si fosse acceso l'ipod in fase di montaggio?
La storia: mi spiace, ma per me il tasso di inverosimiglianza è davvero troppo alto.

Il tutto ha un'attenuante, però: è tratto da un libro. Generalmente i film tratti dai libri non sono mai un granchè (c'è da temere,difatti, per where the wild things are). Se la bibilioteca se ne compra una copia, lo leggerò per fare un raffronto.
Insomma: sarò cinica, saccente, poco inclina al romanticismo svenevole, ma per me è un NO.
Raus poiana, raus!

Pop corn Jumbo, i veri protagonisti della serata:

giovedì 22 ottobre 2009

Punti di vista


Io non sono stata in Irlanda. Non ho visto il suo cielo la scorsa settimana, ma il soffitto della mia stanza e lo schermo di un cinema. Nel soffitto, una chiazza di pioggia dell'inverno passato. Nello schermo, Viola di Mare.
Ho sentito pareri discordanti su questo film. Bellissimo per me, una cagada 'e film per la capofila di una carovana di lesbiche nella mia stessa sala. Non so dirvi dove stia la verità. Ma io sono proprio sicura che sia bellissimo. Lo so perchè a distanza di due giorni ancora ci penso. Perché dopo il cinema, prima di addormentarmi, ho risentito i dialoghi nella mia testa. Perché sono rientrata a casa fischiettando Sogno. Perché se ripenso allo sguardo fiero di Angela nel finale mi tornano i brividi. Lo so perchè il mio cervello mi ha sempre difeso dai brutti film ruba biglietto resettando anche la trama. E stavolta non l'ha fatto.
Viola di Mare è un pesce ermafrodita che nasce femmina, ma per necessità ad un certo punto della vita si trasforma in maschio. I siciliani anticamente lo chiamavano Minchia di Re, e questo è il nome che Giacomo Pilati ha scelto per il suo romanzo, nel 2004. Il primo nome invece, più romantico, è il titolo della versione cinematografica.
La principale critica al film che ho sentito finora è che la storia non sia realistica. Ma la fantasia degli autori si è concentrata soltanto sul contorno. Quello che colpisce più del bello mentre si guarda il film è sapere che quasi 150 anni fa nell'isola di Favignana in Sicilia visse una certa Pina, possidente di un palazzotto ottocentesco ancora in piedi, che fece cambiare il proprio nome all'anagrafe in Pino, divenne il potente curatolo di una cava di tufo, sposò una donna e mise a tacere col potere della sua posizione tutto il paese. Paese che ancora oggi non racconta niente di più sulla vita di questa donna omosessuale nata fimmina nel 1868 e morta masculo 100 anni esatti dopo.
La forza del film è già in questo, nella consapevolezza in chi guarda che sia successo nella realtà. Finanziare un progetto simile nell'Italia di oggi come ha fatto tra le altre la Cucinotta è stato un gesto coraggioso, perché il messaggio è uno di quelli belli potenti e non deve diffondersi troppo. L'amore tra due donne ha sconfitto legge e morale già nell'ottocento in un paesino siciliano, riuscendo a strappare persino un matrimonio in chiesa con una mascherata che salvava giusto la facciata. E noi più di un secolo dopo, ancora ci azzuffiamo nei salotti della televisione mentre il pubblico a casa decide se sia o meno opportuno concedercelo. Il coraggio di investire dei soldi in un film che racconta questo è dimostrato dal fatto che nella mia città, che conta 3 multisala e vari cinema d'essai, nella prima settimana dall'uscita, Viola di Mare è proiettato in un'unica sala e in un unico orario al giorno.
Il contorno, sceneggiato da una squadra di donne assieme all'autore del romanzo e diretto da Donatella Maiorca, dà alla storia la bellezza che merita. Sara e Angela (Pina), i paesaggi, le musiche di Gianna, tutto questo vi porterà dentro il film e vi ci terrà per giorni. E vi farà sopportare i salti mortali da una scena all'altra con cui la regista ha provato a far stare un romanzo in 110 minuti.

mercoledì 21 ottobre 2009

Irlanda a/r



Non voleva essere un viaggio gay, assolutamente. Si voleva passare qualche giorno fuori, cambiare aria dopo gli esami. Si era scelta l'Irlanda per ragioni strettamente personali, per ricordi e promesse. Eppure. Forse curando un blog come questo si fa più caso alle piccole cose che accadono intorno. Oppure, forse, le cose in questione ci rimanevano semplicemente attaccate addosso.
Così, le abbiamo collezionate.
#1. Dal City di Milano del 15 ottobre (nostra lettura sull'autobus verso l'aeroporto). Stefano Gabbana: "Voglio un figlio e lo avrò in Italia. Non voglio andare all'estero - ha detto lo stilista ieri sera durante la trasmissione Victor Victoria-. Molti gay lo fanno anche qui in Italia, ma non se ne parla".
Probabilmente avendo i tuoi soldi, caro Stefano, le difficoltà nemmeno si vedono.
#2. A Galway (costa occidentale) non si vede un gay per strada. Nemmeno a prestarci attenzione. D'altro canto, però, non si vedono nemmeno manifestazioni d'affetto tra coppie etero. Sarà una questione di pudore.
#3. Gli adolescenti irlandesi fanno un po' paura, e un po' anche noi evitiamo di starci troppo addosso.
#4. Perse in una passeggiata, ci imbattiamo in un pub con una bandiera arcobaleno. Dopo aver vinto le ritrosie del buttafuori (che molto cordialmente ci chiede se siamo nel posto giusto), ci prendiamo una birra (incredibilmente economica) in un delizioso pub vecchio stile irlandese con poche dragqueen, pochissime checche (non vuole essere offensivo), un simpatico vecchietto che beve un tè caldo col latte.
#5. Dublino è più amichevole, e riprendiamo a camminare mano nella mano. #6. Mentre Etwas beve un caffè da Starbucks, a quanto pare una tappa obbligata dei nostri viaggi fuori Italia, io leggo un po' l'Irish times, e ci trovo un articolo sul coming out degli insegnanti gay.
#7. Mentre aspettiamo che LaVero ed E. ci portino a mangiare il più buono hamburger vegetariano che abbiamo mai assaggiato, Etwas raccoglie una rivista gratuita all'Ifi (Irish film istitute) dal titolo GCN, che si rivela stare per Gay Comunity News. Oltre ad essere interessante di suo (Etwas ci farà un post a breve, quindi non anticipo niente), GCN ha anche un retro di copertina di Madonna che è finito dritto dritto sulla parete di camera mia.
#8. Nella via dove abbiamo l'ostello si trovano due dei locali gay più famosi di Dublino, e ci si va.
#9. I gay sono uguali in tutto il mondo, quando mettono Poker Face (puh puh) la pista si riempie.
#10. In compenso, non tutte le discoteche gay del mondo sono uguali. Al The George, le drag queen fanno il bingo!
#11. Il lunedì, esasperate dal non aver niente da leggere, ci compriamo LaRepubblica. Ovviamente troviamo solo quella del giorno prima, ma in compenso ci regala un lungo articolo sul trentennale di Lady Oscar, con qualche intelligente riflessione sulla questione del gender.

E questo è quanto. Gay a parte, l'Irlanda è bellissima e vi consiglio di andarci, se non l'avete mai fatto. Già i paesaggi si valgono il viaggio (a me che vengo dalla Sardegna, tutto quel verde dava un po' alla testa), ma poi ci sono anche quella deliziosa archittettura, le zuppe del giorno a 3 euro, le raccolte incredibilmente differenziate (vetro verde / vetro marrone / vetro pulito), le patatine all'aceto, il fish and chips. Dublino, poi, è davvero bella.
L'unica cosa che non mi ha convinto è la birra (Smithwick's a parte), per quello la Germania mi ha proprio rubato il cuore.

giovedì 15 ottobre 2009

It's time to get away


Come da foto, nemmeno questa volta sarà una desert hollyday.
Mai giorni furono più adatti per prendere, e andarsene via per un po'. Siccome Geco non viene e non sarebbe bello lasciare a lei la gestione di tutta la baracca, questo blog fino a martedì non verrà aggiornato.
Insomma, noi si va in Irlanda.
E per questo, grazie Silvia. Sei davvero la fidanzata più migliore (e con questa frase melensa che mai più si ripeterà, tanti saluti)

mercoledì 14 ottobre 2009

Omofobia sotto pelle


Fonte, Il Giornale, 12 ottobre 2009.
Nella foto, Renato Farina, autore dell'articolo “Tutela i gay ma è bella quindi si può fischiare: ecco la «Carfagnofobia»”, che nella versione online era a firma Mara Carfagna. Giusto per capire con chi abbiamo a che fare.
Breve premessa: questo post è stato scritto ieri, ma abbiamo preferito rinviare la sua pubblicazione per dare spazio alle reazioni a caldo dopo le belle notizie di ieri.

Incuriosita dal link lasciato tra i commenti da Barbara, questa mattina ho preso coraggio e ho letto l'articolo de Il Giornale sulla manifestazione Uguali di Roma. Mi aspettavo di provare un senso di rabbia e indignazione. Invece è da ore che ogni volta che apro la pagina e leggo Carfagnofobia, lobby omosex che vuole cancellare i generi e messaggi cordiali al movimento transgender, devo soffocare una sonora risata. Non so come evitare questa imbarazzante reazione, ma devo perché l'articolo, superato il senso del ridicolo, è di una gravità e di un'indecenza inaudita. Perchè Renato Farina, scribacchino da salotto televisivo, in questo pezzo ha superato se stesso. Con locuzioni gergali ad effetto (effetto che varia a seconda del lettore, ovviamente) come arcifischi, urla e urletti, dire fare e baciare, ha cercato di sopperire alla pochezza dei contenuti e ad un generale tenore da tema scolastico della forma. Ma più di ogni altra cosa, questo signore ci offende. Un articolo come il suo, letto nel giorno in cui il Parlamento stronca sul nascere, dopo mesi di chiacchiere a favore, la legge per l'aggravamento della pena ad aggressori mossi da omofobia, non è solo carta straccia, è l'ulteriore beffa dopo il danno.
La tesi centrale, come suggerisce il titolo, non è originale, ma ha francamente un po' rotto le palle: gli omosessuali, e nello specifico le donne omosessuali, trattandosi di un ministro donna, non riconoscono la Carfagna come interlocutrice rispettabile perché bella e in quanto bella troppo diversa dalle lesbiche. Per questo motivo al momento della lettura del messaggio con il quale la ministra cordialmente si sollevava dalla partecipazione al corteo, le invidiose camioniste sotto il palco hanno fischiato una donna alla quale piace essere tale e ne rivendica la bellezza esistenziale.
Farina sviluppa poi il suo freschissimo pensiero citando la solita potente lobby gay che ha adepti anche fuori da chi ha tendenze di questo genere che quest'anno ha in scaletta una nuova missione: abolire i generi maschile e femminile nei quali non si riconosce, mettendo fuori legge chiunque si esprime secondo le idee della tradizione con la legge voluta dalla Concia, che renderebbe i gay non uguali ma più uguali. L'analisi approfondita di cotanto opinionista si chiude con la trascrizione di un pezzo della legge, seguita da una preoccupante preoccupazione: vale anche l’aggravante per chi ha orientamento di tipo pedofilo?. Di che vi stupite, poteva mancare la comparazione tra omosessualità e pedofilia alla fiera delle banalità? Chiaramente no e pertanto che si insinui pure nella gente l'idea che se il Parlamento non fosse intervenuto giusto in tempo, un pedofilo aggredito avrebbe beneficiato della legge in virtù del suo diverso orientamento sessuale.

Queste argomentazioni sono state riprese ieri sera dal leghista Castelli ospite a Exit per la puntata sulla bocciatura della legge. La controparte rappresentata da uno Scalfarotto poco lucido per la rabbia e un Franceschini finalmente preoccupato dal problema Binetti, non è purtroppo riuscita a ribattere adeguatamente.
La sensazione che tutto sommato non fosse giusto creare delle riserve indiane, per dirla alla maniera del ministro verdano, per una categoria che chiede l'uguaglianza, è andata ancora più a fondo sotto la pelle degli italiani.

martedì 13 ottobre 2009

Non lo sapevate? Sapevatelo!


Fonte: Radiopopolare

Uno: già affossata alla camera la legge antiomofobia.Ma bravi!
Due: la Gelmini dichiara "religione dall'anno prossimo materia con voto. Fa media"

No Comment (sarebbero solo imprecazioni)

No, in realtà un commento l'avrei: mavaffanculo. A te, Mariastella e alla tua maggioranza con il vostro bel cattolicesimo sempre in mostra, non guadagnerai ne stellette ne punti paradiso per la vostra tanto agognata vita eterna con questo tuo bieco servilismo per chi risiede oltre Tevere.
E voi, voi deputati del pd: avete la segatura in testa. LA SEGATURA. Mi spiace solo per Paola Concia, la cui intervista sto sentendo ora, praticamente in lacrime.

lunedì 12 ottobre 2009

Liberazione animale


Recensione del week end postdatata (grazie influenza, grazie) su un argomento, come da foto, non propriamente a tema.C'è voluto un esame universitario (non dato, ma grazie influenza) perchè leggessi liberazione animale. Nonostante i quattro anni di vegetarianesimo ben avviato.
Insomma, liberazione animale. Che poi, il titolo potrebbe anche indurvi a pensare che sia un phamphlet arrabbiato scritto da un hippy peloso che si diverte a liberare conigli dagli allevamenti. Invece, è un phamphlet lucidamente arrabbiato scritto da un professore di filosofia morale di Princeton. Avremmo potuto fare che so, boys don't cry, visto che il digitale terrestre si premura di mandarlo in onda almeno una volta alla settimana. Ma ampliamo la prospettiva, perchè (testuale) la liberazione animale è anche liberazione umana.
Non ho la pretesa, ne l'interesse a convincere nessuno con questo post. Non mi aspetto che gettiate alle ortiche tutte le bistecche che avete in freezer e vi dedichiate al congelamento dei broccoli (per quanto, un acro di terra coltivato a broccoli da 24 volte il ferro ottenibile da un acro impiegato per produrre carne di manzo). Ma,( testuale) un movimento di liberazione esige un' espansione dei nostri orizzonti morali. Così come quotidianamente cerchiamo di ampliare gli orizzonti morali della Binetti, leggendolo potreste scoprire quanto (tanto) abbia in comune la liberazione animale con la lotta per i nostri diritti.

domenica 11 ottobre 2009

Liberi tutti



Chiedo scusa per il buco nero del weekend, ogni tanto la vita vera si intromette di peso e si prende tutto il tuo tempo. Cerco di recuperare con un post che vuole valere sia per It's friday, I'm in love che per Le recensioni del weekend.
Avrei voluto parlare della manifestazione di ieri a Roma, ma non essendoci potuta andare per motivi logistici ed universitari, non avrei fatto altro che riportare informazioni di seconda mano, scovate su internet, per telefono, o peggio, in tv. Proprio la tv, però, che questa volta è anche riuscita a fare un servizio su una manifestazione del genere, mi ha dato l'imput per cambiare argomento, inquadrando, sul palco, Delia Vaccarello.
E' possibile che la conosciate come giornalista dell'Unità, o come autrice del blog 1,2,3 Liberi tutti (che è fra i nostri link, e che sarebbe bene seguire con costanza) e di libri (Gli svergognati: vite di gay, lesbiche e trans... storie di tutti, L'amore secondo noi: ragazzi e ragazze alla ricerca dell'identità, Quando si ama si deve partire), o come curatrice della collana di antologie Principesse Azzurre. Delia Vaccarello, però, fa di più. Oltre ad aver vinto per ben due volte il premio Jurnalist Award della Commissione Europea e collegato alla campagna For diversity against discrimination (la seconda volta con l'articolo Vivere da gay, morire da etero, incredibilmente toccante), svolge docenze presso le scuole di giornalismo di Bologna e Urbino riguardo il tema Media e orientamento sessuale, collabora col comune di Venezia nell'ambito degli interventi anti omofobia e per l'educazione alla cittadinanza nelle scuole e ha fatto parte della giuria del Queer Lion Award.
Poi io ho anche un debole per i ricci, ma quello è un problema mio.
Piuttosto, a proposito della manifestazione di Roma, voi ci siete andate? Raccontateci!

mercoledì 7 ottobre 2009

She got a tv eye on me, she got tv eye




Certo, abbiamo la stessa giacca!

Foto presa da Afterellen

Niente mi rilassa come i programmi tv beceri. Dopo una mattinata passata a studiare cose inutili che tanto dopo poco dimentico (vedi alla voce formalismo russo), nulla mi rilassa come la tv becera. Uomini & donne, divano, tazza di te e copertina: divento una persona molto più conciliante. L'interesse per il becero va oltre i confini patrii: con la scusa devo tenere allenato il mio inglese! ogni vaccata che il grande signore della tv becera ci manda in terra passa sotto le mie tenere manine. The Hills, the City, Real World... L'elenco è lungo.
Come non fremere di goia, dunque, alla notizia di The Real L Word?
Ma non basta: Marc Jacobs, uno stilista che fra le altre cose mi piace parecchio e che ha sempre sostenuto la causa (esempio uno, esempio due), pare essere in trattativa per un non meglio specificato reality show .
Quindi, ricapitoliamo: vere lesbiche di Los Angeles da una parte, e Marc Jacobs dall'altra.
Ce n'è abbastanza da finire fuori corso.

martedì 6 ottobre 2009

Over the rainbow, il sole dell'Isola


Quando quest'avventura è cominciata, ciò che mi muoveva era la curiosità, la fiammella della curiosità come ha poi detto qualcuna, di vedere un documentario che si annunciava bello ed importante. Ora che, dopo mesi, si è conclusa, posso dire che ne sarebbe valsa la pena anche se Marica e Daniela avessero scordato a Roma il DVD di Over The Rainbow.
Le nostre eroine atterrano a Cagliari in un'assolata mattina di un sabato, quello appena passato, autunnale solo sul calendario. Sono partite da Roma per presentare il documentario alla rassegna di Arc, l'associazione per i diritti LGBT della mia città. Ma anche ciò che ha preceduto la partenza è degno di nota.
Sono passati 7 mesi da quando chiesi a Daniela Bellisario, tramite Facebook, se lei e Marica, che già giravano l'Italia col documentario, avessero in previsione una presentazione in Sardegna. Per realizzarla serviva un'associazione disposta ad organizzare il tutto e né io né loro avevamo i contatti adatti. Sono 8 anni che i ragazzi di Arc lavorano per noi sul territorio. Sono stata ad alcune loro rassegne negli anni passati. Ma finché non ho digitato su Google “associazioni lgbt cagliari” per lo scopo, nonostante il desiderio di attivismo, non mi ero decisa a cercarli. Averli conosciuti e aver partecipato alla realizzazione del progetto, con una sintonia immediata che mi ha convinto ad associarmi, è il primo dei motivi per cui a prescindere dalla visione del film, in versione integrale rispetto a quella andata in onda su Rai3 quest'estate, ne sarebbe valsa la pena . Gli altri vanno ricercati nell'arco dell'intera giornata trascorsa con le protagoniste prima della proiezione.
Daniela e Marica si portano dietro da casa due zainetti, una reflex sempre presente come la Lucrezia di the frog e la normalità dei gesti di una coppia, a cui la mia città, non ancora abituata a vederli tra due donne, risponde sorprendentemente bene. Nessuno sguardo invadente. Nessuna reazione sgradevole. Non al bar dove io e Gigi dell'Arc le portiamo a fare la conoscenza delle pizzette sfoglia. Non al bed & breakfast dove la locandiera ci bacia e abbraccia in segno di benvenuto.
Sono belle insieme. Con la mia fidanzata e una coppia di amiche le portiamo a pranzo in un chiosco sulla spiaggia cittadina e sembrano felici come due bambine. Chiacchieriamo un po', ma fanno molte più domande loro a noi. Musica, rapporto coi genitori, reazioni dell'ambiente che frequentiamo. Vogliono capire se le loro battaglie siano servite almeno un po' alla nostra generazione. E la risposta è decisamente si e grazie davvero. Nel tragitto in auto che ci riporta in centro, Daniela mi racconta un po' la sua vita prima di conoscere la donna dalla quale vuole un figlio: matrimonio giovanissima con il suo futuro migliore amico, prime storie con delle donne, tradimenti e pentimenti che l'hanno portata alla maturità di un'aspirante madre. Fa delle grandi dichiarazioni d'amore mentre la destinataria è a un passo dal riposino pomeridiano sui sedili posteriori. Le lasciamo a rigenerarsi un po' prima dell'incontro con gli avventori della rassegna.
Il documentario senza tagli è ancora più bello. Per accorciarlo in funzione della seconda serata tv, erano state tolte le parti positive. Le cene a base di sushi con le amiche che più le sostengono, dopo lunghi confronti, nella decisione di avere un bambino. Il picnic con le famiglie arcobaleno a Copenaghen. Dopo l'applauso sui titoli di coda, ci tolgono alcune curiosità sul percorso intrapreso. I viaggi verso le cliniche dei paesi civili no, non sono ancora finiti. Dopo una decina di tentativi e la scoperta di un problema tiroideo che avrebbe, in caso, provocato un aborto entro il terzo mese, e dopo averlo curato, il prossimo passo è la fecondazione in vitro in Grecia. Le delusioni abbattono, ma non è tempo di mollare. I diritti non ci sono, e allora si tenta come si può di dare un segnale al giudice se mai dovesse capitare qualcosa a una delle due: testamento verso la compagna e in seguito verso il figlio non biologico. Entrare nello stesso stato di famiglia. Essere cointestatarie dello stesso conto corrente. Stipulare dei contratti in caso di separazione, benché l'idea non le sfiori nemmeno. Sono gesti simbolici che non hanno valore legale, ma un giudice illuminato dovrebbe tenerne conto. Certo rimane l'incubo che il figlio, alla morte della madre biologica e in caso di assenza di parenti stretti, sarebbe considerato non solo orfano, ma adottabile. Il fratello e la madre di Marica, che stanno dalla loro parte e rispetterebbero la continuità negli affetti tra il bambino e l'altra madre Daniela, sono l'unica e precaria garanzia. Si parla anche delle gioie (per Marica) e dei dolori (per Daniela) del calcetto. Del nipotino peloso della madre di Daniela, il dogo argentino Gamp, in omaggio a Forrest Gump.
Tanti presenti hanno potuto confrontarsi con questa loro esperienza da pioniere, rendersi conto delle difficoltà, ma anche dell'esistenza di una possibilità di avere una famiglia omogenitoriale, contro le leggi e non leggi ottuse italiane.
Non ci resta che aspettare la buona novella dalla Grecia di un nipotino non peloso per le signore Bellisario e Pierdicchi e per noi, che dopo averle conosciute ci sentiamo già degli zii acquisiti.

Post scriptum: so che leggono il blog e ne approfitto per salutarle. L'ho scoperto quando ad un certo punto Daniela ha chiesto a Gigi e me: “C'è un blog in cui scrive anche una ragazza di Cagliari..ha un nome in inglese..all the..non mi ricordo..lo conoscete?”

lunedì 5 ottobre 2009

Look at us / Look, that's us


City giornale gratuito milanese venerdì intitola: Gay più "veri" nei telefilm americani, sostenendo che "gli sceneggiatori danno un taglio ai vecchi stereotipi che caratterizzavano gli omosessuali in tv". E sono d'accordo. C'è qualcosa nei telefilm di oggi che introducono uno o più personaggi gay che è diverso e nuovo rispetto al passato, se si cerca di fare un discorso generale. La sensazione che si ha è che la "normalità" si stia in qualche modo sdoganando, e i personaggi si spoglino pian piano sia della macchietta alla Jack che della giustificazione alla Will, se vogliamo prendere ad esempio uno dei telefilm gay più famosi. Quel che mi pare più importante è soprattutto questo secondo passo, perchè è quello che porterebbe, nella vita di tutti i giorni, dal "io non ho niente contro i gay" al non esserci più bisogno dirlo, all'interiorizzazione. Non è facile, però, i passi vanno fatti tutti e questi anni sono quelli di transizione. In Italia siamo un po' indietro, siamo ancora ai diritti "personali", e non può che far bene un po' d'aria fresca d'oltreoceano. C'è da dire, però, che non si tratta di qualcosa di totalmente nuovo, qualche importante precedente, infatti, c'è stato. Penso a Six feet under (2001-2005), sia per David che per Edie, che ha dimostrato una maturità spesso ancora lontana anche nei telefilm più recenti. E a Grey's Anatomy, che l'articolo portava ad esempio, preferisco e vi consiglio Dirt (mio nuovo amore, già agli sgoccioli, sigh), questo davvero senza pregiudizi e senza falsi moralismi.

sabato 3 ottobre 2009

La ragazza che giocava con il fuoco


Per arrivarci dovete (necessariamente, per amor di trama ) leggere il primo capitolo della saga, uomini che odiano le donne. O il riassunto su wikipedia, fate voi. Il motivo per cui questo libro finisce fra le recensioni di altre opere "a tema"; è che Lisbeth Salander ha una storia con Miriam Wu. Ma questo è solo un dettaglio, è riduttivo.Diciamo che lesbiche, e i pregiudizi in merito a, occupano diverse pagine. Ancora riduttivo. La legge svedese considera reato affermare che l'omosessualità sia una malattia. Io prima di leggere Larsson questo non lo sapevo.
Io prima di leggere Larsson non mi ero mai sentita così triste, nel finire un libro.

giovedì 1 ottobre 2009

La pecora nera


Che ci faceva ieri Paola Concia, attivista lesbica per i diritti degli omosessuali e deputata del Partito Democratico, ad una tavola rotonda sull'omosessualità organizzata dall'associazione neofascista dichiarata Casa Pound? Rispondeva ad un invito, in buona fede. Si illudeva di poter instaurare un dialogo con dei giovani camerati che sbagliano, per il bene della causa dei diritti civili, in buona fede. Ma figliola cara, tu che ti definisci figlia dell'antifascismo, stai cercando di uccidere il tuo anziano genitore? Io capisco che quel democratico nel nome del tuo partito ti spinga ad un'estrema dimostrazione di apertura verso cani e porci. Ma come puoi pensare che aprirsi ai “fascisti del terzo millennio", che considerano Fini un traditore del “patrimonio ideale ed umano che il Fascismo italiano ha costruito con immenso sacrificio”, possa farci del bene? La lezione di Borghezio ai destri francesi non è stata esaustiva? La strategia di mostrarsi democratici per portare i propri beceri programmi nelle istituzioni, non ti fa scattare nessun campanello d'allarme?
Casa Pound scrive di sentirsi calunniata da chi non la vuole alle fiaccolate contro la violenza omofoba. Intanto distribuisce a Viterbo volantini contro la società multirazziale e i suoi militanti imbrattano i muri con minacce ad Ascanio Celestini, in tour per la campagna dell'Arci Il razzismo è una brutta storia.
Casa Pound sostiene di aver stilato un programma politico in cui promuove i diritti LGBT. Io quel programma l'ho letto e ho trovato solo punti come questi:
Depenalizzare il reato ideologico e d'opinione (proprio mentre la Concia chiede in Parlamento di istituire un'aggravante penale in caso la violenza derivi da un'ideologia o da un sentimento razzista o omofobo).
Blocco totale dell'immigrazione e abolizione dei CPT contestualmente al rimpatrio immediato.
Ripristino della leva obbligatoria per diciottenni maschi e femmine, non rinviabile oltre il diploma e da rinnovare fino ai 45 anni.
Abolizione delle limitazioni degli armamenti italiani, nucleare compreso.
Si parla anche del terribile nemico della patria, il conservante nei cibi. Ma di diritti delle coppie omosessuali nemmeno l'ombra.
Allora Paola, se i tuoi compagni di partito, che ben sappiamo quanto poco compagni siano oramai, ti chiedono se alla riunione ti sei portata “gli anfibi”, non scandalizzarti. Quello tocca a noi.